Rapporto Oxfam, il Mondo diseguale

di Federico Giusti

La ricchezza dei miliardari in 12 mesi è cresciuta del 300 per cento, sarebbe sufficiente questo dato a dimostrare la tendenza, nella fase economica e finanziaria attuale, capitalistica alla crescita delle disuguaglianze

E l'Italia?

In Italia il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede quasi il 20% in più della ricchezza complessivamente detenuta dal 90% più povero

La posizione dell'Oxfam è da sempre chiara nella critica alle disuguaglianze economiche, una enorme accumulazione di ricchezza derivante da rendite di posizione (eredità, monopoli, clientelismo), da un sistema economico “estrattivo” o da politiche, come nel caso italiano, che vanno caratterizzandosi più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui che sono già avvantaggiati, che per una lotta determinata contro meccanismi iniqui ed inefficienti che accentuano le divergenze nelle traiettorie di benessere dei cittadini

Siamo davanti ad una analisi dell'economia mondiale e nazionale che non osteggia la ricchezza in quanto tale, ossia per posizioni classiste, ma giudica la crescente sperequazione un male per la società e l'economia stessa lasciando fermo l'ascensore sociale per escludere a sua volta crescenti fette della popolazione da prospettive di miglioramento delle condizioni di vita e lavorative.

Se vogliamo definirla con un concetto, potremmo parlare di una visione etica e neokeynesiana del capitalismo ravvedendo nei processi di accumulazione contraddizioni e sintomi di debolezza del modo di produzione capitalistica.

L'avvento dell'era Trump alimenterà la dissoluzione del welfare e i processi di accumulazione della ricchezza, del resto non occorrono profonde conoscenze del mondo ma solo guardare alla prima fila degli ospiti nella cerimonia di insediamento del Presidente Usa.

Non è errato valutare il rapporto come una sorta di Manifesto politico contro il sovranismo populista laddove si parla di proposte politiche con diffuso e crescente consenso creando artificiali contrapposizioni tra gli emarginati, accentuano divisioni, paure, insicurezze e tensioni nella società o criticando apertamente. una strategia che, puntando al soddisfacimento di obiettivi di identità, permette di tenere (quanto a lungo?) in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati economico-sociali a beneficio dei più vulnerabili, mentre persegue politiche che avvantaggiano chi è già in posizione di privilegio. Un pessimo viatico per un’economia più inclusiva e società più dinamiche ed eque, cui va con urgenza contrapposto un sussulto politico per l’uguaglianza. Nel nome di un futuro più giusto per tutti

Il ricorso alla guerra, l'economia e la finanza di guerra, la ricerca e l'innovazione piegate a tecnologie duali sono tra le cause scatenanti di questi processi di accumulazione dei capitali, la guerra a sua volta alimenta la insicurezza sociale creando nei paesi a capitalismo avanzato processi involutivi che limitano ai minimi termini la democrazia scegliendo poi la repressione come arma per tacitare il conflitto sociale.

Di questo Oxfam non parla ma dovremmo essere noi, voci critiche della società della sorveglianza, a ragionare sulle cause delle crescenti disuguaglianze e sull'impatto devastante che hanno in ambito sociale.

La situazione attuale fotografa un capitalismo nel quale la ricchezza per lo più non deriva da attività imprenditoriali, la base ereditaria (e in Italia si paga assai poco per le tasse di successione) della ricchezza la fa ormai da padrona tanto che se uno dei 10 miliardari più ricchi al mondo vedesse evaporare il 99% della propria ricchezza, rimarrebbe comunque un miliardario.

E non stiamo parlando di singoli paperoni ma di un intero sistema basato sulla accumulazione delle ricchezze e sulle crescenti disuguaglianze, infatti solo nel 2023, il club delle economie avanzate ha registrato un afflusso netto di redditi da capitale dal Sud del Mondo per quasi 1.000 miliardi di dollari. Un’“estrazione” che ha beneficiato l’1% più ricco nel Nord globale per oltre 30 milioni di dollari all’ora.

Accelerando i processi di accumulazione cresceranno esponenzialmente i poveri relativi e assoluti, nel mondo oggi sono oltre 733 milioni gli uomini e le donne che soffrono la fame, ben 152 milioni in più di 5 anni or sono.

E in questo calcolo bisogna sempre considerare la nozione e la soglia di povertà definita dalla Banca Mondiale, il venir meno di ogni principio etico e morale nelle attività di studio e di ricerca, del resto la rete è ricca di dati ma se proviamo a chiedere risposte alla Intelligenza artificiale ci imbatteremmo in un muro di reticenza.

Di conseguenza le rilevazioni statistiche e scientifiche in gran parte non sono di aiuto, senza essere accompagnate da note critiche e interpretative, a cogliere le crescenti disuguaglianze economiche e sociali. Ogni ricerca sul web è indirizzata, dai motori di ricerca, a conclusioni affettate e frettolose per allontanare le masse dalla comprensione di una per altro realtà complessa e articolata.

Non può esistere poi una nozione onnicomprensiva di povertà valida per ogni area del Globo, se pensiamo all'Italia la condizione dei poveri assoluti non è paragonabile a quella dei loro simili nell'area africana e dell'Indo Pacifico. E a quanti obiettano la miseria crescente nel nostro paese arrivano le obiezioni costruite ad arte dalla stampa mainstream che parlano di poveri con l'abbonamento alle tv digitali giusto a ricordare l'impoverimento culturale ormai vigente

L'erosione del potere di acquisto salariale, lo smantellamento progressivo del welfare sono realtà acclarate nei paesi a capitalismo avanzato, a tal riguardo pensiamo al tenore di vita di una famiglia media di 30 anni fa, se confronta questa condizione con quella dei nostri giorni potremo trarre conclusioni precise sul deterioramento delle condizioni di vita delle classi medio basse, in Italia ormai 5 milioni di cittadini sono stati costretti a rinunciare alle cure sanitarie per ragioni economiche.

Per troppo tempo abbiamo sottovalutato il ruolo della Banca Mondiale nel giustificare questi processi (e analogo discorso dovremmo farlo per la BCE), sono di aiuto a tal riguardo alcune riflessioni del rapporto Oxfam:

gli economisti Franzini e Raitano ricordano altresì che, se si sottostima l’inflazione dei beni essenziali (cosa che accade per i dati della Banca Mondiale) “si finisce per considerare non di povertà una spesa per consumo che invece lo sarebbe se si tenesse conto dell’inflazione effettiva di quel paniere di beni”. La soglia di povertà internazionale di 2.15 dollari è fissata in parità di potere d’acquisto. Ne segue, per definizione, che “il consumo in valuta nazionale deve corrispondere alla spesa necessaria per acquisire un paniere di beni uguali a quello acquistabile con 2.15 dollari negli Stati Uniti”. Se non si tiene conto dell’inflazione relativa a tale paniere, ma dell’inflazione media, si corre il rischio di sottostimare la povertà. “L’inflazione è misurata come media della variazione dei prezzi di ogni tipologia di beni, ma, all’interno del paniere di consumo medio, i prezzi dei singoli beni possono variare in modo molto eterogeneo, spesso penalizzando in termini di crescita dei prezzi proprio i beni “essenziali” che caratterizzano il consumo dei più poveri”. Misurando l’inflazione dei beni essenziali a partire dagli anni Ottanta e calcolando correttamente la variazione del costo del paniere di beni di sussistenza,

Tra potere assoluto dei monopoli, estrattivismo neo coloniale, privatizzazione dei servizi pubblici, ridimensionamento del welfare nei paesi europei (e i vertici Nato del vecchio continente giudicano immorale accrescere la spesa sociale disinvestendo in armi), trionfo della accumulazione ereditaria, processi di finanziarizzazione dell'economia e la mitologia del merito come legittimazione ideologica delle disuguaglianze proviamo a guardare alla situazione italiana estrapolando alcuni passaggi del Rapporto Oxfam dedicati al nostro paese

il 10% più ricco delle famiglie detiene quasi 3/5 della ricchezza nazionale (59,7%) ,il 20% delle famiglie appartenenti all’ottavo e al nono decile (dal 70° al 90° percentile della distribuzione) è titolare di poco più di 1/5 (22,5%) della ricchezza nazionale; - la metà più povera delle famiglie italiane detiene appena il 7,4% della ricchezza nazionale. Confrontando le consistenze patrimoniali dei diversi gruppi di famiglie italiane a metà del 2024 si evince che:- il 10% più ricco delle famiglie italiane possiede oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera dei nuclei familiari del nostro Paese (il rapporto era pari a 6,3 appena 14 anni fa, alla fine del 2010, il primo anno disponibile nella serie storica di Banca d’Italia);- il 5% più ricco delle famiglie italiane, titolare del 47,7% della ricchezza nazionale, possiede quasi il 20% in più dello stock complessivo di ricchezza detenuta dal 90% più povero delle famiglie italiane.

In Italia esiste un crescente impoverimento della classe medio bassa derivante dalla perdita di potere di acquisto di redditi e pensioni, la cancellazione del Reddito di cittadinanza e la mancata introduzione di un salario minimo sono tra le cause scatenanti del deterioramento delle condizioni di vita di crescenti porzioni della popolazione a cui aggiungiamo la condizione precaria lavorativa e di vita, in termini contrattuali e salariali, presente nel mondo degli appalti e dei subappalti.

Sottoscrivere poi contratti nazionali con aumenti pari a un terzo dell'inflazione determina il progressivo impoverimento di lavoratori dipendenti che pur in presenza dii contratti a tempo indeterminato faticano, e non poco, ad arrivare a fine mese.

Se poi aggiungiamo il caro vita, il caro affitti, la impossibilità di pagare mutui e di rimborsare le banche per i piccoli prestiti accordati, la situazione sociale nei prossimi anni inizierà a farsi preoccupante

La dinamica salariale rappresenta dunque il problema da affrontare tra lavoro povero, basse retribuzioni ed erosione costante del potere di acquisto insieme a un sistema fiscale frammentato e tale da generare disuguaglianze crescenti.

La legge di bilancio appena varata dal Governo Meloni è del tutto inadeguata, gli sgravi fiscali avranno ripercussioni negative sulla tenuta del welfare, diventa strutturale il regime straordinario di tassazione delle plusvalenze derivanti dalla rideterminazione del costo di acquisto di partecipazioni societarie e terreni. Un trattamento di favore con aliquota
del 16%,dentro una sostanziale e paradossale disomogeneità nel sistema di tassazione dei redditi da capitale e redditi diversi.

Lo stato leggero, gli aiuti fiscali ai redditi elevati, la mancanza di una equa ed effettiva tassazione progressiva in tempi brevi accresceranno le disuguaglianze indebolendo ogni efficace intervento pubblico, prova ne sia il fallimento delle misure intraprese contro la povertà pensate solo a ridurre i finanziamenti pubblici alle classi sociali meno abbienti e con la sostanziale riduzione delle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici specialmente nei settori degli appalti.

Se a questo aggiungiamo la devastazione del Servizio Sanitario Nazionale e dell'istruzione pubblica, la inadeguatezza del welfare, possiamo concludere asserendo che le iniziative intraprese dal Governo Meloni vanno nella direzione opposta a quella auspicata: alimenteranno le disuguaglianze, la povertà e la ricattabilità della forza lavoro, per chi non intende accettare questo modello sociale è già pronta la repressione approvando il ddl 1660

Bibliografia

Report_OXFAM_Davos2025_DEF.pdf

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