Rafah e CIG: i rapporti tra Egitto e Israele ad un punto di svolta?

13 Maggio 2024 12:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

L’Egitto è stata la prima nazione araba a riconoscere Israele nel 1978. I due paesi firmarono a Camp David, negli Stati uniti d’America, un accordo storico che prevedeva che Israele restituisse la penisola del Sinai conquistata all’Egitto nella guerra del 1967 in cambio della pace. Il trattato limitava anche il numero di truppe di stanza al confine tra Egitto e Gaza, che all’epoca era controllata da Israele.

La decisione dell'Egitto di chiedere di essere incorporato nel procedimento contro Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia a causa del rischio di genocidio a Gaza, può diventare epocale per lo scacchiere del mediterraneo orientale.

La relazioni tra Israele ed Egitto si sono incrinate già dal 7 ottobre scorso con l’inizio dell’offensiva di Israele contro la Striscia di Gaza, in seguito all’operazione del gruppo della Resistenza palestinese, Hamas, denominata ‘Tempesta di Al Aqsa.

Se queste tensioni erano latenti, sono esplose ieri, con la miccia innescata lunedì scorso, quando Israele ha preso il controllo del valico di Rafah. Ieri pomeriggio, è emerso, quindi, il comunicato del Ministero degli esteri egiziano: "L'Egitto annuncia la sua intenzione di intervenire formalmente per sostenere la denuncia del Sudafrica contro Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) per indagare sulle violazioni da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza", si legge nel documento rilanciato dall’agenzia Reuters.

Il governo egiziano ha confermato di aver deciso di presentare la petizione pochi giorni dopo le nuove azioni israeliane contro la città di Rafah, al confine con l’Egitto, che a loro volta hanno costretto i palestinesi a “fuggire” e alla fine hanno creato “condizioni inabitabili a Gaza, una chiara violazione del diritto internazionale umanitario e della Quarta Convenzione di Ginevra.”

Secondo la nota del ministero degli Esteri egiziano, la richiesta del Paese arabo "si verifica alla luce dell'aggravarsi della gravità e della portata degli attacchi israeliani contro i civili palestinesi nella Striscia di Gaza, e della continua perpetrazione di pratiche sistematiche contro il popolo palestinese".

Venerdì scorso, il Sudafrica ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia ulteriori misure, nonché una revisione di quelle precedenti, tenendo conto dell'offensiva militare israeliana sulla città di Rafah, e ha denunciato il "disprezzo" israeliano per quelle emanate in gennaio e marzo, che sono state “ignorate” e “violate”, favorendo una “escalation della catastrofe umanitaria” attraverso un “assalto militare totale”.

Il 26 gennaio scorso, la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha ordinato a Israele di adottare “tutte le misure a sua disposizione” per prevenire “atti di genocidio” nella Striscia di Gaza. Ma Israele ignora la decisione dell’entità internazionale e continua il massacro degli abitanti di Gaza.

Sebbene Egitto e Israele abbiano attraversato momenti difficili da quando è stato firmato il trattato di Camp David, la decisione egiziana di unirsi alla denuncia dell’ICJ, rende questa fase il periodo peggiore nelle relazioni tra Tel Aviv ed Il Cairo da quando Abdel Fatah al-Sisi è salito al potere dieci anni fa.


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