di Agata Iacono
Eurovision può essere considerato uno specchio di quello che accade nel mondo?
Sappiamo bene che nessuna competizione artistica è estranea al contesto geopolitico.
Tant'è che Eurovision ha premiato in passato uno sconosciuto gruppo ucraino di persone che, subito dopo, sono andate ad arruolarsi volontariamente per combattere per Zelensky.
Ma questa volta evidentemente la misura è colma.
Israele ha cercato di presentarsi con una canzone dedicata "agli orrori del 7 ottobre", ma è stata poi costretta a cambiarla per "evidente contenuto politico", vietato dal regolamento.
In ogni caso, la canzone israeliana è stata molto votata e, addirittura, con il contributo straordinario del voto italiano.
Come ogni giorno, a Malmo, in Svezia, sede del festival Eurovision Song Contest, migliaia di persone hanno manifestato contro la presenza di Israele, rappresentato dalla cantante Eden Golan.
Le manifestazioni contro il genocidio in Palestina si associano con la campagna pacifica di boicottaggio di Israele, in atto in tutto il mondo.
Passate sotto traccia le prese di posizione anche tra i conduttori e i partecipanti della gara canora. A pochi minuti dall'inizio della serata, infatti, è arrivata la notizia del ritiro di Alessandra Mele, cantante di origini italiane e conduttrice per la Norvegia, che ha annunciato la volontà di non presentarsi quando sarà il momento di svelare i voti della Norvegia.
Ha pubblicato un video dove dice: "Ho preso la decisione di ritirarmi. Uniti dalla musica, motto di Eurovision, è la ragione per la quale la musica unisce le persone, ma in questo momento queste parole sono solo vuote. C'è un genocidio che va avanti e vi chiedo di aprire gli occhi e il cuore, lasciare che l'amore vi guidi alla verità che è di fronte a voi. Palestina libera"
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