Cisgiordania. Fermati da Israele scomodi testimoni dei suoi soprusi

di Patrizia Cecconi

Domenica scorsa il Sole 24 Ore pubblicava in prima pagina, rimandando poi a un paginone centrale, un servizio di Roberto Bongiorni sulla situazione attuale a Gaza e in Libano. Un bel servizio, con un’intervista da Gaza e titoli onesti, vale a dire un paginone scomodo, l’esatto contrario di quello che “le veline” ambosesso dei nostri notiziari TV ci propinano abitualmente scavalcando spesso anche la decenza, oltre alla deontologia professionale che forse considerano roba fuorimoda.

Il Sole 24 Ore è il giornale di Confindustria e proprio per questo leggere su quelle pagine che “per la popolazione di Gaza tornare alle proprie case, anche se ridotte in macerie è un passo verso il recupero della propria dignità” stride con quanto si può leggere sulla maggior parte della stampa mainstream e stride in modo particolare proprio per la testata che ospita queste righe. Bongiorni riporta le parole del suo intervistato e non le soffoca come vediamo fare indecentemente quasi in ogni notiziario in cui gli opinion maker sfiorano il razzismo col loro sfacciato doppio standard. Al contrario, Bongiorni, mette l’accento sulle parole libertà e dignità usate dal suo intervistato e chiude l’intervista lasciandogli dichiarare che “di fronte a questa profonda sofferenza c’è una volontà indistruttibile di ricostruire, di rialzarsi e di rivendicare il diritto a vivere con dignità e speranza”.

In questo periodo Roberto Bongiorni è in Cisgiordania e sta preparando dei reportage andando direttamente nelle zone “calde”. Stamattina era con Luisa Morgantini, storica attivista ed ex europarlamentare che in Palestina è di casa e, insieme, si erano recati nella zona a sud di Hebron, una di quelle aree infestate da coloni fuorilegge che tormentano i palestinesi e danneggiano le loro case, le auto, i campi, il bestiame, picchiano e incendiano con la tacita approvazione dell’Idf.

Con Luisa Morgantini e Roberto Bongiorni c’erano due guide, probabilmente ma non è certo, operatori umanitari dell’organizzazione Colomba, entrambi europei e una guida palestinese: Sami Hureini. Israele li ha fermati accusandoli di trovarsi in zona militare ma dopo una mezza giornata utile semplicemente a far capire che può fare quel che vuole, ha rilasciato tutti gli europei e ha trattenuto solo Sami Huraini il quale, essendo palestinese ed essendo già ben conosciuto da Israele in quanto attivo difensore dei diritti umani, ha già conosciuto le galere dell’entità sionista.

Il consolato italiano, come suo dovere, si è attivato per il rilascio dei due italiani, altrettanto immaginiamo abbiano fatto i consolati degli altri due europei, ma chi si attiverà per il rilascio di Sami? Certo non possiamo aspettarci dai nostri velinari televisivi un battage adeguato alla situazione, ma ai nostri lettori vogliamo ricordare che Sami Huraini, figlio di Hafez Huraini, è un venticinquenne che da sempre conosce la violenza dei coloni e quella dell’esercito israeliano. Vogliamo ricordare che suo padre Hafez non solo è stato più volte aggredito dai coloni ma è stato anche arrestato nonostante, al pari di suo figlio, abbia sempre scelto una difesa non violenta. Israele anche oggi, come in ogni occasione, ha mostrato la sua essenza di Stato illegale, di quell’illegalità che sfocia regolarmente in criminalità. E questo è sotto gli occhi di chiunque abbia uno sguardo onesto, ma finché godrà delle complicità internazionali, compresa quella mediatica, Israele potrà seguitare ad essere il paradigma dell’illegalità e della criminalità impunite.

Ora Bongiorni avrà altro materiale per i suoi ottimi reportage e Morgantini, non ne dubitiamo, chiederà di mobilitarsi per la liberazione di Sami Huraini. Dall’esercito mediatico filo israeliano, invece, non ci aspettiamo nulla.

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