I paladini del libero mercato hanno deciso di fissare un tetto al prezzo del petrolio russo. Netto il commento di Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali con sede a Vienna: secondo il diplomatico russo l’occidente è è il principale nemico dell'economia di mercato.
"L'Occidente è il principale nemico dell'economia di mercato. Vogliono stabilire un tetto massimo di prezzo sulle importazioni di petrolio e gas russo. L'Occidente ha esteso il totalitarismo alla sfera economica. Sforzi infruttuosi. Mosca ha già detto che non esporterà petrolio e gas a queste condizioni", ha scritto sul suo account Twitter.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg, l'Unione Europea, in coordinamento con il G7, sta studiando un tetto massimo di prezzo per il petrolio russo a un livello di 65-70 dollari USA al barile.
La Russia ha già fatto sapere che bloccherà le esportazioni a quei paesi che imporrano un tetto al prezzo. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha dichiarato che Mosca non esporterà petrolio nei Paesi che imporranno un tetto al prezzo del petrolio. "Il prezzo dovrebbe formarsi con i mezzi del mercato, sulla base dell'equilibrio tra domanda e offerta", ha dichiarato in occasione del forum della Settimana dell'energia russa.
Lo scorso 12 di ottobre, il presidente Vladimir Putin ha affermato che Mosca non ha intenzione di pagare per la prosperità altrui e di esportare le proprie risorse energetiche a chi impone un tetto ai prezzi. Ha definito la pratica dei massimali di prezzo "trucchi di carte" e "palese ricatto". Inoltre, nel suo discorso alla Settimana dell'energia russa, il presidente ha avvertito che la fissazione di un tetto al prezzo del petrolio comporta il rischio di fissare un tetto al prezzo in altri settori, il che è dannoso per l'economia di mercato globale e per il benessere di miliardi di persone.
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