Vladimir Putin ha incontrato al Cremlino i militari del Ministero della Difesa e ha parlato delle conseguenze della ribellione armata e dei dettagli della controffensiva delle Forze Armate dell'Ucraina. Le dichiarazioni chiave del presidente:
Sulle fonti di reddito della compagnia militare privata "Wagner":
"Le spese dell'intero gruppo Wagner sono state completamente a carico dello Stato: dal Ministero della Difesa, bilancio statale, abbiamo finanziato interamente questo gruppo".
Nell'ultimo anno, le autorità hanno pagato alla Wagner oltre 86 miliardi di rubli. Il proprietario della società Concord ha guadagnato altri 80 miliardi tramite Voentorg, fornendo i pasti e servizi di ristorazione all'esercito.
Spero che nessuno abbia rubato niente o, diciamo, rubato meno. Ma, ovviamente, metteremo tutto ciò al vaglio e all'esame approfondito”.
Poi Putin ha detto che Kiev continua a subire perdite.
Il presidente ha affermato che, secondo informazioni aggiornate, dall'inizio della "cosiddetta controffensiva" le forze armate ucraine hanno perso 259 carri armati e 78 veicoli blindati. Le truppe ucraine subiscono le maggiori perdite nella direzione Orekhovskij, che è considerata quella principale a Kiev. Solo negli ultimi sette giorni, il nemico ha perso 280 pezzi di equipaggiamento, inclusi 41 carri armati e 102 veicoli corazzati, questo è in gran parte il risultato del vostro lavoro e dei vostri compagni. (Putin intende il Ministero della Difesa) E per questo, ovviamente, vi voglio esprimere parole separate di gratitudine.
Sul ruolo del Ministero della Difesa nella repressione della ribellione armata - Putin ha osservato che dopo tali eventi, seguono sempre il caos e la guerra civile. Questo è ciò che voi avete impedito. Ecco qual era il vostro ruolo. E per questo, come Comandante Supremo in Capo, voglio esprimevi la mia gratitudine”.
Putin ha sottolineato che i militari hanno impedito scontri nel Paese che sarebbero stati sfruttati dal nemico.
Non si sa cosa ne sarebbe stato del Paese alla fine, ma tutti i risultati raggiunti durante le ostilità, molti almeno sarebbero andati perduti. E voi non avete permesso che ciò accadesse".
Il presidente ha incaricato il ministro della Difesa Sergei Šojgu di presentare i militari per il conferimento dei premi per i loro servizi.
«Senza dubbio, l'ho già detto al ministro, faremo di tutto per sostenere le famiglie dei nostri compagni morti».
Questo oggi a Mosca al Cremlino. A Minsk, in Bielorussia invece il presidente Lukašcenko raccontava dell'impresa con Prigožin. Putin gli ha telefonato sabato mattina dopo essere intervenuto col suo discorso, e gli ha raccontato tutto quello che stava succedendo in Russia, che l'insurrezione di Prigožin sarebbe stata soppressa. Lukaš?enko ha ribattuto: "aspetta che ci parlo io", Putin dice che "è inutile tanto non ti risponderà perché non vuole parlare con nessuno", ma il presidente bielorusso insiste, dicendo "io ci provo, una cattiva pace è meglio di una qualsiasi guerra." A Lukašcenko Prigožin ha risposto. Nello stabilire il contatto con Prigožin, il presidente della Bielorussia è stato aiutato dal viceministro della Difesa Jevkurov e dal direttore dell'FSB Bortnikov. Ci è voluto molto tempo, moltissime ore per convincere Prigožin, ma alla fine il presidente bielorusso gli ha detto che la brigata di soldati bielorussi era pronta per essere trasferita a Mosca per aiutare la Russia contro Prigožin e i suoi. Alla fine il capo della Wagner ha desistito dalla sua folle avventura.
Il presidente della Bielorussia ha osservato che Minsk aiuterà il gruppo "Wagner" a sistemarsi nel paese per un pò di tempo, ma a loro spese.
Lukašcenko ha affermato che Prigožin è stato fortemente influenzato dai comandanti dei distaccamenti d'assalto della Wagner.
Lukašcenko, rivolgendosi ai suoi militari ha detto: "Leggete tutti i rimproveri rivolti a me: mi preparo alla guerra da 30 anni. Quindi è per questo che oggi viviamo sotto un cielo sereno" e poi ha sottolineato che in sola mezza giornata, l'esercito, la polizia, le forze speciali, tutti sono stati messi in stato di allerta".
Erano pronti per partire ad aiutare la Russia perché la Patria è una sola - anche se Russia e Bielorussia sono due paesi.
E la nostra Patria - ha sottolineato ancora Lukašcenko, va da Brest a Vladivostok - è una terra libera e così i nostri popoli che vivono qui. La storia ricorda: i bielorussi sanno come difendere la loro terra. Siamo stati e saremo più forti di qualsiasi sfida".