di Giacomo Gabellini
Nei giorni scorsi, droni ucraini hanno colpito due stazioni radar di cui si compone la rete strategica di allerta precoce della Russia e il suo danneggiamento, anche temporaneo, deteriora la capacità di Mosca di rilevare con il dovuto tempismo minacce atomiche in arrivo. La dottrina nucleare russa identifica qualsiasi attacco al sistema essenziale di primo allarme nucleare come una ragione sufficiente per legittimare una ritorsione diretta e proporzionale.
Parallelamente, a coronamento delle pressioni esercitate dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, una componente maggioritaria dell’Alleanza Atlantica ha autorizzato urbi et orbi l’Ucraina ad avvalersi di sistemi d’arma occidentali per perpetrare attacchi in profondità in territorio russo. Polacchi e baltici hanno addirittura manifestato piena disponibilità a inviare ufficialmente proprie truppe a combattere in territorio ucraino. Dal canto suo, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato senza mezzi termini che «la Nato sta giocando con il fuoco».
Cerchiamo di individuare le logiche che orientano le mosse di tutti i principali attori coinvolti in questa delicatissima situazione assieme a Roberto Buffagni, scrittore, ex militare e collaboratore del sito «Italia e il Mondo».
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