Le narrazioni ucraine si iniziano a contraddire

di Dmiti Kovalevic, 18 marzo 2022

I rapporti ucraini sulla situazione a Mariupol rivelano divergenze. Ci sono due linee, entrambe ucraine: quella del battaglione Azov e quella delle autorità di Kiev.

1) I neonazisti di Azov che sono intrappolati nella città chiedono disperatamente aiuto. Chiedono di sbloccare la città. Lanciano appelli in varie lingue a tutta la comunità mondiale affinché faccia tutto il possibile per liberare i “difensori dell'Ucraina”. Dicono: “Non vogliamo diventare eroi postumi". Ma il consigliere di Zelensky, Arestovich, dice che non c'è possibilità di farli uscire perché le truppe ucraine sono piuttosto lontane e il loro movimento verso Mariupol le renderebbe un facile bersaglio. “Non c'è una via militare per salvarli", dice il consigliere e chiede di fermare questi appelli irresponsabili.

2) Il battaglione Azov a Mariupol sostiene che diversi civili sono morti durante l'attacco al teatro d’arte drammatica della città, e fa appello a un intervento della comunità mondiale. Ma il sindaco ucraino di Mariupol, S. Taruta, ha detto ieri che i civili erano nei sotterranei, e vivi.

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Delle due versioni, è importante ribadire come la stampa italiana filo Nato corra dietro alle false flag dei nazisti Azov che mirano a scatenare la terza guerra mondiale. Sul teatro di Mariupol anche la notizia delle "130 persone estratte vive" suscita perplessità vista la totale assenza di immagini dei sopravvissuti.

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