"Civiltà o Barbarie". Nasce la sezione culturale de l'AntiDiplomatico

"Cultura e Resistenza". Oggi inizia una nuova e ambiziosa avventura de l'AntiDiplomatico da un’idea di due nostri preziosi compagni di viaggio: Nora Hoppe e Tariq Marzbaan. Oltre ad essere degli attenti osservatori e analisti internazionali, sono persone legate al mondo del Cinema e della Cultura.

In un mondo di barbarie liberiste che provoca ingiustizie di ogni genere, si sente l'indispensabilità della cultura nella resistenza, nella politica, nella nostra sopravvivenza. Le barbarie liberiste hanno inciso anche nelle Cultura. Come sostengono Nora e Tariq, “la cosiddetta ‘cultura’ postmoderna neoliberale consumista è in effetti una cancellazione della cultura umana. È una malignità piantata nelle cellule del corpo della civiltà. Il suo scopo è, in definitiva, quello di distruggere la civiltà umana per spingere il mondo in una tecnocrazia corporativa assoluta.”

di Nora Hoppe e Tariq Marzbaan

"I poeti sono gerofanti di un’ispirazione non percepita. gli specchi delle ombre gigantesche che il futuro getta sul presente, le parole che esprimono ciò che non capiscono, le trombe che chiamano a battaglia e non sentono ciò che ispirano, l’influenza che non è mossa, ma muove. I poeti sono i legislatori non riconosciuti del mondo."

- La Difesa della Poesia (1821), un'opera teorico-letteraria di Percy Bysshe Shelley

Oggi, ci sono parecchi che parlano dell'imminente estinzione del nostro pianeta a causa del "cambiamento climatico provocato dall'uomo". Ma la potenziale estinzione della nostra civiltà, della nostra umanità non sembra essere un argomento vitale per le masse.

Ma dov'è la nostra cultura oggi? Che ruolo ha? E che cosa è? È stata ridotta ad un mero divertimento, una distrazione, un oggetto di consumo, uno strumento della propaganda?

Consumismo, omologazione e Gleichschaltung

Pier Paolo Pasolini scrisse (1974): "Che cos’è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell’intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l’insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile – o, per dir meglio, visibile – nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi – quasi di colpo, in una specie di Avvento – distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una OMOLOGAZIONE che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere."

La cosiddetta "cultura" postmoderna neoliberale consumista è in effetti una cancellazione della cultura umana. È una malignità piantata nelle cellule del corpo della civiltà... Il suo scopo è, in definitiva, quello di distruggere la civiltà umana per spingere il mondo in una tecnocrazia corporativa assoluta.

"Il nuovo Potere" non ha preso in ostaggio solo la stampa ma anche la "cultura"... Dato che la cultura è la base per pensare e creare... gli rappresenta una grave minaccia.

Negli ultimi decenni, la pubblicazione di libri, la promozione della musica e la distribuzione di film in tutto il mondo è stata consegnata e sacrificata alla macchina di Moloch del capitalismo finanziario che sforna omogeneizzati best-seller, hits pop e blockbuster. Recentemente, anche le "nicchie alternative" come la musica rap autentica ribelle e il cinema d'autore sono diventate vittime della Gleichschaltung. Non esiste più da nessuna parte del mondo una vera sottocultura. E sparite da tempo sono anche le canzoni antimilitariste.

Appropriazione per la Propaganda

La potenza unipolare - l'impero anglo-americano - è oggi il magistrato autoproclamato che rivendica la giurisdizione sul pianeta, poiché è diventato "l'autorità morale di interpretazione" accettata nel mondo ed è in grado di esercitare la sua influenza sull'opinione pubblica ovunque. La macchina della propaganda neoliberale transatlantica e i suoi vari meccanismi di infiltrazione non sono mai stati così forti - sono in effetti le più grandi armi delle forze imperialiste... più forti delle bombe a grappolo, perché hanno una portata globale e infettano le menti, pur lasciando intatta l'apparenza esterna.

Una tattica brillantemente subdola è la sua appropriazione e abuso di simboli, slogan e terminologia della sinistra e dei movimenti progressisti. Una delle sue caratteristiche nocive è il tentativo sfacciato di riscrivere la storia a proprio vantaggio. Con questa appropriazione, i neoliberali sono visti dai conservatori e dai destrorsi come persone di sinistra e combattenti per la libertà e quindi attirano incalcolabili abulici di "mentalità progressista" nella cultura e nell'accademia, che, a loro volta, promuovono le loro idee. Pasolini se lo aspettava chiaramente: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra".

Purtroppo, molti letterati, analisti e giornalisti hanno sottovalutato l'infiltrazione imperialista e colonialista nelle culture di tutto il mondo. Ed è per questo che molti si stupiscono ora che la "cultura" neoliberale postmoderna abbia messo in ombra anche le culture native dei paesi non-occidentali... e che i giovani di questi paesi non abbiano altri orientamenti e radici per la propria cultura.

"Cancel Culture”, ovvero la censura pervasiva

Se non ci si conforma alla narrazione egemonica si viene cancellati dalla stampa mainstream, dai social e, in tanti casi, dalla società... Ma questo non si applica solo al giornalismo, si rivolge ma sempre più anche per tutti e tutto, soprattutto in tutti gli ambiti culturali.

Oltre alla tendenza alla moda oggi di abbattere le statue di quelli ripudiati dai "magistrati woke", vengono cancellati fra l'altro gli artisti di territori visti come ostili dall'egemonia e dalla Nato – ad esempio: gli artisti russi artisti passati e presenti (e.g. Dostoevskij, Tchaikovsky, Cechov, il direttore d'orchestra Valery Gergiev, il soprano Anna Netrebko)... Perfino la lettera 'Z' (per conto suo) è ormai vietata in molti paesi occidentali..

La responsabilità dell'uomo, del cittadino, del Poeta

Ma "il nuovo Potere" non è esclusivamente responsabile per estirpazione incombente della cultura. Nutrire la propria cultura, le proprie tradizioni e di trasmettere la propria eredità alle prossime generazioni è anche un dovere di ogni membro della società.

Pasolini scrisse: “L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti.”

E dove sono i nostri nuovi poeti?

Significato della cultura per la società, lo stato e il mondo

Confucio (551-479 a.C.) sosteneva che "la musica è l'armonizzazione del cielo e della terra, e il rituale è l'ordine del cielo e della terra".

Secondo gli Analetti 8:8, disse: "È attraverso le Odi (poesia) che la mente di un uomo è suscitata, attraverso le regole del rituale che il suo carattere è stabilito, e attraverso la musica che è perfezionato... L'unico modo per la società di prosperare è di essere in sintonia con la norma universale indicata attraverso la musica... I riti non sono semplicemente una questione di decoro. Sono le istituzioni, gli ordini e le norme che si sono sviluppate dal rituale magico primitivo e che uniscono l'universo alla società. Se si desidera sapere se un regno è ben governato, se la sua morale è buona o cattiva, la qualità della sua musica fornirà la risposta."

Il grande sociologo, filosofo e storico arabo Ibn Khaldun (1332-1406), (considerato il fondatore precursore delle proto-discipline che sarebbero diventate la storiografia, la sociologia, l'economia e la demografia), vide la musica in stretta connessione con la prosperità di una società. Disse: "È l'ultima arte che nasce in un'epoca di sviluppo della società ed è la prima a scomparire nell'epoca di declino di una società".

Nel suo saggio "Difesa della poesia" (1821) il poeta inglese Percy Bysshe Shelley (1792-1822) sosteneva che "i poeti sono i legislatori misconosciuti del mondo"... "Ma i poeti, coloro, cioè, che immaginano ed esprimono questo ordine indistruttibile, non soltanto son gli autori del linguaggio e della musica, della danza, dell'architettura, della statuaria e della pittura; essi sono, altresì, gli institori delle leggi, i fondatori della società civile, gli inventori delle arti di vita, i maestri che traggono ad una tal comunione di bellezza e di verità, quella parziale visione delle forze del mondo invisibile che è chiamata religione... I poemi di Omero e dei suoi contemporanei, furono la gioia della Grecia bambina; furono gli elementi di quel sistema sociale che è la colonna sulla quale poggiano tutte le civiltà successive."

Mentre aspettiamo i nostri nuovi poeti

Mentre le tenebre scendono sempre più in profondità, appelliamo a tutti di coltivare il nostro giardino con i nostri antichi e più recenti poeti (artisti e pensatori) per evitare che cadano nell'oblio non solo loro ma anche noi e la nostra gioventù.

E chissà forse le loro voci possono risvegliare qualche nuovo poeta da un sonno pietroso.

Riferimenti:

  1. B. Shelley, Difesa della poesia, edizione bilingue, a cura di Angiola Mazzola, Milano, Rusconi 1999

http://bottegaelefante.blogspot.com/2014/08/difesa-della-poesia-p-b-shelley.html

Pier Paolo Pasolini - Scritti corsari - memorie documenti – © 1975 Aldo Garzanti Editore Prima edizione: maggio 1975

https://files.libcom.org/files/Scritti%20Corsari%20-%20Pier%20Paolo%20Pasolini.pdf

Percy Bysshe Shelley, "Difesa della poesia" (1821)di Percy Bysshe Shelley •06-Dic-11Lettura sul Lavoro XIX a cura di Stefano Esengrini

https://www.fondfranceschi.it/wp-content/uploads/2015/09/24_Percy_Bysshe_Shelley_Difesa_della_poesia_1821.pdf

Shelley, Percy Bysshe. La difesa della poesia. Traduzione dall'inglese di E. C. con una introduzione analitica. Lanciano : R. Carabba, 1910 https://archive.org/details/ShelleyDifesaDellaPoesia/page/n53/mode/2up

https://archive.org/details/ShelleyDifesaDellaPoesia/page/n63/mode/2up

https://www.cittapasolini.com/archivio

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