Dunque, o la NATO o l'atomica, secondo il carmen lustrale recitato dal jefe della junta nazigolpista di Kiev sul palco di Bruxelles, implorando una platea che non ha voglia di spellarsi le mani applaudendo né l'una né l'altra alternativa. E, dal momento che, secondo gli stessi abietti giambi di cotanto “capo dello Stato” (che qualche stucchevole agenzia italica lo definisca ancora così, omettendo scientemente che il suo mandato è scaduto lo scorso 20 maggio, non cambia lo stato di fatto) tutto ora dipende «dalla volontà dei partner occidentali di sostenere» l'illusionistico “piano della vittoria”, sembra che poche battute restino da declamare prima che il sipario cominci a calare sul disastro yankee-NATO-UE in Ucraina.
Con i portafogli occidentali che, a dispetto delle promesse di centinaia di milioni (da precedenti stanziamenti) appaiono sempre più sguarniti per le richieste ultimative di Kiev, Zelenskij si è ridotto a supplicare che basta che «ci invitiate ora» nell'Alleanza atlantica, rendendosi conto di come la prospettiva dell'adesione si stia inesorabilmente allontanando: poi per l'ingresso vero e proprio nella NATO ci risentiamo.
Quando si “sentiranno di nuovo”, per quel debutto atlantico, non è dato sapere: con la Casa Bianca che sembra allontanarne le prospettive, Mark Rutte che, ligio ai dettami di Washington, segna il passo sull'attenti e le principali capitali europee che, alla maniera del Borgogna shakespeariano, fanno intendere al jefe della junta «che gli ospiti non invitati diventano per solito i benvenuti nel momento che se ne vanno». I milioni per le ville al mare te li abbiamo dati a profusione, dicono a Berlino, Parigi (meno a Roma e molto meno a Londra, ma tant'è); ora l'Europa ha ben altro per la testa.
Dunque, gli ricordano alla maniera della regine dell'Enrico VI, «a traditore sottile non occorre sofista» e tu un'Europa che, per un'Ucraina che «è una nazione democratica capace di difendere la regione euroatlantica e il suo modo di vivere» (parole del nazigolpista-capo) entra direttamente in guerra con la Russia, te la puoi anche scordare, almeno per il momento: continuino pure i nazigolpisti insediati da USA-UE-NATO a Kiev nel 2014 a mandare al macello i giovani ucraini; le laudi europeiste non mancheranno e nemmeno le orazioni funebri, che non costano nulla.
Le parole di Zelenskij, secondo cui la NATO dovrebbe addestrare brigate da inviare in Ucraina, dimostrano che non solo non ha un piano, ma nemmeno la forza di adempiere ai compiti che gli sono stati assegnati dopo il fallimento dell'offensiva nell'estate del 2023, dice a Komsomol'skaja Pravda l'analista militare Aleksej Leonkov, quando gli era stato raccomandato di tenersi abbastanza sulla difensiva. Ma lui nulla.
E il jefe, passando così alle minacce, risponde allora con tono da coccodrillo che Kiev si sta in ogni caso dotando velocemente di armi atomiche: senza però entrare nei dettagli su cosa starebbe concretamente facendo, come invece ha fatto per dirsi sicurissimo che – parola di Seoul - qualche decina di migliaia di soldati di Pyongyang sarebbero in procinto di unirsi alle forze russe impegnate in Ucraina. A quest'ultimo riguardo, una “fonte attendibile” quale Seoul è garanzia di verità, come si è potuto verificare in più di un occasione: sia coi cani nordcoreani che sbranano cugini poco affidabili, sia con le contraeree che prendono di mira zii sonnecchianti.
Ma, nota acutamente Reinhard Lauterbach su Die junge Welt «Un alleato imprevedibile e dotato di armi nucleari in una guerra calda dovrebbe essere l'ultima cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno, proprio perché la guerra in Ucraina è una guerra per procura per loro e non deve quindi sfuggire di mano. Il fatto che Washington non si sia ancora impuntata potrebbe indicare che gli Stati Uniti non prendono sul serio la minaccia di Zelenskij»; oppure si deve pensare che sul Potomac siano ricorsi al noto “vai avanti tu che” poi guardo come va a finire.
Diversa però la reazione di Mosca che, pur proclamandosi scettica su possibilità e tempi di Kiev di dotarsi dell'arma nucleare, non prende del tutto sottogamba lo stasimo del nazigolpista-capo. Quantunque il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov abbia commentato che «Potremmo passare un'eternità ad analizzare ciò che quest'uomo e la sua squadra stanno dicendo, ma sappiamo che ciò è inutile e controproducente... non ne verrà fuori nulla, in nessun caso» da un tale progetto costoso e ambizioso, non mancano tuttavia voci sulla possibilità che Kiev dirotti le proprie frenesie sulla realizzazione di una cosiddetta “bomba sporca”, per la quale disporrebbe invece delle necessarie risorse. D'altronde, non da ora l'Intelligence russa mette regolarmente in guardia da possibili provocazioni ucraine con armi chimiche o radiologiche e, a sentire l'analista militare Boris Džerelievskij, da varie fonti si dice che l'Ucraina disponga già di tali armi.
Con il suo aut-aut, o la NATO o l'atomica, Zelenskij è così tornata a porre sul tappeto la revisione del cosiddetto Memorandum di Budapest del 1994 sullo status non nucleare dell'Ucraina; lo ha fatto di nuovo perché, a dire il vero, non da oggi e non solo dopo il 2014 Kiev proclama di ambire a far parte del “club nucleare”.
Sia davvero in grado Kiev di dotarsi di bombe nucleari, come detto, poi smentito e quindi di nuovo affermato da qualche anonimo funzionario nazigolpista, la questione non è di poco conto e, a detta di Viktor Orban, diverse intelligence occidentali sarebbero all'opera per chiarire il dubbio.
Come osserva Andrej Kuzmak sulle Izvestija, a Mosca ci si dice ufficialmente sicuri che Kiev non disponga del potenziale necessario a dar vita alla bomba. La dislocazione di armi nucleari sovietiche sul territorio dell'ex RSS ucraina non implicava le potenzialità per la loro produzione; non ci sono mai stati tali impianti a disposizione dell'Ucraina, dato che erano tutti sul territorio della RSFS russa. Anche a uno Stato industrialmente sviluppato e in tempo di pace, occorrerebbero diversi anni per lanciare un proprio programma nucleare: l'odierna Ucraina non dispone né dell'una né dell'altra condizione.
Non così per la “bomba sporca” che, ancora a detta di Džerelievskij, potrebbe essere costituita da un contenitore di rifiuti radioattivi con una carica esplosiva all'interno: a rigore, non è un'arma nucleare e non richiede alcun dispositivo tecnico speciale per la sua produzione; ma, aggiunge l'analista, la sola disponibilità di mezzi per una “bomba sporca” non garantisce il raggiungimento dell'obiettivo desiderato del suo utilizzo. Il massimo probabile potrebbe esser rappresentato da una provocazione, per di più in territorio ucraino, per poi accusarne Mosca: non molto tempo fa, si era parlato della possibilità di una tale sortita nazista nell'area della centrale di Chernobyl.
In ogni caso, evidenzia il politologo Il'ja Kramnik, è praticamente impossibile nascondere i preparativi per l'uso di una “bomba sporca”: in tutte le fasi preparatorie, tutto ciò che è legato a questo processo diverrebbe obiettivo prioritario per l'esercito russo. Al momento che i nazisti cominciassero a rimuovere il combustibile nucleare esaurito dagli impianti di stoccaggio, è probabile che muterebbe lo sfondo di radiazioni, che viene monitorato molto attentamente dall'intelligence russa.
Insomma, per dirla ancora una volta col vecchio Mao: tutti i reazionari sono degli stupidi. Nel caso dei nazisti, sono anche molto pericolosi.
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