Di Roberto Buffagni
Contro le mie abitudini, ieri ho guardato la TV. Ho curiosato via internet, e ho seguito i vari programmi dedicati alla guerra in Ucraina trasmessi negli ultimi giorni, soffermandomi soprattutto sui pareri delle persone più competenti in materia strategica e militare.
Salvo errore, dal dibattito manca un dato essenziale per comprendere il contesto della guerra in Ucraina.
Vengono spesso proposte le seguenti affermazioni:
1. I russi hanno sottovalutato la resistenza e la volontà di combattere ucraine. Per questo l’offensiva stenta a concludersi, ed è in ritardo sulla tabella di marcia, che prevedeva un rapido successo in seguito al collasso delle FFAA nemiche.
2. È dunque decisivo sostenere le FFAA ucraine con l’invio di armi
3. Se adeguatamente sostenuta dai paesi amici, l’Ucraina può vincere il conflitto con la Russia.
Davvero la direzione politica e militare russa ha sottovalutato la resistenza ucraina e ha mal concepito il piano di operazioni?
Un argomento a favore di questa tesi potrebbe essere il fatto che il corpo di spedizione russo è composto da circa 180.000 effettivi, mentre le FFAA ucraine ne contano circa 200.000 .
I russi, dunque, sono in lieve inferiorità numerica. È ben noto – lo si trova in tutti i manuali tattici – che il rapporto di forze tra attaccante e difensore sufficiente a compensare il vantaggio della difesa è di almeno 3:1; meglio ancora, di 5:1.
L’inferiorità numerica russa, in effetti, ha esposto il corpo di spedizione attaccante a diverse piccole sconfitte tattiche e ne ha rallentato l’avanzata, perché ovunque si renda necessario attaccare posizioni ucraine ben difese, specie nelle città, le FFAA russe mai possono contare su un’immediata, netta superiorità numerica, e devono attendere che si consolidi la conquista di una porzione di territorio adiacente per spostare gli effettivi bastevoli al nuovo attacco. È una situazione che non solo rallenta l’avanzata russa, ma costa un più elevato numero di perdite agli attaccanti.
I russi, insomma, hanno conquistato rapidamente la superiorità operativa – interrotta la coesione delle unità ucraine, disarticolata la catena di comando e controllo, per così dire “imbastita” una complessa manovra di accerchiamento su molteplici direttive – ma non hanno conquistato la superiorità tattica in tutto il teatro di operazioni. Questo non compromette il risultato finale del conflitto, perché salvo imprevisti veramente grossi le FFAA ucraine non sono più in grado di coordinare una controffensiva generale, riprendendo l’iniziativa che è saldamente in mano russa fin dai primissimi giorni.
Conquistata la superiorità operativa, i russi avrebbero bisogno di una sola cosa, per conquistare anche la superiorità tattica in tutto il teatro di operazioni, e concludere rapidamente il conflitto senza travolgere i civili ucraini sotto una tempesta di fuoco: più uomini. Li hanno? Sì, li hanno.
In Ucraina, i russi stanno impiegando circa il 15% del totale dei loro effettivi. Anche senza mobilitare i coscritti e le riserve, impegnando soltanto i militari di carriera, i russi potevano, e tuttora possono, impegnare in Ucraina altri 100-200.000 soldati.
Perché i russi non hanno impiegato più uomini per invadere l’Ucraina? Perché hanno sottovalutato la volontà di combattere del nemico? Perché lo SM russo ha sbagliato i piani? E se è così, perché la direzione militare russa non rimedia al suo errore inviando subito consistenti rinforzi? Sono ormai passati venti giorni dall’inizio delle ostilità, e l’Ucraina confina con la Russia, né vi sono ostacoli geografici all’afflusso di nuove truppe in un territorio tutto pianeggiante, percorso da strade comode e sicure.
La Russia ha impegnato in Ucraina soltanto il 15% dei suoi effettivi, e tuttora non li rinforza in misura rilevante, perché il restante 75% degli effettivi russi è stazionato nelle sue basi permanenti per essere dispiegato in caso di guerra contro la NATO.
È questo il dato essenziale che, salvo errore, manca dal dibattito italiano. È un dato essenziale perché illustra i seguenti fatti:
1. Non è vero che i russi abbiano sottovalutato la resistenza ucraina, o che il piano operativo sia mal concepito. Possono certo esservi stati, come sempre accade, errori e sottovalutazioni, ma sono marginali e correggibili. Questa è un’operazione condotta con il minimo delle forze necessarie perché i tre quarti delle forze russe devono restare disponibili per l’eventuale allargamento del conflitto alla NATO.
2. Non è vero che l’Ucraina può vincere da sola se i paesi amici la sostengono con l’invio di armi. Già ora le FFAA ucraine sono in netto svantaggio sul campo. Possono aggiudicarsi vittorie tattiche, ma non riprendere l’iniziativa sferrando una controffensiva generale. Qualora miracolosamente vi riuscissero, i russi potrebbero rinforzare il corpo di spedizione con altri 100-200.000 uomini; e se ve ne fosse assoluta necessità, potrebbero riversare sull’Ucraina una tempesta di fuoco dal cielo e da terra. L’esito militare del conflitto in Ucraina, insomma, è predeterminato.
Ma soprattutto, questo dato essenziale illustra che i russi non bluffano. I russi sono già pronti a un conflitto diretto con la NATO.
Sono pronti al conflitto convenzionale, e siccome nessuno può escludere che un conflitto diretto Russia – NATO degeneri in un conflitto nucleare, sono senz’altro pronti anche a questa eventualità.
Le massime autorità russe, d’altronde, hanno chiaramente e ufficialmente detto sin dall’inizio delle ostilità, di essere pronti a tutte le eventualità.
Ma qui, a quanto pare – nel dibattito italiano, ma anche purtroppo nel dibattito europeo e americano – molto pochi o quasi nessuno presta ascolto ai russi, che parlano chiaro ma parlano al muro.
Mi sembra decisamente il caso di cominciare ad ascoltarli.
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