Campo largo e patto costituzionale

di Roberto Gabriele

L'immagine della Schlein in abito nero che partecipa a Milano al lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi mette fine a ogni eventuale dilemma circa il ruolo che la neosegretaria sta svolgendo in questo momento.

Come potrebbero essere credibili i rappresentanti di un partito che mentre va proponendo un campo largo dell'opposizione al governo Meloni accetta senza reagire la decretazione del lutto nazionale e dei funerali di stato per Silvio Berlusconi, e copre il ruolo che il personaggio ha svolto nel corso degli ultimi tre decenni? Tollerare questa scelta e ipotizzare un campo largo con questo PD vorrebbe dire rinnegare tutto quello che abbiamo detto e per cui ci siamo battuti in tutti questi anni.

Parecchie persone la pensano come noi e alcuni coraggiosi esempi di reazione ci sono stati, da Conte che si è rifiutato di andare a Milano, al prof. Montanari che non ha esposto la bandiera a mezz'asta all’università di Siena, a Marco Travaglio che sul Fatto Quotidiano ha scritto che non si è trattato di un funerale di Stato, ma del funerale dello Stato. Si sono visti anche coraggiosi episodi di protesta come lo striscione a piazza Venezia a Roma o quello esposto all'esterno della Normale di Pisa. Nonostante quello che i mass-media a reti unificate hanno fatto credere e che il presidente Mattarella ha avallato (fatto assai grave) con la sua presenza ai funerali, la santificazione del “delinquente abituale”, amico dei mafiosi, sdoganatore dei neofascisti, in perpetuo conflitto di interessi non ha fatto breccia. E' ormai evidente però che nonostante gli episodi di resistenza la situazione italiana a livello politico e istituzionale è cambiata qualitativamente e si inserisce a pieno titolo nel quadro regressivo europeo. Soprattutto la Meloni ha capito la debolezza degli avversari e azzarda con provvedimenti di legge repressivi e regressivi.
Quanto si consoliderà e diventerà regime il governo della destra? Come creare le condizioni per rovesciare questa tendenza?

Dobbiamo prendere atto che non si può usare solo la categoria morale per condannare e rovesciare il regime che si va organizzando e stabilizzando. Anche noi dobbiamo pensare a una strategia alternativa. Ma quale? Se diamo per scontato che il PD della Schlein insegue il sogno tradizionale di ridiventare il polo egemone del sistema liberale a atlantista, con quali forze in campo si può condurre una battaglia vincente?

Se partiamo dai numeri la situazione è ben nota: un PD in mezzo al guado che rischia nuovamente di annegare, un movimento 5 Stelle che cerca di fare resistenza, una sinistra minoritaria che sguazza ancora nello stagno in cui è impantanata da anni. Eppure, se vogliamo ipotizzare una possibilità di risposta alla Meloni e alla destra dobbiamo ragionare sull'esistente. Dobbiamo vedere cioè che la situazione non è immobile e che è in atto invece una evoluzione a sinistra che è partita dalla sconfitta elettorale di Letta.


Se andiamo infatti ad esaminare cosa è accaduto da quanto Enrico Letta è uscito di scena dobbiamo prendere atto intanto che nel campo PD non è riuscita l'operazione Bonaccini, di mettere cioè a capo del partito un amministratore assolutamente disponibile ad accettare la nuova situazione politica con una posizione di fatto consociativa. Schlein non è stata la soluzione, ma una indicazione che i vecchi equilibri a sinistra si andavano modificando, in presenza anche del fatto che Conte manteneva il punto sul programma sociale e sulla guerra. Oggi c'è un gran chiacchiericcio a sinistra che vede in campo le icone di Conte, della segretaria del PD e financo di Fratoianni, mentre sullo sfondo appare continuamente il segretario della CGIL Landini a benedire i possibili riavvicinamenti. Ma le cose vanno lette nel modo giusto. Non c'è nessun tavolo di trattative che possa definire oggi scenari da campo largo, se non per finire come a Campobasso.

L'azzardo della Schlein è tutto da verificare. Dopo le prime mosse puramente pubblicitarie è costretta a tener conto della rappresentanza degli interessi che sono alla base di un partito liberaldemocratico a vocazione atlantista come il PD, un partito che non può scegliere una strada diversa. pena una scissione o addirittura la scomparsa. Si potrebbe dire quello che De Gasperi diceva della DC, “un partito di centro che guarda a sinistra”. Conte mira invece a strutturare bene la sua posizione e non sembra disponibile ad ammucchiate. Fratoianni finora non ha mostrato nessuna capacità di iniziativa e continua ad avere la funzione di carta da parati del centro-sinistra a guida PD.

In queste circostanze si può dire della situazione “eppur si muove”, come faceva Galilei?

Noi pensiamo a questo proposito che mentre il campo largo è una boutade per non cambiare nulla, la situazione oggettiva spinge in un’altra direzione. L'esistenza di un governo Meloni, la guerra NATO per procura in Ucraina, la richiesta che viene da ampi settori democratici di trovare uno sbocco alternativo alla destra e combattere il neocorpora­ti­vi­smo meloniano devono indurci a trasformare le spinte esistenti un un progetto politico con cui si devono misurare tutte le forze in campo, comprese quelle che si stanno illudendo ancora che la Schlein rappresenti una novità. La questione va vista in modo dinamico e dialettico. Soprattutto, coloro che hanno gridato per decenni al lupo, al lupo, invocando l'alternativa devono dimostrare di saper uscire dalla stagnazione.

In sintesi si tratta di lavorare per un patto costituzionale che mentre rialza la bandiera della nostra storia migliore, Resistenza, Repubblica, Costituzione sia in grado di proporre quella piattaforma per unificare le forze su tre punti essenziali: difesa dei lavoratori, lotta al liberismo in economia, articolo 11 contro le guerre.

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