La Confederazione Generale del Lavoro (CGT) dell'Argentina ha portato a compimento questo mercoledì una massiccia mobilitazione al Congresso di Buenos Aires, con una cerimonia di chiusura nel quadro dello sciopero generale e nazionale contro il “decreto” del presidente Javier Milei.
I massimi dirigenti dei principali sindacati hanno tenuto un discorso davanti alla folla che ha riempito la Piazza del Congresso, e la protesta si è conclusa con la lettura di un documento che avverte il Governo che non accetterà la perdita dei diritti dei lavoratori contenuta nel Decreto di Necessità e Urgenza (DNU), emesso a dicembre dal governo ultraliberista di Javier Milei.
"Oggi vediamo come il governo cerca di rompere il contratto sociale attraverso politiche e riforme che cercano solo di cancellare i diritti e le conquiste del popolo argentino. Riaffermiamo la nostra convinzione sull'importanza del dialogo sociale come unico strumento per crescere con equità, e che ci permetta di sviluppare una strategia sostenibile per raggiungere sviluppo, produzione e lavoro dignitoso, con giustizia sociale".
Nella dichiarazione intitolata "In difesa dei diritti civili, sociali e lavorativi della nostra nazione", la CGT ha elencato una serie di contraccolpi che si verificherebbero in materia economica e lavorativa se la DNU e la cosiddetta "legge omnibus", presentate dall'Esecutivo per deregolamentare l'economia e ridurre l'intervento statale, fossero approvate.
???? #REITERAMOS | “En Defensa de los derechos civiles, sociales y laborales de nuestra Nación”
— Radio 10 - AM 710 (@Radio10) January 24, 2024
????? El documento de la CGT reclama que “el Gobierno busca romper con el contrato social mediante políticas y reformas que solo buscan avasallar las conquistas del pueblo argentino”#R10 pic.twitter.com/J2nAJedD5B
Oltre alla CGT, hanno partecipato, tra gli altri, la Centrale Operaia dell'Argentina (CTA), organizzazioni sociali e politiche della sinistra e del peronismo, movimenti per i diritti umani.
La protesta annunciata dalle centrali sindacali, con epicentro nella capitale Buenos Aires e un evento davanti al Congresso Nazionale, ha avuto repliche in altri centri urbani del paese sudamericano come Córdoba, Rosario, Mendoza, San Salvador de Jujuy, Ushuaia, Mar del Plata, San Carlos de Bariloche, San Luis e Posadas, come riferito dall’agenzia di stampa Telam.
Il quotidiano Pagina|12 ha definito la giornata di protesta contro il fanatismo neoliberista di Milei come storica e sorprendente. Una manifestazione guidata dallo slogan “la Patria non è in vendita”.
"L'Argentina non rinuncia alla giustizia sociale", hanno scandito insieme ai manifestanti le Madri di di Plaza de Mayo, che hanno definito anch’esse “storica” la protesta di massa contro il neoliberismo selvaggio di Milei che minaccia di gettare l’Argentina nel caos.
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