Sull’orlo dell’abisso - Il ruolo della Francia

Lettera aperta del partigiano comunista Léon Landini ad alcuni importanti esponenti politici francesi

Alla signora Ségolène Royal, ex presidente della regione Poitou-Charentes, ex ambasciatrice in Polonia, ex candidata socialista alla presidenza della Repubblica Ai signori Dominique de Villepin, ex Primo Ministro, ex Ministro degli Affari Esteri al momento dell'invasione americana dell'Iraq Henri Guaino, ex consigliere speciale di Nicolas Sarkozy Pierre De Gaulle, sostenitore del dialogo franco-russo Pierre Rimbert, direttore di Le Monde Diplomatique

La lettera di un vecchio membro della Resistenza, fedele alla memoria della sua famiglia antifascista e dei suoi compagni F.T.P. M.O.I. (unità della Resistenza comunista francese fondate nell'aprile 1942 per condurre la guerriglia urbana in Francia contro gli occupanti nazisti e denominate Franchi Tiratori Partigiani - FTPF per le squadre composte da cittadini francesi, FTP-MOI per quelle di partigiani di altre nazionalità - MOI sta per Manodopera Immigrata, NdT) morti per la Francia, vi sorprenderà senza dubbio, sia per la diversità politica dei suoi destinatari, sia per la personalità del suo autore, che è anche il presidente del PRCF, il Pôle de Renaissance Communiste en France, che si considera il successore ideologico del grande PCF, che ha dato impulso al Fronte Popolare, alla Resistenza armata del FTPF e del FTP-MOI, all'insurrezione popolare di Parigi del 1944 e alle grandi riforme sociali della Liberazione, senza dimenticare le lotte per la decolonizzazione e il disarmo nucleare (l'appello di Stoccolma).

Mi sembra però che, da vecchio (presto compirò 99 anni!), verrei meno al mio dovere ultimo se, oltre a difendere al meglio l'eroica memoria della resistenza comunista, così spesso denigrata o minimizzata, non concentrassi il mio ultimo sforzo civico sulla salvaguardia della pace nel mondo. In altre parole, nelle condizioni odierne, per difendere la sopravvivenza stessa dell'umanità, la cui esistenza è ancora più minacciata di quanto non lo fosse nel 1962, durante le crisi inscindibili di Turchia, Berlino e Cuba, o nel 1984 durante la cosiddetta crisi degli euromissili. Ogni giorno che passa ci avviciniamo al conflitto globale ad alta intensità che i nostri stati maggiori euro-atlantici stanno preparando sotto la guida di Washington, con la signora von der Leyen, i leader che si sono succeduti a Londra e il capo di Stato francese purtroppo in testa.

Quest'ultimo ha infatti un piano folle per inviare ufficialmente truppe francesi in Ucraina, rendendoci così cobelligeranti ufficiali in questo conflitto, e intanto, come sollecitato dal Parlamento europeo, per consentire a Kiev di utilizzare missili di fabbricazione e fornitura franco-britannica per colpire la Russia in profondità nel suo territorio! I media britannici hanno già annunciato che Biden è pronto a permettere a Francia e Regno Unito di effettuare questo tipo di attacco.

Eppure Vladimir Putin non si stanca di avvertire l'Occidente che la dottrina russa sull'uso delle armi nucleari, che finora ha impedito a Mosca di essere la prima a colpire con armi nucleari, sta cambiando, che i nuovi missili ipersonici russi non si possono fermare e che se l'Occidente, Francia in testa, supera l'ultimo ostacolo, dovrà essere pronto a colpire con armi nucleari. I nuovi missili ipersonici russi non sono intercettabili e se l'Occidente, guidato dalla Francia, oltrepassa le ultime linee rosse che separano un conflitto ancora in parte locale da un conflitto regionale e poi da una guerra inevitabilmente globale, nuclearizzata e sterminatrice, allora la Russia si sentirà direttamente in guerra con i Paesi della NATO, Francia e Inghilterra in testa.

Con conseguenze potenzialmente spaventose per il popolo francese, in particolare per i nostri figli, per l'intera umanità e per tutti gli esseri viventi sulla Terra! Non basta certo declamare contro l' autocrate Putin, affermare stupidamente che è pazzo e fare altri discorsi da comizianti. E del resto, se Putin fosse quello che la stampa occidentale dipinge, a maggior ragione dovremmo prendere sul serio i suoi avvertimenti!

Soprattutto perchè il conflitto nel Donbass è tutt'altro che isolato. è solo uno dei teatri particolarmente caldi di una grande linea di faglia globale che parte dal Baltico, passa per il Caucaso e l'Iran, continua in Medio Oriente, dove il governo fascista di Netanyahu sta facendo di tutto per internazionalizzare il conflitto israelo-palestinese (attacchi al Libano, all'Iran, alla Siria, ecc.), prosegue nel Mar Rosso, si riscalda nello Stretto di Taiwan (dove Washington ha abbandonato l'idea pacificatrice che c'è una sola Cina), rimbalza nel Mar della Cina e diventa nuovamente incandescente nella Penisola coreana, dove l'idea del dialogo tra le due Coree è stata abbandonata a favore del cambio di regime imposto a Pyongyang con la forza. Se a ciò si aggiunge che questa grande spaccatura globale sta spingendo i suoi tentacoli anche in America Latina, dove Washington sta cercando di affamare i cubani dopo aver fatto balenare la prospettiva della fine del blocco, e in Africa, dove le grandi potenze si stanno scontrando sulle legittime rivolte dell'Africa occidentale, si capisce che le linee del fronte della Terza guerra mondiale sono già ben disegnate sul mappamondo. E allo stesso tempo sappiamo che, con la guerra portata all'estremo e con le armi moderne che sono nucleari, la sopravvivenza della Francia e quella dell'umanità sono in gioco in prospettiva, se non a breve termine. Di fronte a questa galoppata suicida, la Francia ufficiale di Emmanuel Macron è uno dei Paesi più determinati ad andare fino in fondo. Siamo molto lontani da quando il generale De Gaulle, in visita di Stato a Mosca nel 1944, osò dichiarare: “La Russia sovietica ha svolto il ruolo principale nella nostra liberazione”. E ancora più lontani, vista l'evoluzione dell'attuale PCF, dalle coraggiose parole di Maurice Thorez in piena guerra fredda: “Il popolo francese non far mai la guerra all'Unione Sovietica”.

L'avventuristica politica dell'Eliseo, improntata alla NATO, è anche lontana anni luce dall'atteggiamento dignitoso, che ha fatto apprezzare la Francia in tutto il mondo, di Jacques Chirac e Dominique de Villepin, che si rifiutarono di assecondare la sanguinosa invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003. Ed è assai lontana anche dalla condotta di Sarkozy, che iniziò subito a negoziare con V. Putin per evitare che il conflitto tra Mosca e la Georgia degenerasse in una crisi internazionale. Al contrario, sempre più minoritario e contestato nel suo Paese, l’attuale capo di Stato francese non fa che alimentare il fuoco all'estero, nonostante la sua politica arrogante abbia screditato la Francia in quasi tutta l'Africa francofona!

Ci lascia basiti anche il modo grossolanamente manicheo con cui la grande stampa francese presenta il regime di Kiev, nascondendo i suoi legami con i neonazisti del battaglione Azov, che ora possono liberamente fare opera di reclutamento in Francia. Il regime di Kiev ha approfittato della guerra per abolire il codice del lavoro nelle PMI; ha messo al bando tutti i partiti di sinistra, compreso il PCU; ha rinchiuso senza processo i leader dei Giovani Comunisti; ha bombardato la popolazione civile russofona del Donbass per otto anni (2014/2022); ha rimosso tutti i monumenti che celebravano la vittoria sovietica su Hitler e ha celebrato il promotore di pogrom antisemiti Stepan Bandera, il grande massacratore di ebrei, comunisti e polacchi in Ucraina! E quanto è triste vedere le leadership dei principali partiti della sinistra francese e dei principali sindacati allinearsi alla narrazione guerrafondaia dominante, approvando l'invio massiccio di armi francesi in Ucraina in un modo che oltraggia la memoria del grande Jaurès, martire della pace e figura di una Francia sociale, sovrana, laica e PACIFICA. Ecco perchè, visto che siamo sull'orlo di una conflagrazione globale, e ancor più dopo il massiccio bombardamento del Libano da parte di Israele, mi permetto di rivolgermi a voi con questo stesso messaggio.

Ognuno di voi ha espresso pubblicamente e coraggiosamente riserve, critiche e persino una vera e propria opposizione a una parte o a tutta l'attuale politica estera della Francia, che sta alimentando la marcia verso la guerra e sta facendo sprofondare la Francia nella cobelligeranza ufficiale contro una potenza nucleare. Allo stesso tempo, sta trasformando la Francia nello “enfant perdu” degli Stati Uniti (l’espressione ‘bambino perduto’ si riferisce a reparti militari male armati e male organizzati e destinati al macello che partecipavano alle spedizionimilitari, NdT), che stanno cercando di estendere al nostro Paese, a loro maggior vantaggio (così credono! ), la guerra per procura che stanno conducendo contro la Russia, in attesa di scatenarla anche nella regione Asia-Pacifico. E’ una legge della storia: quando la Francia rinuncia alla sua indipendenza, è un male per la pace nel mondo, e viceversa! Sia chiaro.

Da comunista militante che tale rimarrà fino all'ultimo respiro, non propongo una sacra unione tipo Embrassons-nous, Folleville! (titolo di una commedia ottocentesca divenuto simbolo di amicizie che occultano i problemi, NdT). Non condivido le convinzioni socialdemocratiche della signora Royal nè il suo gusto per la “costruzione” europea. Ho sempre lottato contro il movimento di destra a cui si richiama Sarkozy. Ho sostenuto i giovani che hanno rifiutato il CPE (Contratto di Primo Impiego, NdT) proposto da Dominique de Villepin nel 2006. E se i comunisti sostenevano la politica estera non allineata del presidente de Gaulle, non erano per questo meno contrari alle politiche economiche e sociali di Georges Pompidou, compreso il prezzo di sangue pagato alla stazione della metropolitana di Charonne (riferimento a una manifestazione del febbraio 1962 a Parigi per la pace in Algeria, repressa con la forza e costata la vita di nove manifestanti, NdT).

Sia chiaro che, da parte vostra, non vi chiedo in alcun modo di approvare, nè tanto meno di aderire, alle convinzioni del rivoluzionario che resto e che crede ancora, come Jaurès, che il capitalismo porta con sè la guerra come le nuvole portano i temporali. La lotta di classe rimane e rimarrà, e la confusione politica non è il mio forte, nè, presumo, il vostro. Semplicemente, in un momento in cui l'imperialismo più potente del pianeta, quello che scatena la sua furia sfrenata su Gaza e sul Libano attraverso Netanyahu e che cerca di affamare Cuba, è più che tentato di rischiare una guerra potenzialmente sterminatrice per cercare di salvare la sua posizione dominante, messa in discussione dai popoli, è essenziale che in Francia si formi una forma di fronte della ragione e della vita, per cominciare.

Non per spegnere le lotte sociali e ideologiche, ma per permettere che si svolgano fino alla loro conclusione, mentre lo sterminio nucleare della razza umana sarebbe anche il grande cimitero degli ideali di ogni tipo, i vostri e i miei, per quanto rivali o addirittura antagonisti possano essere in varia misura. Chiedo quindi a tutti voi, come io stesso farò ancora una volta con l'aiuto dei miei compagni, di parlare ancora più forte in difesa della pace nel mondo, dell'indipendenza diplomatica e militare della Francia e, perchè no, di avere il coraggio politico di difendere pubblicamente insieme la causa della pace universale.

Ognuno con le proprie sfumature e senza sorvolare sulle contraddizioni. Quando lo sterminio dell'umanità e l'annientamento della Francia, preceduto dalla caduta del suo prestigio sulla scena mondiale, minacciano di cancellare ogni vita e di privare di significato il nostro presente, il nostro futuro (la nostra gioventù!) e persino, a posteriori, i nostri immensi sacrifici passati, allora, come disse il poeta Louis Aragon in Les Lettres françaises clandestines a proposito del grande sacrificio compiuto con la vita dal leader comunista Gabriel Pri e dall'ufficiale cristiano d'Estienne d'Orves (si tratta di un poemetto di larga risonanza, scritto nel marzo 1943 come appello a superare ogni distanza religiosa e ideologica nella resistenza antifascista, NdT) Quando la grandine copre il grano, stupido chi fa il prezioso, stupido chi pensa alle sue diatribe. Al cuore della lotta comune... chi credeva nel cielo e chi non ci credeva, amavano entrambi la Bella, prigioniera dei soldati.

Vi ringrazio per l'attenzione e soprattutto per le vostre riflessioni e, chissà, per la vostra convrgenza al di là dei dissapori del passato. Per quanto mi riguarda, come diceva ironicamente e senza troppe illusioni Karl Marx alla fine di un suo libro, “ho parlato e ho salvato l’anima mia”.

Léon Landini

fonte Faire vivre le PCF

https://lepcf.fr/Lettre-de-Leon-Landini.

Traduzione a cura del Forum Italiano dei Comunisti

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