Lo scolasticidio di Gaza

10 Settembre 2024 08:00 Clara Statello


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico


Mentre gli studenti di tutto il mondo si preparano ad affrontare un nuovo anno scolastico, per i bambini di Gaza la campanella non suona e difficilmente suonerà. Più di mezzo milione di bambini e adolescenti palestinesi non potranno tornare tra i banchi, dai loro compagni e insegnanti. E’ il secondo anno consecutivo.

Lo scolasticidio

La guerra ha privato del diritto allo studio circa 625.000 bambini e ragazzi in età scolare. Il loro percorso formativo è stato interrotto bruscamente l’anno scorso, senza la possibilità di riprendere almeno finché non sarà cessato il fuoco.

Gli istituti hanno fermato le lezioni e sono stati convertiti in rifugi, per ospitare le centinaia di migliaia di palestinesi sfollati. Molti edifici scolastici sono stati danneggiati dai bombardamenti, altri deliberatamente colpiti o addirittura fatti saltare in aria.

I genitori tentano come possono di impartire un’educazione di base ai propri figli, dentro i rifugi e nei campi per sfollati. La situazione drammatica ed estremamente precaria in cui vivono i bambini, però, non favorisce l’apprendimento. Gli effetti della guerra non si limitano alla perdita fisica della scuola, ma provocano sugli studenti di Gaza danni psicologici, come ansia, depressione e stress post-traumatico. Come può un bambino imparare una poesia, quando di notte è stato tenuto sveglio dalle esplosioni delle bombe e dalle urla di terrore dei suoi familiari?

Le perdite in termini di apprendimento subite dagli studenti in questi mesi sono irreparabili e gettono un’ombra sul futuro di una generazione. L’annientamento sistematico delle infrastrutture educative e delle possibilità di accesso per i giovani l’istruzione è stato definito scolasticidio.

L’assalto di Israele all’istruzione di Gaza

Le scuole palestinesi sono state deliberatamente prese di mira da Israele. Dal 7 ottobre a marzo 2024 l’IDF (Israel Defence Force) ha condotto oltre 200 raid contro gli istituti di formazione uccidendo 10.490 studenti universitari e medi e ferendone 16.700, secondo i dati al 27 agosto 2024 forniti dal ministero della Salute dell’enclave. Come per i giornalisti, Israele ha dato la caccia anche a professori e accademici. Sono oltre 500 le vittime tra il corpo docente, tra cui anche Refaat Alareer, uno dei più influenti intellettuali palestinesi, e il dottor Sufyan Tayeh, rettore dell’Università Islamica di Gaza.

Tutte le 19 università dell’enclave sono state danneggiate, 4 completamente distrutte, alcune fatte saltare deliberatamente in aria come l’Università di Palestina. Al 10 luglio 2024, l’UNRWA ha riferito che due terzi delle sue scuole, 188 su 288, erano state sottoposte ad attacchi da parte delle forze israeliane, tra cui 76 prese di mira direttamente. Stessa cosa dicasi per le scuole pubbliche, con 285 dei 448 edifici distrutti o danneggiati. Gli attacchi israeliani hanno distrutto circa due terzi delle scuole pubbliche a Gaza. Inoltre, il Ministro dell'istruzione palestinese ha riferito che oltre l'80% degli edifici che ospitano istituti di istruzione superiore sono stati distrutti o danneggiati dai bombardamenti dell’esercito israeliano.

Punizione collettiva…

Gli attacchi alle scuole sono considerati una grave violazione dei diritti dei bambini e sono proibiti dal diritto internazionale umanitario. Le autorità israeliane affermano di non prendere di mira civili o infrastrutture civili, piuttosto accusano Hamas di utilizzare scuole e ospedali come centri di comando da cui lanciare attacchi e di usare i civili come scudi umani.

La distruzione del sistema di educazione di Gaza non appare come un “effetto collaterale” della guerra. Le immagini dei soldati israeliani che celebrano la distruzione delle scuole, scattano “selfie” davanti alle macerie delle università, vandalizzano le aule e bruciavano le librerie universitarie, facendosi persino beffa dei palestinesi, sono diventate virali sui social network.

Per episodi del genere Israele è stato accusato di condurre una “punizione collettiva” contro il popolo palestinese, ovvero azioni deliberate e metodiche di distruzione delle istituzioni, tra cui le scuole, in rappresaglia dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. La punizione collettiva è un crimine di guerra, ricordava a febbraio la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja.

La notte di sabato 7 settembre l’esercito israeliano ha annunciato un raid su un complesso scolastico allestito come rifugio a Jabalia, che ha provocato 4 morti. Nel solo mese di agosto si sono verificati attacchi contro otto scuole nella città di Gaza, che hanno ucciso quasi 200 persone e inflitto danni ingenti.

Il 10 agosto il raid israeliano sulla scuola al-Tabin, situata nel distretto di Daraj, ha provocato almeno 100 morti, tra cui donne, anziani e bambini. Una settimana prima altri 30 civili erano stati uccisi nel bombardamento di due scuole-rifugio di Gaza.

A inizio giugno l’IDF ha preso di mira una scuola UNRWA con 6000 profughi, ammazzando 40 persone, tra cui 14 bambini e 9 donne. La lista è lunga e a nulla valgono le condanne del segretario dell’ONU Guterres e gli appelli della Casa Bianca. Le scuole sono un obiettivo deliberato dei missili israeliani.

…o atto genocidario?

Il diritto all’istruzione è strettamente legato alla capacità di un popolo di autodeterminarsi. Se precludere un’intera generazione dell’accesso allo studio significa privare una società della sua stessa auto-riproduzione, allora lo scolasticidio rientra tra quelle azioni finalizzate a rendere Gaza inabitabile, ad annientare la popolazione cacciandola o distruggendola fisicamente. O la pulizia etnica o il genocidio.

Va quindi collocato nel più ampio quadro delle azioni genocidarie per cui Israele è stato accusato dal Sudafrica e di cui la ICJ ha riconosciuto la plausibilità. La distruzione del sistema educativo non solo priva i bambini del loro diritto all’istruzione, ma mina anche le fondamenta di una società futura

La guerra che il governo israeliano ha ingaggiato contro l’istruzione colpisce buona parte della popolazione di Gaza, composta al 75% da giovani con meno di 25 anni. Senza un’istruzione stabile e continuata le nuove generazioni di palestinesi saranno maggiormente vulnerabili, intrappolate in un ciclo di povertà, violenza e disperazione. Non solo Gaza sarà condannata alla miseria perpetua, ma non sarà neanche più possibile la sua ricostruzione. E non è forse questo l’obiettivo di Netanyahu?

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