di Claudia Carpinella - Piccole Note
Nella regione di Karkhiv la Russia continua a guadagnare terreno, soprattutto , dove delle fortificazioni difensive in progetto non vi è neppure l’ombra. Già, perché stando a quanto riporta l’esperta ucraina in anticorruzione Martyna Bohuslavets, in un articolo sul media ucraino Pravda, sarebbe andata a segno una vera e propria truffa delle trincee.
Ben sette miliardi di grivnie – l’equivalente di circa 163 milioni di euro – erano state stanziate per un progetto ben preciso: costruire delle fortificazioni nella zona a nord-est del Paese, per tentare di sbarrare il passo all’esercito russo, che proprio lì sta avanzando in questo momento. Eppure, come denuncia la Bohuslates, tutti quei soldi sarebbero stati trasferiti dall’OVA di Kharkiv – organo per gli affari militari della regione – a società fittizie e di copertura che, ovviamente, non hanno mai aperto un cantiere per iniziare i lavori.
A “vincere”, si fa per dire, i contratti multimilionari non sono state società ben strutturate e affidabili, anzi, tutto il contrario. Si tratterebbe di aziende private appena registrate, con a capo degli “imprenditori” che, con buone probabilità, neppure sanno di esserlo. È uno strano caso quello delle teste di legno usate dagli speculatori per accaparrarsi gli appalti della difesa: “Non sembrano uomini e donne d’affari di successo – scrive l’esperta su Pravda Ucraina. Difatti, hanno decine di casi giudiziari alle spalle, dal furto di whisky alla violenza domestica. Alcuni di loro, sono stati privati persino dei diritti sui figli e hanno avuto procedimenti penali per frodi bancarie”.
Andando più a fondo nella vicenda, l’esperta ucraina evidenzia due casi specifici di donne prestanome. Il primo è quello di Natalia K., “imprenditrice” della Satisbud, che ha ottenuto un appalto da oltre 50milioni di grivnie. La donna, che ha alle spalle una serie di casi giudiziari, tra cui violenza contro il marito e privazione della potestà genitoriale, “attualmente lavora in campagna”.
E ancora, c’è Victoria S., a cui risulta intestata la Hertz Industry Llc – azienda registrata a giugno dello scorso anno. Nel giro di dieci mesi, Smolyak avrebbe fatto fortuna con gli appalti per la fornitura di legname (necessario per costruire le fortificazioni), guadagnando decine di milioni di grivnie. Anche lei, però, nella realtà farebbe tutt’altro che l’imprenditrice, piuttosto “l’operaia in uno stabilimento metallurgico di Dnipro”.
Analizzando tutti i casi dei prestanome, la Bohuslavets ha ipotizzato la strategia messa in atto per selezionare delle teste di legno precise. L’identikit sembra uguale per tutti: si tratta di persone poco abbienti e con precedenti penali – alcuni con cause ancora in corso. Tutto ha avuto inizio con l’impresa FOP, intestata ad un tal Chaus Ihor Olehovych. Non appena registrata, ha ottenuto dall’OVA di Kharkiv “contratti diretti per la fornitura di legname, per un valore di milioni di grivnie”.
A questo punto, la Bohuslavets ricorda che, contemporaneamente ai fatti raccontati, lo stesso Olehvych “era stato condannato a cento ore di servizio comunitario per aver rubato del whisky al supermercato”.
Per l’esperta in anticorruzione, oltre a questo schema utilizzato per la scelta delle società fittizie, c’è qualcos’altro: “Ad occhio nudo si può vedere come qualcuno, avendo incarichi governativi, registri senza alcuno scrupolo nuove società, utilizzando persone che, a causa delle circostanze, potrebbero non esserne a conoscenza”. La conclusione, purtroppo è ovvia: “I responsabili hanno guadagnato con il sangue”, quello dei soldati al fronte.
Probabile che quanto emerso sia solo la punta dell’iceberg della corruzione dilagante in Ucraina, già segnalato come uno dei Paesi più corrotti del mondo prima della guerra, una situazione immutata col conflitto (non passa quasi giorno che la magistratura non arresti funzionari o politici per questo motivo, si veda ad esempio il caso recente del ministro dell’Agricoltura Mykola Solskyi).
Si ricordi come, mentre si esercitavano pressioni per inviare aiuti a Kiev, tanti mettessero in guardia su questa piaga, chiedendo garanzie in proposito. Rassicurazioni che sono arrivate dalle autorità di Kiev e dagli ambiti internazionali interessati.
La fortificazioni fantasma di Karkhiv evidenziano che quei dubbi avevano certo fondamento. Ed è anche il motivo per cui i tanti casi similari che si susseguono in quel di Kiev non trovano grande eco. Non si tratta solo di tutelare l’immagine dell’Ucraina, ma anche di non porre criticità al supporto internazionale ad essa.
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