Omicidio Sarkisyan: le prime reazioni a Mosca

di Francesco Dall'Aglio*


Negli ambienti russi più accesamente nazionalisti, la morte di Arman Sarkisyan, noto anche come Gorlovsky, fondatore del battaglione di volontari armeni ArBat ucciso stamattina a Mosca in un attentato dinamitardo (foto, la lobby danneggiata dall'esplosione e i soccorsi all'esterno), non sembra aver causato troppo sconforto. Direi anzi, da quello che vedo, che non ne ha causato affatto: in linea di principio e con poche eccezioni l'atteggiamento pare essere quello di disinteresse se non addirittura di ostilità, con il canale vicino a Rusich che scrive, esplicitamente, che "la Patria non perde nulla dalla morte di un bandito" e che "gli elementi criminali non dovrebbero esistere in una società normale" (lo scrivono quelli di Rusich, eh...), chiudendo il tutto con un altro post dove si ricorda che il comandante sul campo di ArBat, Gasparyan, è stato condannato a sette anni per rapina a mano armata e rilasciato dopo la firma del contratto e accusando il gruppo di occuparsi più di faccende malavitose che di combattere al fronte.

I principali sospettati sono ovviamente i servizi ucraini, che però non hanno rivendicato l'attentato pur essendo Sarkisyan nella lista degli eliminandi per le sue attività nella guerra civile in Donbas e, soprattutto, per avere abiurato alla sua precedente cittadinanza ucraina; ma c'è chi sostiene, su che basi non si sa, che bisognerebbe invece seguire una pista più interna, visto che in questi ambienti a volte le differenze di vedute vengono risolte in modo piuttosto esuberante e, come abbiamo capito, Sarkisyan stava antipatico a parecchi. La notizia, ad ogni modo, è sostanzialmente sparita dai media russi.


*Post Facebook del 4 febbraio 2025

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