Sono passati 2 mesi dalla richiesta per la riapertura delle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali che l’Italia abbia mai avuto, ucciso nella notte tra l’1 e 2 novembre, secondo verità ufficiale, quella giudiziaria, da un ragazzino di 16 anni, Pino Pelosi nel tentativo di difendersi dalle sue molestie.
La richiesta è stata presentata, lo scorso 3 marzo, alla Procura di Roma, dall’Avvocato Stefano Maccioni a nome di David Grieco regista, giornalista, sceneggiatore amico e allievo di Pasolini, e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti.
Una nuova istanza di riapertura delle indagini nata anche, lo scorso dicembre, dalla conclusione della relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura, a firma della parlamentare Stefania Ascari, nella quale emergeva l’ipotesi del furto delle bobine del film Salò o le 120 giornate di Sodoma dietro l'uccisione di Pasolini.
Non solo, lo scorso anno si è celebrato il centenario della nascita di Pasolini, con una riscoperta, quasi una rinascita della figura del Poeta, regista, scrittore, giornalista da parte dei giovani che hanno dato un nuovo impulso per la ricerca della verità su questo terribile delitto.
Purtroppo, Pasolini resta un caso ancora chiuso come ha scritto in suo recente articolo Giovanetti dove è anche facilmente intuibile capirne le motivazioni vista l’incredibile mole di fatti e circostanze che hanno portato alla morte di Pasolini al punto che diventa insostenibile accettare la versione giudiziaria.
Non è la morte di una singola persona, seppur molto popolare in vita e dopo la sua morte, lo vogliamo ribadire e ripetere, come ha detto il criminologo Francesco Sidoti “Pasolini è il simbolo di un’Italia che non ha avuto giustizia” perché nel massacro del poeta si intersecano altri delitti eccellenti come quelli del Presidente dell’Eni Enrico Mattei, del giornalista Mauro de Mauro, le trame golpiste ordite dai servizi segreti le ingerenze degli Stati Uniti. Ci fermiamo qui ma si potrebbe andare oltre.
È necessario, nello scoprire la verità, come ha detto David Grieco, non solo trovare l’assassino ma “riportare Pasolini in un paese normale,” lo dovranno fare i giovani che ancora amano le sue opere, lo dovrebbe fare la politica, cosa che attualmente visto il quadro è impossibile, ma sicuramente può farlo la magistratura.
Su Pasolini c’è il marchio di infamia del “predatore di ragazzini”, sulla Procura di Roma quello di “Porto delle Nebbie” dove si sono arenate grandi inchieste giudiziarie dalle schedature Fiat allo scandalo dei petroli, passando per i fondi neri Iri e la Loggia P2.
C’è una grande possibilità, quindi per la Procura di Roma per la sua reputazione: rendere giustizia a Pasolini riaprendo le indagini.
Non si perda tempo, è necessario un sussulto di dignità che da qualche parte sarà pure rimasto, non sono pochi ma nemmeno tanti coloro che sono ancori in vita dalla notte dell’Idroscalo.
I fatti hanno la testa dura e sono emersi, bisogna dargli una forma, una verità. E le verità che circondano la morte di Pasolini che, soprattutto le giovani generazioni, hanno il diritto di conoscere.
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