Ammesso che quella proposta da Draghi sia davvero una misura espansiva (prevedo che la gente comune non se ne accorgerà), forse (!) sarebbe il caso di riflettere sui veri destinatari dei benefici economici implementati dal governo e, soprattutto, sulle ricadute distributive e dunque democratiche delle iniziative disegnate.
Democratiche perché concentrare le risorse nelle mani di alcuni attori consentirà a questi di adoperarle per incidere nei processi democratici.
Ad ogni modo, l'abbattimento del costo del lavoro viene sempre presentato come una misura pro-labour, ma è davvero così? Esattamente come gli incentivi alle assunzioni che spesso vengono pompati nel mercato del lavoro per drogarlo. In questo Renzi è stato ineguagliabile in occasione del suo Jobs Act.
E questo ultimo elemento dovrebbe insospettirci: vi pare un tipo che ha a cuore le esigenze dei lavoratori?
Spesso questo fiume di risorse, che nel nostro modello di politica economica provengono esclusivamente dallo sforzo della collettività, viene riversato nelle casse dei grandi gruppi multinazionali con effetti redistributivi tutt'altro che progressivi (il mio solito feticismo costituzionale).
Parliamo di grandi gruppi che in molti casi avrebbero comunque assunto. Chi è dunque il reale beneficiario?
Non sarebbe meglio aiutare la piccola e media imprenditoria? Quantomeno riservare i benefici solo alle aziende in difficoltà economica? Versare direttamente in busta paga?
Non basta fermarsi ad osservare l'iniezione delle risorse: tocca capire chi se le mangia e se è giusto che lo faccia.
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