di Federico Giusti
Gli stipendi degli enti locali registrano un record non certo invidiabile: hanno perso potere di acquisto più di ogni altro comparto pubblico
In ambito governativo viene difesa la performance e contestato un principio invece giusto ossia quello di prevedere aumenti uguali tra comparti, resta innegabile che alcuni istituti contrattuali sono pensati per alcuni e non per molti altri. Non è in dicussione il principio della equità e del trattamento non diseguale tra comparti ma proprio chi rivendica determinati principi all'atto pratico si mostra assai incoerente. Per salvaguardare i salari degli enti locali è forse inaccettabile prevedere aumenti contrattuali superiori in un comparto rispetto ad altri ma dovremmo comunque operare scelte dirimenti e ben diverse da quelle tristemente note.
Innanzitutto urge rafforzare la contrattazione nazionale e non rinviare parte degli aumenti alla contrattazione di secondo livello o vincolare incrementi stipendiali alla performance, al contempo non pensiamo che il welfare aziendale sia una risorsa visto che è stato pensato e strutturato solo per ridurre le risorse al welfare universale e in particolare alla sanità. I bonus restano una trappola insidiosa nella quale siamo caduti da tempo pensando che la sanità integrativa o lo scambio tra aumenti in contanti e benefit avrebbe portato benefici al nostro già traballante potere di acquisto.
Una soluzione potrebbe essere anche prevedere indennità e voci stipendiali identiche per tutti i comparti, equiparando ovviamente il trattamento economico alle situazioni di miglior favore.
Urge calcolare gli aumenti con sistemi ben diversi da quelli attuali, causa della erosione del potere di acquisto, pensare che un aumento medio del 5,7 % restituisca dignità alle buste paga ci sembra veramente paradossale. Perfino Il Sole 24 Ore giudica insufficiente lo stanziamento per il rinnovo dei contratti pubblici tando da giudicare "le risorse sul tavolo risultano sicuramente più importanti rispetto a quelle del 2019/21, ma lontanissime da coprire l’inflazione che ha caratterizzato il triennio".
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