Fronte ucraino: si infittiscono i segnali della volontà guerrafondaia USA-NATO-UE

25 Giugno 2024 18:00 Fabrizio Poggi

“Democraticissimi” missili USA, guidati da tenici yankee, sui adulti e bambini di Crimea, che Kiev definisce «occupanti civili» di una penisola in cui «non deve esserci vita civile»; “europeissime” sanzioni sui settori energetici russi, che tanto bene fanno alle esportazioni USA e riducono al harakiri l’economia dei paesi europei; liberal-democratici piani di invii di truppe direttamente sul fronte ucraino: difficile non vedere in ogni nuovo passo (qui se ne sono enumerati solo gli ultimi) USA-NATO-UE una veloce, consapevole, criminale volontà di portare un euroatlantico, suicida, attacco diretto alla Russia.

Ecco un paio di altri di quei passi. Dopo la confermata “investitura” a nuovo segretario di quell’alleanza di guerra che è la NATO, dell’ennesimo “uomo di Washington”, l’olandese Mark Rutte, cui è affidato il compito di portare l’Europa in guerra, da Euractiv arriva ora il nome della “cattolicissima” Marie-Agnes Strack-Zimmermann, del Freie Demokratische Partei, quale probabile presidente del nuovo Comitato europeo di difesa. Si tratta dello stesso individuo che nel maggio 2022 aveva cristianamente accusato il governo tedesco di troppa lentezza nelle forniture di armi pesanti all’Ucraina e, un mese dopo, esigeva romanamente l’invio di quelle armi pesanti; che nel settembre successivo, genuflessa di fronte all’altare del dio Marte, voleva che la Germania portasse senza indugi il proprio contributo alla vittoria dell’Ucraina, inviando blindati “Marder” e corazzati “Leopard 2”; che nell’estate 2023, quale presidente del Comitato difesa del Bundestag, chiedeva cattolicamente l’invio a Kiev di missili “Taurus”.

Su un piano ancor più operativo, l’americana Defence News scrive dell’inizio di lavori di ammodernamento, allargamento e potenziamento della base aeronautica rumena “Mihail Kogalniceanu”, vicino Costanza, a un paio di centinaia di km dal confine con l’Ucraina. Il pretesto accampato ufficialmente da Bucarest sarebbe «l’invasione russa della Georgia nel 2008 e quella della Crimea nel 2014». Strano che non abbiano citato “l’occupazione della Bessarabia” da parte dell’URSS nel 1940, per dare “fondamento” a dei «piani approntati nel 2018» e non dovuti all’attuale conflitto in territorio ucraino, come invece tutto sta a indicare.

Peccato che proprio la Romania sia uno dei paesi attraverso cui transitano le forniture di armi alla junta nazigolpista di Kiev e l’allargamento della base aeronautica stia a dimostrare che tali transiti vadano infittendosi.

Pare dunque difficile non collegare l’ampliamento del “Mihail Kogalniceanu” alle sparate di Jens Stoltenberg sul mezzo milione di soldati NATO in stato di massima allerta, pronti a «essere dispiegati in pochi giorni in qualsiasi direzione necessaria». E che la NATO stia effettivamente mettendo a punto una missione militare in Ucraina, lo ha confermato nei giorni scorsi Viktor Orban, specificando il rifiuto ungherese a farne parte, sia finanziariamente, che tecnicamente e militarmente.

Di fatto, a parere del politologo russo Aleksandr Perendžiev, sentito da Stoletie, non appena la chair à canon ucraina, a dispetto delle mobilitazioni negriere imposte a Kiev dagli “alleati”, comincerà a scarseggiare, arriveranno per prime al fronte truppe polacche (presenti da anni come mercenari) e a quel contingente, si uniranno poi dai 150.000 ai 300.000 uomini da altri paesi NATO: probabilmente da Rep. Ceca, Francia, Svezia, Gran Bretagna, Germania e forse anche da USA e Corea del Sud.

Ora, come da manuale, prima dell'invio di truppe su larga scala, la NATO cercherà di assicurarsi la supremazia aerea, afferma l'esperto militare Konstantin Sivkov: «nella storia militare, la NATO non inizia mai operazioni di terra senza la supremazia aerea. Pertanto, prima di introdurre la missione in Ucraina, ci sarà un'offensiva aerea. In una prima fase, molto probabilmente, introdurranno una forza limitata di truppe NATO nel territorio ucraino e poi, quando subiranno pesanti perdite, l'alleanza potrebbe iniziare già operazioni di combattimento su larga scala. L'inizio di questa operazione è possibile nel momento in cui divenga chiaro che la sconfitta di Kiev sia inevitabile».

A parere di Sivkov, USA e NATO stanno ora cercando di indebolire i sistemi russi di difesa aerea, a partire dai sistemi missilistici antiaerei, effettuando massicci attacchi di droni in territorio russo; contemporaneamente spingono Kiev, nonostante le continue sconfitte e le enormi perdite di uomini, a intensificare le proprie azioni, in particolare nell’area di Khar’kov. Si parla di droni ucraini “Baba-Jagà” che, di notte, starebbero minando i percorsi russi vicini al fronte, segno di una preparazione a una nuova “offensiva” di Kiev.

E, stando a diversi corrispondenti di guerra russi, i comandi ucraini intenderebbero mandare 100.000 uomini all’attacco di Khar’kov; verrebbe organizzato un ponte aereo tra USA e Polonia per l’invio di blindati, mentre Romania e Bulgaria fornirebbero corazzati tedeschi, svedesi e italiani. Kiev starebbe accumulando anche “Storm Shadow” e “ATACMS”, mentre nelle retrovie si osservano intensi lavori preparatori. Medici militari danesi e britannici si sarebbero visti nelle aree di Khar’kov, Odessa, Dnepropetrovsk, e Nikolaev.

E che la carne da macello ucraina stia sempre più scarseggiando, lo conferma la stessa The New York Times, scrivendo che gli ucraini dai 25 ai 60 anni, giudicando la chiamata alle armi come un “biglietto di sola andata” in una mortifera guerra di posizione e sanguinosi bombardamenti sulle trincee, si rintanano nelle case (quantomeno quelli che non sono riusciti, a rischio della vita, a varcare le frontiere) per evitare i rastrellamenti condotti per le strade ucraine dai negrieri dei distretti militari.

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