Il nervosismo delle milizie di Tripoli

26 Luglio 2022 20:18 Michelangelo Severgnini

A Tripoli e a Misurata in questi giorni si è sparato. Non si è combattuto.

Perché le milizie sono come gang mafiose armate, non come reparti di un esercito.

Una ventina di persone, soprattutto civili, sono rimaste vittime degli scontri.

Da una parte c'era la milizia al-Nawasi, che sostiene il premier che ha ricevuto la fiducia dal parlamento, Bashagha, originario di Misurata.

Dall'altra una formazione militare pomposamente chiamata Unità di Supporto alla Stabilità che però non è altro che una milizia che sostiene il premier senza la fiducia del parlamento, insediato a Tripoli, Dabaiba.

Anche se è vero il contrario, cioè che Dabaiba sostiene questa milizia, a giudicare dai cospicui finanziamenti elargiti negli ultimi mesi, dirottati dalla Banca centrale libica di cui di fatto, con l'aiuto dell'Occidente, controlla i conti.

Ad ogni modo, queste due milizie si erano già confrontate a metà giugno scorso quando il premier con la fiducia del parlamento, Bashagha, aveva cercato di fare ingresso a Tripoli, la capitale, per prendere possesso delle stanze del governo al momento abusivamente occupate da Dabaiba.

Aver portato Bashagha, uomo che per tutto il decennio scorso si è districato nella complessa rete delle milizie della Tripolitania, sotto la sfera del parlamento, ha concesso al generale Haftar di inserire un elemento di disputa insolubile all'interno delle milizie stesse.

Mentre da un lato alla milizia al-Nawasi sarà probabilmente promesso di essere incorporata un giorno presto nell'esercito, le milizie legate a Dabaiba possono contare solo sui lauti guadagni del momento e sulla speranza che la Nato non le abbandoni.

Parallelamente proseguono i colloqui tra l'Esercito Nazionale Libico e il cosiddetto "Esercito Libico", cioè quelle brigate un po' più serie addestrate a Tripoli ma slegate dalle milizie. Questo per auspicare una futura unione in unico esercito ma soprattutto per scongiurare una vera e propria guerra civile.
Il generale del cosiddetto Esercito Libico al-Haddad sarà presto a Bengasi per incontrare Haftar.

E così, mentre Tripoli e Misurata sono state teatro di scontri negli ultimi giorni, i Libici hanno chiaro più che mai che il primo problema oggi in Libia è quello di smantellare le milizie di Tripoli, integrandole o disarmandole con la forza.

A Bengasi Haftar attende il momento buono per proporsi come difensore dell'incolumità del popolo libico e dell'ordine e intervenire militarmente a Tripoli e smantellare le milizie su ali di consenso.

Il problema è che a Tripoli non troverà solo milizie libiche. Troverà anche soldati turchi, mercenari siriani, intelligence britannica e Isis.

Noi staremo con questi ultimi.

L'Urlo - The Scream

Le più recenti da EXODUS

On Fire

Alessandro Orsini - Una risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre

  di Alessandro Orsini*  Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...

La doppia Waterloo della Francia

   di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...

L'Europa ha perso la guerra in Ucraina (ma potrebbe finire anche peggio)

  di Clara Statello per l'AntiDiplomatico L’Unione Europea è stata sconfitta nella guerra in Ucraina. Lo ha detto domenica sera il premier ungherese Victor Orban parlando al canale...

Cosa significa l’assassinio di Kirillov per il conflitto in Ucraina

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico   Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa