di Rolando Giai-Levra e Fabio Libretti
In verità quello che si è concluso un po’di giorni or sono, a Rimini, verrà ricordato dai posteri, come uno dei peggiori congressi della CGIL! Ovvero, il Segretario Nazionale, applaudito dalla Schlein in televisione, ha condotto il Congresso della CGIL ad appiattirsi servilmente alle politiche liberali e atlantiste del PD.
Non lasciatevi ingannare dal risultato delle mozioni presentate.
In quel consesso, dove il signor Segretario generale, con la sua mozione ottiene un risultato più che bulgaro, mentre la mozione di minoranza raccoglie una delle percentuali più inferiori, di quelle, che normalmente vedevano essere assegnati dalla sinistra storica, in seno alla Cgil.
Praticamente, per quest’ultima, poco più di un pugno di voti (circa il 2%), risultato che non può certamente soddisfare, anche per l’introduzione di lacci e lacciuoli assurdi e poco democratici, in sede di regolamento di questo congresso.
Il documento della maggioranza del signor Landini, di fatto si è trattato di una sorta di libro dei sogni, se non proprio di lista della spesa dei buoni propositi in salsa sindacale.
Quest’ultimo, ha raccolto la piena e totale adesione degli apparati e delle burocrazie sindacali, il beneplacito della truppa “piddista” in seno a quell’organizzazione, più il mero consenso dei tagli ed i ritagli delle frattaglie politiche alla sinistra del partito liberaldemocratico.
Una mozione dei sogni, probabilmente identica, al di là dei titoli roboanti, a quella del precedente congresso, di quattro anni fa.
Purtroppo, la lista della spesa e dei desiderata di landiniana memoria, si scontra ancora una volta con la più dura realtà.
Forse al signor Segretario nazionale, non è giunta voce, che alle lavoratrici ed ai lavoratori, vengono costantemente sottratti diritti, vengono costantemente smantellati e privatizzati i servizi pubblici (sanità ed istruzione in primis), vengono costantemente impoveriti, da scelte scellerate di governi che oggi, come ieri, operano al fine di sostenere una guerra, non voluta dalla maggioranza delle italiane e dagli italiani.
A questo riguardo, non possiamo dimenticarci, che solo di qualche giorno fa, è giunta la notizia del fallimento in USA di uno dei simboli del capitalismo mondiale, quello della Silicon Valley Bank, destando stupore ed una infinità di preoccupazioni, anche nel nostro paese.
Ricordando ancora che circa un decennio fa, la crisi strutturale e lo scoppio di una bolla finanziaria negli USA portò una reazione a catena mondiale che ebbe come risultato licenziamenti di massa, ristrutturazioni aziendali senza fine con il conseguente crollo dei piccoli risparmiatori e delle economie famigliari.
In questa deriva s’inserisce la scelta del primo sindacato confederale italiano di continuare nella scelta dei fondi privati pensionistici, ma soprattutto quello di non retrocedere di un passo nella scelta di proseguire sulla strada della “sanità integrativa”, strumento quest’ultimo che di fatto contribuisce nel distruggere la sanità pubblica, ormai da tempo non più universale e gratuita per tutti.
Se da un lato viviamo la condizione di aumenti stellari dei profitti e dei fatturati di alcune aziende, tanto che nel nostro paese il 5% più ricco della popolazione, detiene una quota di ricchezze superiore a quello dell’80% più povero, con un aumento dei patrimoni finanziari di queste poche persone, che nel 2022, sono aumentati di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%) in termini reali, rispetto al periodo pre pandemico, in parallelo si registra la riduzione dell’11,4°% dei risparmi delle famiglie italiane, questo solo nel periodo tra l’inizio del 2021 e la fine del 2022.
Dato questo estremamente preoccupante, perché da tempo è risaputo che stipendi e salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, da trent’anni perdono potere d’acquisto e che tale fenomeno, oggi subisce una veloce accelerazione, con un tasso d’inflazione reale di ben oltre il 10%.
Perché citare questi dati macro economici??
Perché gli scriventi, non più tardi dei primi mesi del 2022, firmarono un documento in sede sindacale, che chiedeva alla Cgil d’impegnarsi in una campagna di mobilitazione urgente, in difesa dei salari e contemporaneamente chiedeva il ripristino di un meccanismo del recupero inflattivo, una sorta di “nuova scala mobile”.
Appello quest’ultimo firmato da migliaia di persone, che presentato in un direttivo nazionale della Cgil, nel luglio 2022, veniva prontamente cassato e respinto al mittente.
Non dimenticandoci che solo nel mese di febbraio, il Censis in un suo rapporto sulla “sostenibilità sociale”, presentato in Senato, dichiara che circa l’87% delle persone in Italia è favorevole nell’andare ad indicizzare le retribuzioni, salari e stipendi all’aumento dei prezzi, introducendo pertanto un nuovo meccanismo di scala mobile.
Eppure, ancora una volta, nel libro dei sogni, nella lista dei desiderata del signor Landini e del suo entourage, questa pressante richiesta, non viene nemmeno presa in considerazione.
Consentiteci a questo riguardo una sola osservazione.
… ma quindi sono i lavoratori che non seguono il sindacato confederale, oppure sono le associazioni sindacali, nel mentre la Cgil, che non segue le indicazioni e le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori??
A questo proposito, ci siamo limitati nel citare un solo punto, ma se ne potrebbero indicare molti altri, di pressante attualità, tuttavia per ragioni di spazio, preferiamo non farlo.
Anche se il sistema dei media nostrani, tendono nel nasconderlo o nel marginalizzare tali notizie, se va bene, magari nei telegiornali di tarda notte, in questo momento in Europa si è aperta, su questi temi e su altri, una nuova stagione di rivendicazioni e di lotte sociali, nel tentativo di evitare nuovi tagli allo stato sociale, alla necessità di respingere nuove privatizzazione di servizi importanti e per il diritto ad una paga dignitosa e ad uno stipendio vero, contro l’ennesimo tentativo di precarizzare il mondo del lavoro.
Persino nella martoriata Grecia, con l’aumento delle mobilitazioni, dopo il grave incidente ferroviario, dovuto alla privatizzazione del comparto ferroviario.
In Francia, contro il tentativo subdolo di un governo, di far passare al di fuori del parlamento, una legge che taglia ulteriormente il diritto al raggiungimento della pensione nei termini stabiliti dalla legge precedente.
Nel Regno Unito, con una nuova ondata di manifestazioni di insegnanti, ferrovieri, personale paramedico degli ospedali e quant’altro, uniti nella richiesta di salari più equi e giusti.
Al contrario il Sig. Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini appiattito al PD, alla NATO e all’UE, non ha avuto neppure il coraggio di dichiarare che è necessario lo sciopero generale nazionale contro le politiche antipopolari del governo della fascista Meloni e della Confindustria, in difesa dei salari e per gli aumenti salariali, contro la crescita del caro vita, per la riduzione dell’orario di lavoro, in difesa e per gli aumenti delle pensioni, contro l’uso capitalistico dello sviluppo della tecnologia, dell’automazione e della robotica, contro le delocalizzazioni, contro l’invio di armi al governo nazi-fascista di Zelensky dell’Ucraina, ecc. Al contrario, il Segretario nazionale della CGIL timidamente si è limitato a dire che non “esclude” una mobilitazione generale soltanto nei confronti della “riforma” fiscale di questo governo, previa approvazione dei sindacati corporativi di CISL e UIL che non hanno alcuna intenzione di mobilitare i lavoratori e le lavoratrici; mentre in tutta Europa prima fra tutte la Francia; ma, anche in Germania, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Grecia, esplodono nelle piazze grandi scioperi e manifestazioni contro i propri governi e le proprie Confindustrie per opporsi nella lotta contro tutte le politiche reazionarie e antipopolari che sta adottando l’UE.
In Italia, al di là dei tavoli più o meno concertativi, dagli scioperi dichiarati e poi mai eseguiti (vedasi quello del 16 dicembre scorso), siamo solo al punto di dichiarare, che si può mitigare il grave problema dei bassi salari, solo con la politica degli sgravi e delle de-fiscalizzazioni, di fatto rinunciando all’azione sindacale.
Purtroppo, anche da questo congresso, la Cgil opta ancora una volta, per una strada diversa.
Quella dei minuetti nelle stanze di potere, del detto e non detto, quella degli inchini e dei salamelecchi, ma soprattutto quella di ignorare le richieste, che giustamente vengono dalla grande massa delle iscritte e degli iscritti.
Una volta, in una situazione del genere, si sarebbe lanciata una grande iniziativa in difesa dei salari diretti ed indiretti, in difesa delle pensioni, dello stato sociale, in difesa dei cittadini che onestamente pagano tutte le tasse, anche per quelli che non lo fanno.
Solo questa è la via, per ridare credibilità ad un sindacato, in crisi verticale di consensi.
Neppure dimenticandoci che la Cgil, da tempo non è più il sindacato dei cinque milioni d’iscritti, ma quest’ultimi sono molti di meno.
Al di là delle faraoniche dichiarazioni del Segretario, delle altitonanti affermazioni in seno ai documenti congressuali, la confederazione generale del lavoro, da tempo ha un serio problema.
La Cgil oggi è un sindacato di pensionati.
I lavoratori attivi, nelle varie categorie, ogni anno perdono consensi ed iscritti. Dove le rappresentanze sindacali in seno ai posti di lavoro, cedono il passo ad altri sindacati, consegnando a quest’ultimi rappresentanza e peso politico.
Di fatto, l’ultimo di una lunga serie di questi fatti è stato l’abbandono di quasi tutti gli iscritti alla Cgil, dei portuali di Genova, verso altro sindacato.
Il congresso, su queste questioni, non spende una parola, se non quella di consegnare, ulteriori compiti, ulteriori servizi, ulteriori facezie ad una categoria, quello dei pensionati, che oggi in Cgil la fa da padrona.
Ben sapendo, che se non a breve, ma tra qualche tempo, in assenza di un ricambio generazionale, la Cgil dei “famosi cinque milioni d’iscritti”, sarà sempre più una leggenda metropolitana.
Oggi, per motivi di prestigio (poi non si capisce di chi), s’invitano Presidenti del Consiglio (come la fascista a capo dell’attuale Consiglio dei ministri di destra), che optano per scelte precise funzionali al grande capitale.
All’insegna del cosiddetto “pluralismo” e del “libero” confronto, in realtà si soffoca e si mortifica la democrazia interna nella CGIL! Vale la pena ricordare, ancora una volta, che il Sig. Landini faceva il “rivoluzionario” quando era il segretario generale della Fiom/CGIL. La realtà materiale ha dimostrato che il suo vero obiettivo, non era quello di difendere gli interessi della classe lavoratrice; ma, quello di conquistare la poltrona di Segretario Generale della CGIL che in quel momento era occupata da Susanna Camusso.
Va ricordato, che nonostante l'assassinio del giuslavorista Marco Biagi avvenuto il 19 Marzo 2002 per mano di bande cosiddette “nuove Brigate Rosse”, lo stesso socialdemocratico Sergio Cofferati (allora del PDS) nella sua funzione di Segretario Generale della CGIL, ha avuto almeno la dignità e il coraggio, da solo come CGIL e con la totale disapprovazione di CISL e UIL, di mobilitare il 23 marzo 2002 presso il Circo Massimo di Roma, quasi 3 milioni di lavoratori in difesa dell’articolo 18 che il ministro leghista del lavoro Roberto Maroni e tutto il governo Berlusconi volevano abolire e che poi venne abrogato il 29 agosto del 2014 dal cattolico riformista Governo Renzi del PD con il suo famigerato “Jobs Act”. Inoltre, lo stesso Cofferati come CGIL anche con CISL e UIL dichiararono la mobilitazione del 16 aprile 2002 che vide quasi 20 milioni di lavoratori e lavoratrici partecipare allo sciopero generale di 8 ore. Oppure, la socialista Camusso che ha avuto il coraggio di dichiarare lo Sciopero Generale di 8 ore del 06.12.2011. Una grande mobilitazione per chiedere l'immediato ritiro della manovra del 14 agosto, fatta dal governo Berlusconi e poi ancora lo sciopero generale del 12.12.2014 sola con la UIL contro le manovre del governo Renzi. Ci ricordiamo che in quel periodo il Sig. Segretario della Fiom Maurizio Landini faceva ancora il “rivoluzionario”, ed è proprio qui che si manifesta tutto l’opportunismo dell’attuale Segretario Generale della CGIL che sostenuto dal PD è disposto a confrontarsi anche con i fascisti. Ma, andiamo avanti.
Tagliando il reddito di cittadinanza, adottando politiche fiscali in favore delle fasce più ricche della popolazione italiana, respingendo in toto il salario minimo e con le loro scelte, di fatto inaspriscono la crisi dell’economia, rendendo i poveri, sempre più poveri e consegnando ancora una volta, ricchezza pubblica ai soliti noti.
Non ci resta che ringraziare quella trentina di delegate e delegati, che hanno salvato l’anima della Cgil, alzandosi e abbandonando la sala, al momento dell’inizio del discorso della signora Presidente del Consiglio.
Ognuno ha il proprio punto di vista, noi temiamo che il Landini, in quel frangente, con quell’invito, abbia compiuto una solenne sciocchezza politica di notevoli dimensioni.
In quanto ha offerto alla signora Meloni in un momento di sua estrema difficoltà, come immagine personale e politica, un podio sul quale accreditarsi come leader politico a tutto tondo
Tra l’altro, trattandosi del capo di un governo che sta facendo scelte impopolari, in molti ambiti e soprattutto non dimenticando che solo pochi giorni fa, da quella ferita gravissima che è stata la tragedia di Cutro, con tutte le responsabilità di questo governo, è seguita, d’estremo pessimo gusto, la sua presenza alla festa di compleanno del Salvini.
Offrire la platea della Cgil a una figura di questo tipo è stata una scelta miope e di manifesta incapacità politica.
Il signor Landini afferma che “noi abbiamo invitato i capi di tutti i governi…”. A questo punto dobbiamo pensare che Landini avrebbe invitato pure dei presidenti del consiglio delinquenti politici come Hitler e Mussolini se fossero stati a capo dell’attuale governo?
Purtroppo dimenticandosi che questo non è un governo come tutti gli altri, dimenticandosi che ha alla guida una persona che è stata allieva di Giorgio Almirante e che nel simbolo dell’attuale suo partito, ancora presenta il logo del partito fondato dal gerarca fascista (torturatore di Partigiani; ma questo forse interessa poco al Sig. Landini) e ci troviamo di fronte ad un governo che ha nel proprio DNA il peggio della storia politica italiana.
Per questa ragione, tutti noi, iscritti o meno alla Cgil, abbiamo il dovere di esprimere un forte grazie a chi ha deciso di abbandonare quella sala, al momento dell’intervento della signora Meloni.
Molto probabilmente, se fosse stata fischiata, non solo sarebbe diventato un grosso merito per il leader di questo governo reazionario, ma si sarebbe creato il casus belli, per una profonda campagna di discredito nei confronti della platea congressuale.
L’abbandonare la sala al canto di “Bella Ciao”, è stato un grande gesto democratico e di “sano rispetto”, nei confronti delle vittime del ventennio fascista.
Un gesto, molto probabilmente non condiviso, anzi al contrario, considerato deviante dalla leadership della Cgil, ovvero dal suo capo sostenuto dal PD.
Che tra l’altro l’ha presentata con quel discorso.
“L’ascolto di tutte le idee…”
Siamo convinti che il titolo del XIX° Congresso della CGIL il “Lavoro crea il futuro” è molto vero; tanto quanto che, con il precipitare di una situazione che si aggrava sempre di più e per come il Sig. Landini conduce la CGIL e ha concluso il Congresso nel peggiore dei modi, possiamo dire con molta serenità che il titolo del Congresso CGIL resta un astratto e fumoso slogan senza contenuti, che non ha posto alcuna base per costruire e creare un futuro alla classe lavoratrice italiana!
Consigliamo vivamente il Sig. Landini di leggere (o meglio studiare a fondo, con lo stesso impegno che ha avuto nell’invitare la fascista Meloni, la storia del movimento operaio italiano); perché, stare a sonnecchiare nell’attesa e nella speranza di “tempi migliori” è la peggiore delle posizioni che si possono assumere in questa fase storica caratterizzata da un drastico peggioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice che è profondamente delusa e si sente abbandonata e impotente di fronte al grande capitale e alle scelte antipopolari dei governi che ci sono stati fino ad oggi (non è casuale la vertiginosa crescita dell’astensionismo nelle varie elezioni che ci sono state, soprattutto nelle ultime politiche e amministrative). In realtà, Ciò che sta facendo il Sig. Landini è una politica di ritorno al passato della peggiore CGIL quando era controllata dal P.S.I., ossia alla sua situazione più arretrata che scatenava contro il biennio rosso del 1919/1920, contro l’inedito e primo grande movimento dei Consigli di Fabbrica in Italia, nonché in quella stessa fase opponendosi alla forte richiesta proveniente dalle fabbriche e dai comunisti che richiedevano alla C.G.d.L. di dichiarare lo sciopero generale. Storicamente, è stata tale grave situazione, insieme ai cedimenti dei riformisti del P.S.I. e dei massimalisti a favorire di fatto l’ascesa al potere della banda fascista di Mussolini e dei suoi seguaci che in quel periodo erano molto impegnati nelle loro operazioni reazionarie, tra cui gli incendi delle Camere del Lavoro e il pestaggio di militanti comunisti, rivoluzionari, delegati di fabbrica, attivisti sindacali di base, ecc.
Rivolgendosi ai lavoratori e alla C.G.d.L., Gramsci aveva scritto: “Gli operai…Sentono che la loro volontà di potenza non riesce a esprimersi, in un senso netto e preciso, attraverso le attuali gerarchie istituzionali. Sentono che anche in casa loro, nella casa che hanno costruito tenacemente, con sforzi pazienti, cementandola col sangue e le lacrime, la macchina schiaccia l’uomo, il funzionarismo isterilisce lo spirito creatore e il dilettantismo banale e verbalistico tenta invano di nascondere l’assenza di concetti precisi sulle necessità della produzione industriale e la nessuna comprensione della psicologia delle masse proletarie. Gli operai si irritano per queste condizioni di fatto, ma sono individualmente impotenti a modificarle; le parole e le volontà dei singoli uomini sono troppo piccola cosa in confronto delle leggi ferree inerenti alla struttura funzionale dell’apparato sindacale.
I leaders dell’organizzazione non si accorgono di questa crisi profonda e diffusa. Quanto più chiaramente appare che la classe operaia non è composta in forme aderenti alla sua reale struttura storica, quanto più risulta che la classe operaia non è inquadrata in una configurazione che incessantemente si adatti alle leggi che governano l’intimo processo di sviluppo storico reale della classe stessa; tanto più questi leaders si ostinano nella cecità e si sforzano di comporre «giuridicamente» i dissidi e i conflitti. Spiriti eminentemente burocratici, essi credono che una condizione obbiettiva, radicata nella psicologia quale si sviluppa nelle esperienze vive dell’officina, possa essere superata con un discorso che muova gli affetti, e con un ordine del giorno votato all’unanimità in un’assemblea abbrutita dal frastuono e dalle lungaggini oratorie.” (A. Gramsci - Ordine Nuovo – “Sindacati e Consigli” 11.10.1919).
Ci viene anche il dubbio che il Sig. Landini non conosca la storia della stessa CGIL. Dove sta la CGIL degli anni ’60? Il Sig. Landini conosce i grandi fatti avvenuti in quegli anni soprattutto nel 1969 con il grande movimento nazionale dei Consigli di Fabbrica affiancato da una coerente e seria FIOM-CGIL, che insieme conquistavano, con durissime lotte e sacrifici, la riduzione dell’orario di lavoro dalle 48 alle 40 ore settimanali, gli aumenti salariali, i diritti di svolgere l’attività sindacale in fabbrica, il diritto di partecipare attivamente nel Controllo dell’Organizzazione del Lavoro e della Produzione, il diritto alla sicurezza, alla salute, allo studio e ai servizi sociali nei luoghi di lavoro, la lotta per la parità dei diritti tra le lavoratrici e i lavoratori per un uguale salario a parità dello stesso lavoro, la lotta per l’ambiente a partire dalla fabbrica, ecc. A quanto pare il Sig. Landini dimostra di voler fare il “rivoluzionario” parolaio come tanta “sinistra” della piccola borghesia nostrana “radical chic” da salotto, imprigionata nei confini del biego “cretinismo parlamentare” borghese.
Ricordiamo al Sig. Landini, citando ancora Gramsci che con una attualissima e lucida analisi di classe sull’andamento e la conclusione del Congresso Confederale che era stato tenuto a Livorno, mentre erano in corso grandi mobilitazioni della classe lavoratrice italiana, si rivolgeva ai funzionari sindacali nel modo seguente: “Il Congresso confederale di Livorno è terminato. Nessuna parola nuova, nessun indirizzo è venuto fuori da questo congresso. Invano le grandi masse popolari italiane hanno atteso di essere orientate, invano hanno atteso una parola d’ordine che le illuminasse, che riuscisse a calmare il loro spasimo e a dare una forma alla loro passione. Il congresso non ha impostato e non ha risolto neppure uno dei problemi vitali per il proletariato nell’attuale periodo storico: né il problema dell’emigrazione, né il problema della disoccupazione, né il problema dei rapporti tra operai e contadini, né il problema delle istituzioni che meglio possono contenere lo sviluppo della lotta di classe, né il problema della difesa materiale degli edifici di classe e della integrità personale dei militanti operai. L’unica preoccupazione della maggioranza del congresso è stata quella di salvaguardare e garantire la posizione e il potere politico degli attuali dirigenti sindacali, di salvaguardare e garantire la posizione e il potere (potere impotente) del Partito socialista (oggi del PD – n.d.a.).[…]. Questi uomini non vivono piú per la lotta delle classi, non sentono piú le stesse passioni, gli stessi desideri, le stesse speranze delle masse: tra loro e le masse si è scavato un incolmabile abisso, l’unico contatto tra loro e le masse è il registro dei conti o lo schedario dei soci. […]. È aumentato il nostro pessimismo, non è diminuita la nostra volontà. I funzionari non rappresentano le masse. Gli Stati assoluti erano appunto gli Stati dei funzionari gli Stati della burocrazia: essi non rappresentavano le popolazioni e furono sostituiti dagli Stati parlamentari. La Confederazione rappresenta, nello sviluppo storico del proletariato, ciò che lo Stato assoluto ha rappresentato nello sviluppo storico delle classi borghesi; sarà sostituita dall’organizzazione dei Consigli, che sono i parlamenti operai, che hanno la funzione di corrodere i sedimenti burocratici e di trasformare i vecchi rapporti organizzativi. È aumentato il nostro pessimismo, ma è sempre viva e attuale la nostra divisa: pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà.” (A. Gramsci - Ordine Nuovo – “Funzionarismo” 04.03.1921).
Infine, ci rivolgiamo direttamente a tutte/i le/i iscritte/i alla CGIL, a tutte le RSU nei luoghi di lavoro e di produzione, a tutte ile lavoratrici e lavoratori di fronte a cui si pone una grande responsabilità di classe per il loro futuro: cosa fare oggi per uscire e superare tale gravissima situazione? Soltanto voi potete essere i protagonisti e i veri garanti in grado di unire tutte le masse lavoratrici e popolari italiane su obiettivi unificanti di classe, compreso il superamento della disgregazione del nostro paese voluta dalle destre e dai riformisti contro cui Gramsci indicava che “[…] Storicamente la classe borghese italiana è già morta, schiacciata da una passività di cento miliardi, disciolta dagli acidi corrosivi dei suoi interni dissidi, dei suoi inguaribili antagonismi. Oggi la classe «nazionale» è il proletariato, è la moltitudine degli operai e contadini, dei lavoratori italiani, che non possono permettere il disgregamento della nazione, perché la unità dello Stato è la forma dell'organismo di produzione e di scambio costruito dal lavoro italiano[…] – (A.Gramsci - “L'unità nazionale“ L'Ordine Nuovo, 4 ottobre 1919).
Per la classe lavoratrice, il tempo stringe e i tempi di attesa di decisioni sempre più ambigue e non risolutive delle burocrazie verticistiche sindacali (Confederali ed Extraconfederali) non fanno altro che peggiorare la situazione generale che grava sulle spalle soltanto dei lavoratori e delle lavoratrici.
Da buon parolaio, come i chiacchieroni burocrati segretari di CISL e UIL, il Sig. Landini quando era Segretario della Fiom-CGIL con molta foga diceva che avrebbe dato anche l’indicazione ai lavoratori e alle lavoratrici di passare all’occupazione delle fabbriche se non si sarebbero risolte certe situazioni. Fino ad oggi, che la realtà è drammaticamente peggiorata, tali indicazioni non si sono mai tradotte in pratiche concrete di lotta e sono rimaste dei fumosi slogans. A fronte delle varie lotte in corso degli operai della Porto Vesmes srl in Sardegna (1300 dipendenti diretti e i 500 dell’indotto), degli operai della G.K.N. di Campi Bisenzio FI con ca. 500 lavoratori in corso di licenziamento, degli operai del gruppo Stellantis (FIAT-FCA) che vuole mandare a casa altri 2.000 operai, degli operai WhirlpooL che sbaracca e vende il 75% degli stabilimenti europei ai turchi di arcelik-beko e tante altre realtà che si trovano nelle stesse condizioni, il Sig. Landini cosa aspetta a dare corpo concreto agli slogans che lui lanciava per passare all’occupazione delle fabbriche?
Proprio da queste contraddizioni della lotta di classe che cresce la necessità oggettiva di ricostruire i Consigli di Fabbrica e passare all’occupazione dei luoghi di lavoro e di produzione per la gestione e il controllo dell’organizzazione del lavoro e della produzione e liberare la Democrazia Operaia nelle fabbriche! Che cosa aspetta il Sig. Maurizio Landini?
Nel ricordare con estrema commozione, il Presidente della Repubblica partigiano, Sandro Pertini, ricordiamo a chi di dovere, quando questo leader, senza se e senza ma, sosteneva che “il fascismo non è un’idea ma un crimine” e per questa ragione, invitiamo il signor Segretario Generale della CGIL alla più seria e profonda riflessione.
Ben sapendo che se tra quattro anni, questo signore, chiusa la parentesi sindacale, punterà, come presunto candidato unitario, per le prossime elezioni politiche, alla leadership del centrosinistra, noi, avremo una ragione in più per non votarlo!
*Direttore della rivista on line “Gramsci Oggi” e membro della segreteria nazionale di “Cumpanis”;
già componente direttivo Fiom Cgil Milano; membro del collettivo di lavoro dell’Associazione Politico Culturale “Cumpanis” Milano.
P.s. PROMO CONVEGNO ONLINE
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