L’editoriale del New York Times di ieri sulla necessità di un dibattito aperto sulla guerra ucraina cade come un fulmine a ciel sereno, anche se di sereno in giro c’è ben poco. La nota ripete gli usuali topos narrativi, né ci si può aspettare che un intervento tanto autorevole sconfessi le linee guida alle quali si è attenuto tanto ferocemente, che sono la necessità di sostenere fermamente l’Ucraina, il rischio dell’effetto domino, la prospettiva di un ausilio a lungo termine a Kiev, la convinzione che spetta agli ucraini decidere etc.
E però, contiene alcuni cenni importanti. Riportiamo: “Sostenere fermamente l’Ucraina, tuttavia, non esclude un dibattito aperto sulla portata e la durata del sostegno americano o su come la guerra possa finire. Al contrario, un impegno di questa portata e conseguenze richiede un dibattito per giustificare il sostegno”.
Quindi, il cenno sulla necessità di porre dei limiti a tale ausilio: “L’amministrazione Biden ha già posto alcuni limiti al proprio sostegno all’Ucraina in questo conflitto, ed è necessario calibrare continuamente il sostegno rispetto a tali limiti. L’amministrazione ha giustamente insistito, ad esempio, sul fatto che non aiuterà l’Ucraina ad attaccare Mosca o in qualsiasi altro modo che possa trascinare la NATO in una guerra diretta con la Russia”.
“Ma ci sono altre domande con cui confrontarsi: una massiccia disfatta delle forze russe spingerebbe la Russia a schierare armi nucleari tattiche? Quali sarebbero le conseguenze se si permettesse agli alleati della NATO di fornire all’Ucraina aerei da combattimento F-16 ? Mentre gli F-16 migliorerebbero notevolmente la capacità dell’Ucraina di contrastare gli attacchi missilistici russi [possibilità molto relativa ndr], velivoli tanto sofisticati rappresentano anche un’escalation qualitativa delle capacità militari dell’Ucraina, quindi la NATO dovrà considerare attentamente quali delle capacità letali del jet includere nell’accordo” [gli F-16, infatti, possono essere armati con testate nucleari ndr].
“Biden e i suoi consiglieri dovrebbero anche essere più sinceri con l’opinione pubblica americana riguardo a ciò che non sanno sulla durata di questo conflitto e sul suo esito. Le guerre sono imprevedibili, e questa ha preso molte svolte sorprendenti“. Considerazioni, queste ultime, interessanti perché toccano una delle più alte criticità di questa guerra: la possibilità di uno scontro termonucleare.
Tale possibilità è incrementata ultimamente dai segnali di un ripensamento degli americani riguardo la fornitura di missili a lungo raggio ATACMS, finora negati. Probabile che l’ulteriore escalation, se ci sarà, sarà modulata, magari diminuendo la gittata dei missili com’è avvenuto per gli HIMARS e annunciando una fornitura limitata. Ma è un segreto di pulcinella che i limiti agli armamenti imposti dai fornitori NATO vengono poi elusi facilmente dai tramiti e dagli utilizzatori finali.
La settimana prossima Zelenky volerà a New York e incontrerà Biden. Possibile che il presidente americano colga l’occasione per annunciare al mondo la fornitura degli ATACMS.
Ciò oscurerebbe il fallimento della controffensiva ucraina, rilanciando le sue possibilità di una vittoria sui russi – impossibile – a una nuova controffensiva primaverile, con la vittoria assicurata dalle nuove armi magiche (lo si diceva anche per i javelin, gli HIMARS, i Leopard etc).
L’annuncio avrebbe anche uno scopo di stretta politica interna, quello di ricompattare il partito della guerra americano attorno al senescente presidente – la cui ricandidatura sta vacillando che in tal modo inizierebbe la lunga strada verso la rielezione.
Resta, quindi, la possibilità di un’ulteriore escalation, che si basa sull’ennesimo azzardo, che suona così: dal momento che la Russia non ha reagito in maniera dura alle escalation precedenti, si presume che chiuderà un occhio anche su questa.
Qualcuno dovrebbe spiegare agli strateghi americani che approcciare una guerra come fosse una partita di poker non è il massimo dell’intelligenza. “Le guerre sono imprevedibili”, annota appunto il New York Times citato, e giocare d’azzardo in uno scenario tanto imprevedibile e tanto a rischio è inaccettabile.
Tutti sanno come sono iniziate le due guerre mondiali, ma nessuno dei leader politici del tempo aveva contezza di quanto sarebbe avvenuto al momento in cui si compivano passi verso tale sviluppo.
Lo stesso Hitler invadendo la Polonia aveva compiuto un azzardo, immaginando che nessuno sarebbe corso in aiuto di Varsavia com’era avvenuto in precedenza per l’annessione dei Sudeti e l’Anschluss…
Concludiamo riportando quanto ricorda Responsible Statecraft: “Nel luglio 2022, Jake Sullivan [Consigliere per la Sicurezza nazionale ndr] disse che l’invio di missili a lungo raggio all’Ucraina avrebbe rischiato di porre gli Stati Uniti e la Russia ‘sulla via della terza guerra mondiale’”. Siamo alla follia conclamata.
N.B. nella foto di copertina il lancio di un missile ATACMS.
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