Ieri durante la trasmissione del canale “Il contesto”, insieme a Giacomo Gabellini, abbiamo ricostruito i mandanti dell’attacco ad Aleppo.
(Guarda la puntata: https://www.youtube.com/watch?
Focus del mio approfondimento è stato scandagliare la stampa turca per giungere alla conclusione che no, la Turchia non ne fa parte.
Lo dimostrano diversi fatti: le dichiarazioni dei ministri degli esteri russo Lavrov e iraniano Araqchi (ieri volato in Turchia per incontrare il suo omologo turco Fidan); il comportamento dell’SNA (Esercito nazionale siriano, quello legato alla Turchia che controlla alcune parti del confine tra Siria e Turchia) che è intervenuto sulla scena solo per contenere i Curdi e non per partecipare all’attacco dell’HTS (Hayat Tahrir al-Sham).
I Curdi, approfittando del caos, erano entrati in azione per collegare l’enclave curda di Tel Rifat al resto dell’area sotto loro controllo. Solo allora è entrato in azione l’SNA, legato alla Turchia, che ha addirittura espugnato Tel Rifat dopo 8 anni strappandolo alla fine proprio ai Curdi.
Allora chi ha gestito l’attacco a sorpresa?
Ucraina, Israele, Stati Uniti.
La sacca di Afrin, da dove l’attacco è stato pianificato, è una sacca persino fuori dal controllo delle autorità turche, ribattezzata “little Afghanistan” dagli stessi Turchi.
Infine, sullo sfondo, il processo di normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Siria.
Lo scorso 11 novembre Assad e Erdogan si sono sfiorati a Riyadh durante un’assemblea della Lega araba, apparendo insieme nella stessa foto di rito, per la prima volta dopo gli anni della guerra civile.
Erdogan sta ripetendo da mesi di essere pronto ad incontrare Assad per normalizzare i rapporti tra Siria e Turchia.
Assad chiede prima il ritiro dei Turchi dalla Siria.
I Turchi dicono che lo decideranno insieme, perché temono che l’Esercito arabo siriano non sia in grado di contenere i Curdi.
Infine il progetto Development Road, un’arteria stradale e ferroviaria che da Great Faw, in Iraq, vicino a Bassora, affacciata sul Golfo Persico, condurrà in Turchia e infine in Europa, consentendo all’Iraq la vendita del suo petrolio. Questa arteria dovrà passare sul confine tra Siria e Turchia per raggiungere la provincia di Hatay e avere sbocco sul Mediterraneo.
Questo grande progetto può avere successo solo sotto il cappello di un’ampia collaborazione tra Cina, Iran, Iraq, Siria e Turchia. Ecco perché questi Paesi sono tutti uniti oggi per combattere il terrorismo al confine tra Siria e Turchia.
Ecco perché Israele al contrario ha necessità di destabilizzare l’area, mentre l’Ucraina ha bisogno di impantanare la Russia su più fronti.
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