di Emma De Murtas per l'AntiDiplomatico
Parigi, 19 aprile 2023
Per la seconda volta, dall'inizio delle proteste contro la riforma delle pensioni, Macron prende la parola. Questa volta lo fa in maniera solenne, riportandoci indietro nel tempo, quando in era COVID si rivolgeva alla nazione.
Per la seconda volta Macron parla e il paese si infiamma (anche letteralmente). Durante il suo discorso davanti ai municipi i manifestanti si sono organizzati per fare più rumore possibile, esprimendo un concetto semplice: tu non ci ascolti e non lo faremo neanche noi. Come prima cosa il presidente dice di aver sentito e capito la rabbia del paese, ma non cambierà idea sulla riforma delle pensioni (promulgata la sera stessa del via libera del consiglio costituzionale). Insomma, vi ho sentito, ma non mi interessa.
Per il resto non vale la pena soffermarsi a lungo sul discorso in cui Macron ha accennato a tre cantieri aperti: il lavoro, la giustizia e il progresso, senza dare alcun dettaglio, lasciando la patata bollente nelle mani del suo governo. Il solo punto inatteso del discorso del presidente della Repubblica verte sull'importanza dell'indipendenza della Francia, e marginalmente dell'Europa, attraverso la ricerca, la tecnologia, l'industria e la difesa.Nei prossimi mesi capiremo a cosa si riferisca, forse.
Le reazioni, e ancora una volta Macron riesce nel miracolo, sono assolutamente unanimi: tutti i segretari sindacali e gli oppositori politici hanno ritenuto che nel discorso non c'è stata alcuna risposta al malcontento così diffuso nel paese e in diverse città sono partiti cortei spontanei con le scene alle quali siamo ormai abituati: fuochi e barricate diffuse.
Ovunque vadano i rappresentati del governo, e Macron stesso, si ritrovano a dover far fronte a contestazioni più o meno partecipate. Si allunga la lista delle visite previste dai ministri che via via vengono annullate.
Il prossimo appuntamento importante sarà il primo maggio, probabilmente l'ultimo giorno di lotta che vedrà tutti i sindacati uniti. Ci si aspetta una grande partecipazione e non solo perché è una giornata storicamente molto sentita in Francia, ma anche perché la rabbia che attraversa questo paese è un sentimento diffuso che ha creato un malcontento che travalica la mera contestazione alla riforma delle pensioni.
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