Di grande interesse un articolo di Strana sulla prosecuzione della guerra ucraina, meglio sui tanti media che hanno iniziato a evidenziare le criticità che essa pone a Kiev e all’Occidente, da cui la necessità di chiudere. Una spinta sempre più forte, alla quale Zelensky si oppone, continuando a brandire il suo folle piano per la vittoria.
“Le ragioni del rifiuto di Zelensky di iniziare un dialogo sulla fine della guerra sono molteplici. – scrive Strana – Ad esempio, i timori di suscitare un grande malcontento tra gli ucraini, la riluttanza a concludere le ostilità senza ricevere chiare garanzie di sicurezza sotto forma di adesione o almeno di un invito nella NATO, etc”.
“Molte di queste ragioni sono chiaramente inverosimili. Ad esempio, è molto dubbio che la società ucraina, stanca della guerra, sarebbe così indignata per la fine del conflitto […]. Per quanto riguarda l’adesione e l’invito nella NATO, invece, è ovvio che la probabilità che ciò accada mentre la guerra è in corso è prossima allo zero. Solo dopo la fine del conflitto si potrà parlare di un vero e proprio ingresso nell’Alleanza” [forse ndr].
“Ma anche questo non è il motivo principale per dubitare della credibilità della tesi che vuole che ‘tutti, compresi gli Stati Uniti, sono per la rapida fine della guerra in prima linea e solo Zelensky è contrario’. Questa formula di per sé è completamente folle”.
“Si possono avere atteggiamenti diversi nei confronti delle capacità dirigenziali e intellettuali di Zelensky ed Ermak [il suo braccio destro ndr], ma chiaramente non si tratta di suicidi. Pertanto, è impossibile immaginare una situazione che veda l’Occidente costringere Kiev a fermare la guerra, suggerendo che sta finendo armi e denaro, con Zelensky che resiste. Dopotutto, è ovvio a tutti che senza l’aiuto dell’Occidente l’Ucraina sarà sconfitta e un’ulteriore resistenza sarà possibile solo sotto forma di guerriglia”.
“Pertanto, se Zelensky assume una posizione del genere significa che Washington lo sostiene. Ciò significa che la posizione reale (non mediatica) dell’amministrazione Biden è quella di continuare ulteriormente la guerra. E la discussione è solo su come farlo: espandere l’assistenza militare e la partecipazione della NATO alla guerra, senza aver paura di oltrepassare le ‘linee rosse’ di Putin o stare attenti a prevenire uno scontro diretto tra Stati Uniti e Federazione Russa, per evitare il rischio di guerra nucleare”.
“Per quanto riguarda le pubblicazioni dei media vicini al partito Democratico secondo i quali Washington vuole la pace, ma Zelensky mantiene la sua posizione, potrebbe trattarsi semplicemente di un melodramma elettorale messo in scena per contrastare le critiche di Trump, che accusa Biden e la Harris di voler trascinare gli Stati Uniti verso un terza guerra mondiale. Oppure di far vedere che all’interno dell’amministrazione Biden esiste un ‘partito della pace’ che attualmente non è dominante alla Casa Bianca”.
“Tuttavia, se la situazione cambia e le autorità statunitensi decidono di porre fine alla guerra, ciò risolverà solo l’80% dei problemi. Il restante 20% riguarda come negoziare i termini del cessate il fuoco. Ciò sarà molto difficile (perché Ucraina e Federazione Russa pongono condizioni opposte), ma è possibile”.
“Gli Stati Uniti hanno un’influenza decisiva su Kiev, così come sui suoi alleati europei. Quindi, Washington ha molte leve per incoraggiare sia le autorità ucraine che quelle europee (se sono contrarie, il che è improbabile) al compromesso”.
Da vedere, nel caso di una vittoria di Trump, se davvero porrà fine alla guerra come dice, dal momento che tra i suoi consiglieri si annidato falchi ancora più aggressivi degli attuali. Resta, però, che ad oggi, negli Usa “l’idea dominante è che la continuazione della guerra in Ucraina è vantaggiosa per gli Stati Uniti e non pericolosa”.
Quest’ultima frase va sottolineata perché rispecchia quanto ha scritto il ministro della Difesa Loyd Austin su Foreign Affaires: anche se “nessuna singola capacità potrà cambiare la situazione” e “nessun singolo sistema d’arma potrà porre fine all’attacco di Putin”, è necessario che la guerra prosegua ad libitum.
Infatti, “Quanti pensano che la leadership americana abbia un costo, devono considerare anche il costo della ritirata americana. Di fronte all’aggressione, il costo dei principi è sempre irrisorio rispetto al costo della capitolazione”. Chiaramente, il costo da pagare per salvare i principi e la leadership americana è la vita degli ucraini (e magari domani degli europei). Inutile commentare.
Ancora più importante, nell’articolo di Strana quanto si legge riguardo l’inizio della guerra: “Il 24 febbraio 2023, nell’anniversario dell’invasione, Politico ha pubblicato un ampio articolo nel quale i funzionari dell’amministrazione Biden descrivevano dettagliatamente ciò che accadde alla vigilia dello scoppio della guerra totale”.
“Dalle loro dichiarazioni risulta chiaro che già dall’autunno del 2021 erano a conoscenza dei piani di Putin per invadere l’Ucraina. Erano anche pienamente consapevoli che le proposte avanzate da Mosca nel dicembre 2021 agli Stati Uniti e alla NATO per concordare la non espansione dell’Alleanza a Est e la non inclusione dell’Ucraina nella NATO erano essenzialmente un ultimatum, il cui rifiuto avrebbe portato a un’invasione russa”.
“Tuttavia, nel lunghissimo articolo dedicato agli scambi di vedute registrate negli Stati Uniti alla vigilia dell’invasione, non ha sollevato alcuna preoccupazione questo pensiero: vale la pena non firmare un accordo con i russi che preveda che l’Ucraina non sia accolta nella NATO? È un peccato per gli ucraini; molte persone moriranno. Inoltre, noi non vogliamo davvero portare l’Ucraina nella NATO e non litigheremo con la Russia per questo” [cioè quel che sta accadendo adesso ndr.].
“A giudicare dall’articolo, nessuno ci ha nemmeno pensato, almeno come proposta di discussione”. Perché, si chiede Strana? Perché Gli Usa vedevano nell’invasione “non una minaccia […] ma un’opportunità unica”. Infatti, avrebbe trascinato la Russia in una “guerra di logoramento”. In secondo luogo, avrebbe indebolito “i suoi due principali concorrenti economici: Cina ed Europa” [cenno simpatico ndr]
Allo stesso tempo, l’America non rischiava nulla. Certo, la guerra potrebbe portare all’occupazione dell’Ucraina, “un male molto spiacevole, ma non fatale. Alla fine, gli Stati Uniti sono sopravvissuti alla vittoria dei talebani in Afghanistan. Possono sopravvivere anche alla sconfitta dell’Ucraina, la cui occupazione peserà come un macigno sulle spalle Mosca, costringendo la Federazione Russa a spendere ingenti risorse” per gestire la crisi. Per ora chiudiamo qui, ci torneremo.
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