La versione fornita da Tel Aviv sull'uccisione di Aysenur Eyzi Eygi, attivista statunitense di origine turca, di 26 anni , colpita da un proiettile alla testa sparato da un cecchino israeliano nella Cisgiordania occupata venerdì scorso, è stata smentita da un’inchiesta condotta dal Washington Post.
Per l'esercito israeliano è "altamente probabile" che uno dei suoi soldati abbia sparato a Eygi, ma ha precisato che il colpo alla testa è stato "involontario" e che il vero bersaglio era il "principale istigatore" di una rivolta in corso.
L’inchiesta del Post h smentito questa versione, basandosi su video, foto e resoconti di testimoni oculari.
Nell’inchiesta del media nordamericano, emerge che Eygi è stata colpita più di mezz’ora dopo che i soldati israeliani avevano attaccato i manifestanti e ben 20 minuti dopo che i gli stessi si erano allontanati lungo la strada. Inoltre, si erano posizionati a più di 200 metri dalle forze israeliane. Tale distanza non avrebbe mai potuto rappresentare una minaccia.
La sparatoria è avvenuta nei pressi di un insediamento ebraico, noto come avamposto di Evyatar, che è stato costruito per la prima volta nel 2021 e ha ricevuto di recente l'approvazione del governo israeliano. I residenti palestinesi della zona si recano nei pressi dell'avamposto il venerdì per le preghiere settimanali come atto di protesta.
Secondo la testimonianza rilasciata al Post da Hisham Dweikat, membro del Consiglio nazionale palestinese, l'esercito israeliano ha iniziato a recarsi nella zona per interrompere le preghiere. "Ci hanno attaccato con gas lacrimogeni e proiettili, ma le attività sono continuate", ha detto Dweikat.
Il 6 settembre, il giorno in cui Eygi è stato colpito, l'esercito israeliano ha affrontato i residenti palestinesi e ha usato gas lacrimogeni e munizioni vere, secondo testimoni oculari. Il Post ha spiegato che le foto mostravano alcuni dei manifestanti che lanciavano pietre alle forze di occupazione israeliane.
Il quotidiano statunitense ha riferito che l'esercito israeliano non ha risposto alle domande sull'’uccisione dell’attivista.
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