PICCOLE NOTE
l'Agenzia polacca per l’energia atomica ha smentito le voci su un innalzamento del livello di radiazioni sul proprio territorio. Tale allarme si è propagato in rete dopo le due potenti esplosioni registrate il 13 maggio a Khmelnytskyi, in Ucraina, che hanno distrutto altrettanti depositi di munizioni.
La paura era dilagata a motivo della forma delle esplosioni, il minaccioso fungo atomico, che ha creato la suggestione che a essere presi di mira dai russi fossero i proiettili all’uranio impoverito inviati dalla Gran Bretagna a Kiev, destinati a bucare i carri armati russi. Ma l’esplosione non avrebbe prodotto funghi atomici.
Inoltre, l’Agenzia atomica polacca ha spiegato che sì, “c’è stato davvero un aumento delle radiazioni elettromagnetiche in città [a Khmelnytskyi], due giorni prima dell’attacco. Ma, stiamo parlando di un piccolo incremento, del tipo che a volte si può osservare nei giorni di pioggia”. E ha concluso spiegando che non si registra nessuna anomalia radioattiva sul suolo polacco.
Qualche spiegazione in più si poteva certo spendere, perché la conferma che a Khmelnytskyi si è registrato un livello più alto di radiazioni prima dell’attacco potrebbe indurre a pensare che in città fossero arrivati i proiettili in questione.
Certo, il sospetto poteva essere fugato in fretta se si fosse esplicitato che le radiazioni emesse dall’uranio impoverito sono dello stesso tipo di quelle che si registrano in costanza di temporali, ma a un non addetto ai lavori tale equivalenza suona di non facile comprensione.
Né il fatto che non si registri radioattività in eccesso in territorio polacco fuga la possibilità che invece tale incremento possa essere avvenuto sul suolo ucraino, cosa che le autorità di Kiev eviterebbero di annunciare urbi et orbi per non essere linciate dalle folle inferocite.
Ma al di là del dato, e prendendo per buona la smentita, tale Fake news virale ha messo in luce un pericolo reale e ineludibile.
Altre volte Usa e Nato hanno usato i proiettili all’uranio impoverito, in particolare in Iraq e nella ex Jugoslavia, causando patologie ai civili. Tale connessione è ormai evidente, anche se è sussurrata per non dar fastidio ai potenti.
Così citiamo, per puro caso, l’Enciclopedia Britannica: “Dopo la Guerra del Golfo Persico sono state sollevate domande circa l’impatto dell’uranio impoverito sulla salute umana e sull’ambiente. Alcuni scienziati, esperti medici e veterani della Guerra del Golfo ritengono che l’esposizione causi una varietà di problemi di salute, compreso il cancro“.
“I veterani europei della NATO del conflitto bosniaco hanno mosso accuse simili. In Iraq sono stati segnalati tassi elevati di cancro e difetti alla nascita tra i civili in aree che hanno visto pesanti combattimenti durante la Guerra del Golfo Persico e la Guerra in Iraq, sebbene alla conclusione di quest’ultima guerra, la connessione tra quei rapporti e l’uranio impoverito non sia stata indagata” [già nessuna indagine, per i motivi suddetti…].
Nell’ex Jugoslavia sono invece state fatte indagini. Sempre la Britannica: “L’Organizzazione mondiale della sanità ha identificato una serie di località in Bosnia e in Kosovo che richiedono decontaminazione”.
Ma tanto a soffrire e morire saranno civili, tra cui bambini e bambine, ucraini. Poco male per i cittadini europei, avranno pensato in Gran Bretagna, applicando all’Ucraina lo stesso metro dell’Iraq e dell’ex Jugoslavia.
Resta, però, che i russi hanno armi e intelligence leggermente diversi dai due Paesi suddetti e siano alquanto irritati per la fornitura di tali proiettili. E stanno cercando in tutti i modi di eliminarli prima che arrivino al fronte.
Se riescono, l’esplosione dei magazzini di stoccaggio farà disperdere la radioattività nell’aere e i venti la porteranno lontano. Forse molto lontano. Per tacer del grano ucraino, esportato in tutto il mondo… do you remember Chernobyl?
Certo si può contare sulle rassicurazioni britanniche, le quali, nell’inviare i proiettili all’uranio a Kiev, hanno spiegato come la Royal Society ha assicurato che l’impatto sulla salute causato dall’uso dei proiettili all’uranio impoverito sarà “probabilmente basso” (Sky).
In effetti, la Royal Society ha fatto due studi su tale tema (primo e secondo), che sono stati usati dal Pentagono, al tempo della guerra irachena, per affermare che tali proiettili erano innocui.
Peccato che il Guardian, al tempo, pubblicò una secca smentita: “La [Royal] Society, la più importante istituzione scientifica britannica, è infuriata con il Pentagono che ha affermato di avere il suo sostegno nel ritenere che l’uranio impoverito non è pericoloso”.
“In realtà, ha affermato la Society, sia i soldati che i civili sono in pericolo, sia a breve che a lungo termine. I bambini che giocano in siti contaminati sono particolarmente a rischio“.
A rivelare la boutade delle autorità britanniche è il sito Declassified Uk, il quale si è peritato di chiedere alla Royal Society se avesse fatto altri studi che, smentendo quelli passati, confermassero le attuali rassicurazioni sul tema delle autorità del loro Paese.
La risposta della Royal Society alla sollecitazione di Declassified Uk è stata un secco “no”: “Non abbiamo aggiornato o pubblicato su questo argomento dopo quegli studi”. Se queste sono le rassicurazioni…
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