Raid controllato o escalation? Cosa aspettarsi dall'arrivo del sistema Thaad in Israele

16 Ottobre 2024 10:00 Piccole Note

Israele ha concordato con gli Usa la portata e gli obiettivi dell’attacco contro Teheran come rappresaglia della rappresaglia iraniana, comunicando ufficialmente che non colpirà siti nucleari né infrastrutture energetiche.

Ciò può voler dire che si eviterà la guerra aperta, come sembrano confermare le dichiarazioni del Comandante delle forze aerospaziali iraniane, che ha ammonito l’antagonista a “evitare errori di calcolo”, aggiungendo che qualsiasi aggressione contro il suo Paese innescherà una reazione “dura, proporzionata e ben calcolata”, dove le parole più importanti sono le ultime due, che fanno intravedere uno scenario che veda un attacco israeliano che colpisce qualche obiettivo, accompagnato magari da qualche cyberattacco, e un nuovo raid di missili iraniani contro Tel Aviv, che verranno per lo più intercettati.

Raid controllato o escalation

Israele potrà così vantare il doppio successo, sia nell’attacco che nella successiva difesa, con Teheran che potrà dire ai suoi cittadini di aver riportato danni limitati e di aver effettuato una risposta efficace. Potrebbe finire qui. Ma l’imprevedibilità di Netanyahu è nota, come anche il delirio di onnipotenza di cui è preda l’establishment israeliano, da cui la possibilità di scenari peggiori e conseguenti escalation.

D’altronde, è davvero difficile pensare che Netanyahu rinunci facilmente ai suoi sogni di incenerire Teheran in parallelo a Hezbollah e con lui i neocon americani che condividono tale sogno orrorifico, che può avverarsi solo con la discesa in campo degli Usa.

A tale proposito, proponiamo l’articolo di Daniel McAdams pubblicato sul sito del Ron Paul Institute: “L’assegno in bianco staccato da Biden in favore di Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, che gli ha consentito di iniziare molteplici guerre contro i suoi vicini e portare a termine l’omicidio di massa dei civili palestinesi a Gaza, ha trascinato gli Stati Uniti nel bel mezzo di un calderone ribollente da Terza guerra mondiale”.

“E invece di dare un’occhiata seria ai veri interessi della sicurezza nazionale degli Usa, Biden e i suoi incompetenti neocon sono impegnati ad aggiungere benzina sul fuoco, aggrappandosi al sogno irrealizzabile di poter fare ciò che non sono riusciti a fare così tante volte prima: rifare il Medio Oriente a immagine neocon“.

“Secondo un articolo di Politico della scorsa settimana, mentre i funzionari dell’amministrazione Biden sollecitavano pubblicamente moderazione e una riduzione della violenza, in privato lavoravano con il governo israeliano incoraggiandone un allargamento delle operazioni militari verso il suo vicino settentrionale, il Libano”.


Rimodellare il Medio oriente

A spingere in tal senso, Amos Hochstein, incaricato dei rapporti col Libano, e Brett McGurk, coordinatore del Consiglio per la sicurezza nazionale per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Come riporta Politico – annota McAdams – dietro le quinte, Hochstein, McGurk e altri alti funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti descrivono le operazioni israeliane in Libano come un momento storico, che rimodellerà il Medio Oriente in meglio per gli anni a venire“.

“Dove abbiamo già sentito l’argomentazione che recita ‘facciamo la guerra per rimodellare il Medio Oriente’? Come ci ricorda Wikileaks, comparendo di fronte al Congresso degli Stati Uniti nel 2002 e sollecitando gli Usa ad attaccare l’Iraq, Netanyahu assicurò che ‘se eliminate Saddam, il regime di Saddam, vi garantisco che ciò avrà enormi ripercussioni positive sulla regione‘”.

“Sì, Bibi. Come ha funzionato per noi? Allora perché 22 anni dopo diversi alti funzionari degli Stati Uniti stanno riecheggiando le false bugie di Netanyahu del 2002 per trascinare gli Stati Uniti in un’altra catastrofe ‘storica’ ??in Medio Oriente?”

Quindi, dopo aver ricordato che Hochstein ha doppia cittadinanza, statunitense e israeliana, e che McGurk è un “esperto” di rito neocon che ha lavorato con presidenti democratici e repubblicani, riprende quanto annotava Politico, cioè che l’idea di allargare il conflitto a Hezbollah “ha suscitato l’opposizione di vari esponenti del Pentagono, del Dipartimento di Stato e dei servizi segreti, i quali ritenevano che l’azione di Israele contro la milizia sostenuta dall’Iran avrebbe potuto trascinare le forze americane in un altro conflitto mediorientale”.

Ma, secondo McAdams, i neocon hanno superato le obiezioni, come dimostrerebbe l’invio di un apparato di difesa aerea THAAD in Israele, comprensivo di cento soldati addetti al suo funzionamento. Presenza ridotta, ma significativa e ad alto rischio, perché i militari potrebbero essere colpiti.

Alla ricerca del casus belli

Tale, almeno, la denuncia di McAdams: “Sembra certo che il presidente Biden e il suo team di politica estera dominato dai neoconservatori stiano pianificando l’uccisione di militari statunitensi in Israele per ottenere il consenso per una guerra totale degli Stati Uniti contro tutti i nemici di Israele nella regione”.

I cittadini americani sono stufi delle guerre, annota McAdams, ma se i missili dei “cattivi”, che siano dell’Iran o di Hezbollah, colpissero i soldati statunitensi schierati a difesa di Israele, la spinta verso la guerra potrebbe risultare inarrestabile.

Detto questo, ha ragione McAdams a ricordare che tutte le avventure americane in Medio oriente non sono andate secondo i loro piani. Hanno sì portato il caos che ha giovato all’alleato israeliano destabilizzando i suoi antagonisti regionali, ma non sono riuscite a piegarli; anzi, oggi appaiono più forti di prima, come dimostra la riuscita del raid iraniano e i recenti raid missilistici di Hezbollah su Israele (ci torneremo). Ma è altrettanto vero che sono determinati a perseverare sulla stessa catastrofica linea.

Questa la conclusione di McAdams: “Con Kamala che affonda sempre più agli occhi a elettori sempre più insofferenti alle insalate di parole vuote, una guerra vecchio stile potrebbe essere proprio ciò che le brigate di Biden stanno preparando per toglierle le castagne dal fuoco”.

“[…] La situazione peggiorerà molto rapidamente se non riusciremo ad attirare l’attenzione di un Congresso addormentato, o peggio”. I Paesi europei potrebbero aiutare a riportare un po’ di lucidità nell’Impero, ma sono ormai lontani i tempi in cui contavano qualcosa. Ora non contano nulla, come dimostra il fatto che continuano a mandare di armi a Israele nonostante un anno di orrori a Gaza e in Cisgiordania e le bombe su Beirut.

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