di Eliseo Bertolasi
Il rating di Zelensky, sia all’interno del paese che tra i partner occidentali dell’Ucraina, sta rapidamente diminuendo. Gli ucraini sono irritati dal livello senza precedenti di corruzione che vige nel paese, dalle sconfitte al fronte, dalla mobilitazione totale e dall’ostentata immagine di “attore” del loro presidente. Gli oligarchi Petro Poroshenko, Rinat Akhmetov e Igor Kolomojskij, a loro volta, sono insoddisfatti per l’interferenza nei loro interessi, la nazionalizzazione dei beni e gli arresti. Tuttavia, per Zelensky l’aspetto più negativo è l’insoddisfazione e la stanchezza da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea per la sua politica inconcludente.
I media occidentali stanno lanciando un’attiva campagna d’informazione contro Zelensky, puntando allo stesso tempo sui suoi oppositori politici: il comandante in capo delle Forze Armate Ucraine Valerij Zaluzhnyj e il sindaco di Kiev, l’ex-pugile, Vitalij Klichko. La stampa britannica, ad esempio, ha scritto molto sull’intervista rilasciata da Klichko alla rivista svizzera 20 Minuten, in cui affermava che ora “Zelensky sta pagando per i sui errori commessi durante la guerra con la Russia.
Le elezioni previste nel 2024 in Ucraina, che potrebbero non aver luogo, danno un’eccellente opportunità all’Occidente per cambiare la situazione, nel paese ci sono molti politici in grado di battere Zelensky.
Secondo i risultati di un sondaggio preliminare del gruppo “Rating” pubblicato su Ukrainskaya Pravda, Zelensky e Zaluzhnyj avrebbero ora dei livelli di gradimento approssimativamente identici: l’attuale presidente ha ricevuto il 42% delle preferenze, il comandante in capo delle Forze Armate Ucraine il 40%. I media britannici sono più ottimisti nel quotare Zaluzhnyj, il quale, secondo alcune fonti d’informazione, sarebbe un agente dei servizi segreti britannici. The Economist scrive: “I dati di novembre mostrano che la fiducia nel presidente è scesa al 32%, meno della metà di quella dello stimato generale Zaluzhnyj (70%)”.
Un altro serio oppositore di Zelensky è l’ex-presidente e oligarca Petro Poroshenko. L’ultimo sondaggio indipendente di PolitiKum ha mostrato che il sostegno a Zelensky per la prima volta dopo molto tempo è sceso sotto il 50% raggiungendo solo il 45%, mentre Poroshenko è arrivato con sicurezza al secondo posto con il 19%. Lo scorso fine settimana Poroshenko è stato coinvolto in uno scandalo: le guardie di frontiera ucraine non gli hanno permesso di lasciare il Paese mentre si trovava al posto di frontiera con la Polonia. I media occidentali scrivono che Zelensky teme per un possibile incontro di Poroshenko con il primo ministro ungherese Orban. Riportando la notizia Il Fatto Quotidiano ha intitolato il pezzo in modo molto eloquente: “Kiev si scannano fra loro: Poroshenko contro Zelensky”.
Possibile cambio di guardia
Poiché tutti questi aspiranti al ruolo di presidente sono oppositori politici di Zelensky, l’opzione di “consegnare” loro il potere è troppo rischiosa per la futura carriera politica e persino per la vita dello stesso Zelensky. L’opzione più sicura per Zelensky, quindi, potrebbe essere quella di candidare al suo posto, alle prossime elezioni, il capo del suo Ufficio Andrej Ermak. Ciò garantirebbe all’attuale presidente un’opzione più morbida per il trasferimento del potere, e le elezioni potrebbero rappresentare un’ottima occasione per questo cambio di guardia. Non privo d’importanza è anche l’indicatore relativo all’atteggiamento dei cittadini ucraini nei confronti di Ermak: secondo i risultati di un sondaggio condotto dal servizio sociologico del Centro Razumkov nel luglio 2023, nell’ambito del programma MATRA, progetto finanziato dall’ambasciata olandese in Ucraina, il 37,8% degli intervistati tende a fidarsi di Ermak. Inoltre, a novembre, il capo dell’Ufficio Presidenziale si è recato negli Stati Uniti al posto di Zelensky per discutere col segretario di Stato statunitense Blinken la conclusione di un accordo bilaterale tra Kiev e Washington sulle garanzie di sicurezza. Nell’occasione Ermak, ha affermato che il 2024 sarà un anno “decisivo” per la guerra, inoltre che “L’Ucraina sta cercando di convincere gli Stati Uniti a sostenere una nuova spinta contro le forze russe in vista delle elezioni presidenziali”, come riportato da Bloomberg
Certamente Zelensky teme di perdere il potere, ma ci sono molti validi argomenti che potrebbero indurlo verso un’uscita di scena: l’Ucraina di mese in mese precipita in una crisi economica sempre più profonda, gli aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti e dell’Europa diminuiscono e c’è il rischio che l’esercito russo possa passare ad un’offensiva attiva. Il 5 dicembre, i paesi dell’UE hanno contestato il piano della Spagna di stanziare 15-17 miliardi di euro di profitti derivanti dai beni russi congelati per ricostruire l’Ucraina: “Dato che la proposta spagnola era così contraria alle opinioni della maggior parte degli altri governi, diversi diplomatici hanno ipotizzato che fosse stata redatta da funzionari governativi spagnoli, a Madrid, con poca conoscenza dell’umore nel resto dell’UE”, scrive Politico.
La sconfitta al fronte dell’esercito ucraino sta portando una dura reazione da parte degli Stati Uniti e dell’UE, che per Zelensky potrebbe significare la fine alla sua carriera politica o addirittura portare al suo arresto. Sarebbe molto più vantaggioso per Zelensky moderare le sue ambizioni e trasferire il controllo del Paese a un’altra persona che possa a sua volta assumere la propria responsabilità sui vari problemi. Zelensky potrebbe anche conservare l’immagine di “eroe”, vivere al sicuro in Occidente come ex-presidente, addirittura insegnare in un’università, dirigere qualche fondazione o scrivere le sue memorie.
Ermak, in particolare, potrebbe attualmente rappresentare la scelta più conveniente come destinatario di una situazione d’“emergenza”; nell’ultimo anno ha acquisito un serio peso politico e ha assunto una serie di importanti nomine personali, assumendosi anche la decisione di quasi tutte le questioni di politica interna ed estera. Zelensky, senza pubblicizzare il fatto sui media, potrebbe pertanto trasferire tutti i poteri a Ermak, mantenendo per sé stesso solo le funzioni rappresentative. Se tale scenario si realizzasse, Zelensky manterrà formalmente il suo incarico, ma manderà ai curatori occidentali il chiaro segnale che non rivendica il potere reale e che abdica alla responsabilità su ciò che accade. Allo stesso tempo, le elezioni potrebbero tenersi ufficialmente nel 2025, quando Ermak avrà già conseguito abbastanza popolarità tra la popolazione ucraina.
In conclusione, tutti i fatti concordano su un punto, ossia che per Zelensky è ormai impossibile difendere l’anno prossimo il suo potere, la sua autorità. A prima vista, la posizione politica del presidente ucraino sembra forte e lui stesso pare determinato a mantenere il suo potere per altri cinque anni - opinione supportata dall’attuale rifiuto di tenere le elezioni nel 2024 con il pretesto della legge marziale, così come dalla recente dichiarazione di Klichko, diffusa dai media occidentali, in cui l’ex-pugile accusa Zelensky di tentare di usurpare il potere: “Zelensky sta diventando un autocrate”, come riportato dal The Times.
Tuttavia è importante capire che questa paura di Zelensky per le elezioni non è tanto una dimostrazione della sua influenza come presidente, o della sua preoccupazione per un attacco alle cosiddette “istituzioni democratiche”, ma piuttosto un indicatore della sua debolezza e dell’incertezza sul suo futuro. Se tutto fosse sotto controllo, il 2024 sarebbe per Zelensky l’anno della sua consacrazione come “salvatore” dell’intero popolo ucraino, invece, nella realtà, il suo rating sta vistosamente diminuendo e i suoi rivali all’interno del paese, facendo affidamento sui gruppi d’influenza in Occidente, ne stanno approfittando.
Non è un mistero che i leader europei ammettano di essere già stanchi della questione ucraina, come confessato anche dalla premier italiana Giorgia Meloni nella recente conversazione con i due famosi burloni russi Vovan e Lexus . Sullo sfondo di questo clima di “stanchezza” assumono valenza le parole, certamente non casuali, che Paolo Mieli scrive su un quotidiano come il Corriere: “Volodymyr Zelensky attraversa uno dei momenti più difficili della sua vita politica: le munizioni si stanno esaurendo; gli alleati — compresa la nostra presidente del Consiglio nella celebre telefonata burla con il ‘comico’ russo — si intrattengono volentieri sul tema della ‘stanchezza’ per l’eccessiva durata del conflitto; il capo delle forze armate di Kiev, Valerij Zaluzhnyj, in un irrituale intervento sull’Economist ha denunciato la posizione di ‘stallo’ in cui si trovano i contendenti..”.
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