Le fughe di notizie del Pentagono e le nuove rivelazioni sul 7 Ottobre

22 Ottobre 2024 12:00 Piccole Note



PICCOLE NOTE


Il drone che sarebbe stato lanciato contro l’abitazione di Netanyahu a Cesarea, attacco che Israele ha attribuito all’Iran, ha chiuso in via provvisoriamente definitiva lo spiraglio per la diplomazia che si era aperto dopo la morte del leader di Hamas Yahya Sinwar.

Netanyahu voleva proseguire la guerra, il drone errante lo ha aiutato nella sua determinazione, sia rinfocolando il conflitto con l’Iran, sia chiudendo la finestra mediatica sulla morte del leader di Hamas, notizia che ormai appartiene al passato.

Inutile dire che l’Iran ha smentito e che Teheran ha tutto l’interesse a chiudere le ostilità con Tel Aviv per evitare le bombe americane (che probabilmente si unirebbero a quelle israeliane in caso di escalation).

Quanto alla possibilità che si sia trattato davvero di un attentato alla vita di Netanyahu è ipotesi più che aleatoria, dal momento che nell’abitazione, peraltro neanche colpita, non c’era nessuno.

Un eventuale attentatore si informerebbe certamente, prima di colpire, se il premier si trovi al lavoro, attività in genere pubblicizzata dai canali ufficiali e non, o nella sua casa privata. E si presume che l’Iran sappia perfettamente quando egli lavora e quando si ritira nella sua abitazione di Cesarea.

A complicare un pochino le cose a Netanyahu, la fuga di notizie sull’imminente piano di attacco all’Iran, programmato come rappresaglia per il raid compiuto da Teheran contro Israele il 1 ottobre. I dettagli dell’attacco custoditi dagli Usa sono finiti su Telegram, cancellando l’effetto sorpresa e dando modo a Teheran di approntare al meglio le difese.

Secondo Trita Parsi, che ne scrive su Responsible Statecraft, potrebbe trattarsi del sabotaggio di un singolo o di un depistaggio ad opera della fazione più filo-israeliana degli Usa (nel qual caso si tratterebbe di informazioni false allo scopo di confondere le difese iraniane); oppure, di una segreta operazione degli apparati Usa per ritardare l’attacco a dopo le elezioni americane.

Ritardare l’attacco all’Iran

Certo, Parsi non esclude che potrebbe anche trattarsi di un’intrusione estera nella Difesa Usa, ma è un’ipotesi da scartare: troppo arduo accedere a un materiale tanto protetto e a conoscenza di pochi, e troppo poco tempo per organizzare un’intrusione efficace.

Né sembra una falsa pista per confondere l’Iran. Sul punto, infatti, concordiamo con un’annotazione di Amos Harel, che su Haaretz scrive: “L’annuncio di un’indagine sulla fuga di notizie da parte del Pentagono fa pensare che l’amministrazione Biden lo consideri un incidente grave, ma allo stesso tempo conferma che le informazioni contenute nei documenti sono autentiche e affidabili”.

Inoltre, dal momento che solo altissimi livelli dell’amministrazione e degli apparati hanno accesso a informazioni tanto sensibili, è altamente improbabile che la fuga di notizie sia opera di un singolo sabotatore, dato che sarebbe molto facile individuarlo tra gli altissimi di cui sopra. E nessuno di questi metterebbe a rischio la propria reputazione per l’Iran o la pace mediorientale.

Così lo scenario più plausibile, per stare alle opzioni di Parsi, sembra quello di un’operazione coperta da parte dell’amministrazione Usa per ritardare l’attacco a dopo le presidenziali, compito affidato a qualche funzionario di basso profilo che fungerà, se del caso, da capro espiatorio (a meno che il sabotaggio sia ascritto a un’intrusione estera, che tutto coprirebbe).

Insomma, sembra ripetersi quanto avvenuto prima della famosa controffensiva ucraina della primavera del 2023, quando dal Pentagono trapelò materiale riservato che metteva in dubbio l’efficacia dell’attacco stesso (ma ciò non dissuase i generali ucraini e i loro sponsor internazionali dal lanciare ugualmente la controffensiva, con esiti disastrosi).

D’altronde, che l’amministrazione Usa sia preoccupata che un’escalation mediorientale a ridosso del voto vada a nocumento della candidata Harris è palese. Lo denota l’ennesimo viaggio di Tony Blinken in Israele, dove si incontrerà con Netanyahu, e l’ennesima fuga di notizie sui tanti misteri del 7 ottobre.

Quanto all’ultima annotazione, ci limitiamo a ricordare come in note pregresse avessimo registrato che le rivelazioni più imbarazzanti per il governo israeliano sono trapelate ai media Usa o israeliani quando Washington ha tentato di esercitare qualche tipo di forcing su Tel Aviv (ad esempio mentre si stava finalizzando un accordo con Hamas).


7 ottobre: lo Shin Bet aveva avvisato dell’attacco ore prima

Al di là dell’attuale forcing Usa su Israele, il cui esito resta più che dubbio a causa dell’imprevedibilità di Netanyahu, ci limitiamo a riferire l’ennesima rivelazione sul 7 ottobre, che inchioda sempre più il governo israeliano alle sue responsabilità e rafforza la domanda cruciale su quanto avvenuto, cioè come sia stato possibile che Hamas abbia violato tanto facilmente la frontiera di Gaza (l’arroganza della politica e della Sicurezza israeliana e il senso di onnipotenza conseguente, che avrebbe accecato l’establishment di Tel Aviv sui pericoli posti da Hamas, è riposta tanto accreditata quanto risibile).

Questa la rivelazione riportata da Haaretz: “La notte prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre il servizio di sicurezza Shin Bet ha avvisato diverse Agenzie di sicurezza, tra cui il Consiglio per la sicurezza nazionale e la polizia, di un’attività insolita da parte di Hamas a Gaza, come hanno riferito domenica [i media] israeliani Kan 11 e N12. I report affermano che l’allarme comprendeva informazioni su un’insolita attività delle schede SIM di diverse brigate di Hamas“.

“Lo Shin Bet aggiungeva che tale attività insolita poteva segnalare un possibile attacco. A febbraio è stato riferito che la comunità dell’intelligence aveva intercettato l’attività delle SIM [di Hamas], ma finora non era stato mai riferito che l’informazione era stata portata all’attenzione del Consiglio per la sicurezza nazionale e della polizia”.

Non solo nessuno ha fatto nulla, come scrive Haaretz, in più “la polizia non ha nemmeno modificato il suo schieramento nel Sud e ha persino permesso che si tenesse il rave party di Nova”, dove si è registrato la maggior numero di vittime civili. Tante le domande che suscita la rivelazione, che resteranno senza risposta, almeno per i prossimi anni.

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