Le elezioni parlamentari in Georgia hanno confermato il predominio del partito di governo "Sogno Georgiano", che ha ottenuto il 54,24% dei voti secondo i dati preliminari della Commissione Elettorale Centrale, con un conteggio completato al 97%. Dietro di loro, la "Coalizione per il Cambiamento" si è attestata al 10,8%, seguita dal "Movimento Nazionale Unitario" con il 10,1%.
Questi risultati, peraltro contestati da alcune forze di opposizione, indicano una chiara tendenza del popolo georgiano a rimanere distante dalle interferenze dirette dei paesi occidentali, optando per un percorso di maggiore autonomia. La situazione è resa ancora più interessante dalla decisione del governo georgiano di non aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia e di mantenere un dialogo economico aperto con Mosca. In un contesto internazionale complesso, "Sogno Georgiano" si è infatti orientato verso un approccio pragmatico, che punta a preservare la stabilità interna senza farsi trascinare in conflitti esterni. I dati mostrano una crescita economica grazie all'aumento del turismo e degli scambi commerciali con la Russia, oltre a relazioni intensificate con la Cina, impegnata nella costruzione di un porto strategico sul Mar Nero.
Di fronte a questo scenario, i media occidentali non hanno mancato di mostrare la loro "doppia morale", etichettando come “pro-Russia” ogni iniziativa della Georgia che non rientri nei piani della NATO o dell’UE. Ancora una volta, si assiste a una narrazione che tende a delegittimare qualsiasi vittoria elettorale di partiti non graditi all'Occidente. Si propone la dicotomia “democrazia o dittatura”, ma solo quando è l’Occidente a stabilire chi meriti di essere definito democratico.
Se un Paese cerca una posizione autonoma che non si allinei del tutto con gli interessi euro-atlantici, viene immediatamente accusato di cedere all’influenza di Mosca. In questa prospettiva, "Sogno Georgiano" ha chiarito che il suo obiettivo è l'integrazione europea, ma "con dignità", senza mettere a rischio la pace del proprio popolo. La Georgia non intende diventare un secondo fronte del conflitto tra Russia e Ucraina, privilegiando invece il consolidamento della propria sovranità.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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