Da venerdì’ scorso Cuba sta vivendo una crisi elettrica senza precedenti: un blackout ha causato l’interruzione totale delle forniture elettriche sull’isola lasciando milioni di persone senza corrente.
Nella nostra stampa sono apparsi decine di articoli nei quali le responsabilità di quanto sta avvenendo a Cuba vengono semplicemente gettate sul governo di Miguel diaz Canel reo, secondo la classica retorica usata per attaccare frontalmente l’isola, di essere incapace di governare. Ma sulle reali cause è silenzio totale. José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación, descrive ciò che realmente sta succedendo da tempo a Cuba.-
“Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti persegue e sanziona le compagnie di navigazione che portano carburante alle centrali termoelettriche di Cuba.
Persegue e sanziona qualsiasi banca internazionale che osi effettuare trasferimenti da istituzioni cubane o concedere crediti per il pagamento di forniture). Le sanzioni statunitensi hanno messo fine, in cinque anni, al 90% della produzione petrolifera del Venezuela, che un tempo era il principale fornitore di carburante per Cuba.
Inoltre, la Casa Bianca è riuscita a colpire tutte le fonti di reddito in valuta estera di Cuba: l'invio di rimesse dell'emigrazione cubana è stato vietato per più di tre anni; il turismo europeo a Cuba si è ridotto notevolmente a causa delle sanzioni per i visti, mentre quello statunitense rimane impedito e l'applicazione integrale della legge Helms-Burton ha tagliato alla radice il flusso di investimenti stranieri a Cuba.
Aggiungiamo a tutto questo la diminuzione di tutte le importazioni cubane a causa del tradizionale blocco commerciale degli Stati Uniti; le sanzioni e le pressioni su aziende e paesi che commerciano con l'isola; o l'impossibilità per Cuba di accedere ai crediti per lo sviluppo, per modernizzare, ad esempio, il suo sistema elettrico, a causa del voto negativo degli Stati Uniti nella Banca Mondiale o nella Banca Interamericana di Sviluppo.
La crisi elettrica che sta subendo Cuba è una conseguenza della somma di questi elementi. Ma non si troverà un solo riferimento sulla stampa main stream internazionale. Una parte di questa stampa, ci descrive la situazione cubana così com'è, senza dubbio. Una realtà drammatica, al limite, insostenibile. Ma che dire delle cause, della politica criminale che ha portato a questa situazione? Non una parola.
Un'altra parte dei media si schiera... per avallare il crimine. È il caso del quotidiano ‘El País’, la cui specialista in materia di Cuba è Carla Gloria Colomé che, in precedenza, ha lavorato per il governo degli Stati Uniti per il media ‘El Estornudo’. Ci parla con sufficienza di ‘decenni di mancanza di investimenti’, di un ‘sistema elettrico obsoleto’ che ‘dipende ancora dai combustibili fossili’, come se questa fosse una decisione burocratica o capricciosa di L’avana. Tutto, per coprire la guerra economica imposta dal governo che ha pagato il suo stipendio per anni.
Un altro media spagnolo, ‘El Confidencial’, cita alcune ragioni della crisi:
1) Il petrolio venezuelano. ‘Caracas non è più in grado di inviare all'Avana nemmeno il 50%’ di quello che ha inviato, ci dice. Ma perché non spiega che non può più farlo perché il blocco degli Stati Uniti ha messo fine al 90% della sua produzione e delle sue entrate?
2) Il Turismo. ‘Il governo cubano ha perso gran parte della sua liquidità finanziaria a causa del declino del turismo, una delle sue principali fonti di reddito’. Ma perché tace su una delle ragioni fondamentali, la penalizzazione degli Stati Uniti per i turisti europei che visitano l'isola?
Mettere a tacere la guerra economica che sta subendo Cuba è l'unico modo per giustificarla, e quindi sostenere le sue conseguenze a ’65 anni di gestione comunista’ o alla ‘centralizzazione economica’ (curiosamente, quando questa è meno che mai nella storia, dopo un processo di apertura al settore privato).
E, in tutto questo, ci sono media che già lasciano intravedere la prossima linea di attacco: la presunta repressione. L'avvertimento del presidente Miguel Díaz-Canel che non permetterà "fatti vandalici", approfittando del blackout, se si verificano in un altro paese, sarebbe narrato come la normale azione di uno Stato in difesa delle proprietà pubbliche o private. Ma quando si parla di Cuba ci viene detto che "Il regime (...) ha minacciato di aumentare la repressione contro coloro che protestano" o che "il governo avverte che non tollererà le proteste".
Il popolo cubano soffre una guerra spietata, con l'approvazione dei media internazionali. Una guerra che non aveva mai raggiunto una tale intensità. Per questo è necessario attivare, più che mai, la solidarietà del mondo intero. Per fermare le mani ai criminali... e ai loro organi di propaganda”. (José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación)
Il professor Miguel Castro, decano della facoltà dell’Università de la Cujae ed esperto nel campo dell’energia elettrica, spiega cosa è accaduto al sistema elettrico cubano.
“I sistemi elettroenergetici hanno due caratteristiche:
1) La generazione deve essere uguale alla domanda in ogni momento (l'elettricità generata non può essere conservata in un magazzino in attesa di essere richiesta, ed è necessario generare in ogni istante ciò che è richiesto in ogni momento). Questo si chiama’bilancio di potenza’.
2) Ci sono dispositivi che raggiungono questo equilibrio automaticamente.
Quando tale equilibrio non può essere raggiunto per qualsiasi motivo, si verificano fenomeni di instabilità molto pericolosi che fanno collassare rapidamente i sistemi senza che alcuna azione umana possa impedirlo.
I cali totali dei sistemi elettrici, chiamati anche blackout, sono molto rari nel mondo, ma si verificano. Il ripristino richiede molti giorni perché per generare elettricità è necessaria elettricità, e nel caso di Cuba, senza vicini al confine che possano fornirci elettricità, dobbiamo partire da piccoli microsistemi che si uniscono sincronizzando tra loro attraverso le reti, per dare loro la robustezza necessaria. Un microsistema isolato è molto vulnerabile e qualsiasi evento, per quanto minimo, aumento della domanda, cortocircuito della rete, ecc., può farlo collassare, e quindi bisogna ricominciare tutto da capo.
A Cuba, il processo di ripristino è sempre durato giorni e persino settimane per le ragioni sopra spiegate, solo che allora nessuno era a conoscenza di questi crolli perché non esistevano gli strumenti di comunicazione che esistono oggi. La luce andava e veniva molte volte prima che gli uffici potessero creare un sistema robusto che fosse in grado di sopportare e bilanciare automaticamente gli squilibri di potenza che si verificavano.
A coloro che propagano e amplificano l'idea di inettitudine o incompetenza professionale dei nostri operatori senza sapere cosa stanno dicendo, dico loro che macchiano le pagine eroiche che scrivono mentre noi dormiamo o aspettiamo seduti nelle nostre case che arrivi la luce. Alcuni lo fanno per ignoranza ed è comprensibile, ma altri lo fanno con cattiveria e disprezzo per i nostri lavoratori del settore energetico perché è un discorso molto conveniente per il loro scopo, che non raggiungeranno mai, ovvero di distruggere la nostra Rivoluzione.
Chiedo ancora una volta pazienza, fiducia e convinzione perché anche da questa ne usciremo. E concludo ribadendo che ‘Aqui no se rinde nadie’ (Qui nessuno si arrende)”.
Andrea Puccio - www.occhisulmondo.info
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