La morte di Aleksej Naval’nyj, tra dubbi e doppiopesismo

di Paolo Arigotti

Venerdì 16 febbraio 2024. A Mosca sono da poco passate le 14 (mezzogiorno in Italia) quando sui portali web del servizio penitenziario della Federazione russa compare la notizia della morte di Aleksej Navalny, 47 anni, detenuto presso il circondario autonomo di Jamalo-Nenets, in una colonia penale siberiana (IK-3), nei pressi del villaggio di Charp, a circa sessanta chilometri a nord del Circolo Polare Artico. In questo luogo remoto l’uomo stava scontando, in “regime speciale”, una condanna a diciannove anni di reclusione.

I primi referti diramati dalle autorità russe parlano di decesso per cause naturali, provocato da una “sindrome da morte improvvisa”, per quanto in primo momento si fosse parlato anche di trombosi o embolia; secondo alcune fonti, sul corpo sarebbero presenti dei lividi, che però potrebbero essere compatibili con le convulsioni e/o con un massaggio cardiaco[1]. Difficile dirlo, perché al momento attuale la salma non è stato consegnata alla famiglia, in attesa del completamento delle indagini[2].

A Mosca e in altre città russe sono state indette diverse manifestazioni, accompagnate da centinaia di arresti[3], molti dei quali destinati a durare ben poco, e a concludersi col rilascio una volta conclusi gli accertamenti di rito. Tra le prime reazioni ufficiali quella della moglie di Navalny, Yulia, che intervenendo dal podio della Conferenza di Monaco sulla sicurezza dove si trovava al momento della notizia, ha indicato nel presidente russo il principale responsabile dell’accaduto[4]. Alla stessa conclusione è arrivato anche Mikhail Khodorkovsy, ex oligarca e dissidente politico[5], che oggi vive in esilio a Londra, al quale Il Giornale dedicò un ritratto nel lontano 2010[6].

Anche le reazioni delle autorità e dei media occidentali non si sono fatte attendere. Commentando a caldo la morte di colui che viene indicato in Occidente come il principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, il ministro degli Esteri della Svezia, paese in predicato di entrare nella NATO, Tobias Billstrom, ha detto che si tratta dell’ennesima prova del carattere criminale del regime russo. Il suo collega norvegese Jonas Gahr Store e il presidente lettone Edgars Rinkevics hanno evocato le responsabilità del Cremlino, con una precisazione fatta da Rinkevics che ci tornerà utile quando analizzeremo la storia politica e personale dello scomparso: “qualunque pensiero si abbia su Navalny”[7]. A sua volta, il ministro degli Esteri della Repubblica ceca, Jan Lipavsky, via twitter[8] (o X, se preferite) ha detto che la Russia tratta i propri cittadini come le questioni di politica estera, causando la morte di tante persone.

Spostandoci più a Occidente, il ministro degli Esteri francese Stephane Sejourné ha parlato di una morte causata dal duro regime detentivo, già in passato duramente criticato da Parigi[9], mentre il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron ha evocato i gulag, forse peccando di un certo anacronismo storico.

Per quanto riguarda l’Italia, ferma restando la condanna unanime del mondo politico, sono arrivate a stretto giro le dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sostanzialmente seguono quelle degli alleati, col titolare della Farnesina che si è detto certo delle responsabilità del Cremlino[10]. Lo stesso approccio è stato seguito dalle istituzioni della UE, dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e dal Regno Unito[11].

Naturalmente anche da oltreoceano sono arrivate reazioni. Il presidente americano Joe Biden ha detto che “Vladimir Putin è responsabile della morte di Alexei Navalny", aggiungendo di non essere rimasto sorpreso dalla notizia[12]. Decisamente più prudente Pechino, che parla di affare interno russo[13], mentre il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, per il tramite della portavoce dell’organizzazione, ha chiesto un'indagine approfondita sulle cause del decesso[14].

Potremmo continuare a lungo con l’elenco delle prese di posizione, ma si rivelerebbe un esercizio sostanzialmente inutile, a tratti perfino monotono, senza con questo nulla togliere alla tragicità dell’evento. Le dichiarazioni dei leader occidentali, pur nelle diverse sfumature, hanno un comune denominatore nell’ascrivere al governo russo le responsabilità della morte di Navalny, chiedendo di fare chiarezza attorno alla sua scomparsa. Il quotidiano italiano La Repubblica, sabato 17 febbraio, titolava a tutta pagina: “Navalny, omicidio di stato”[15].

In sostanza, in assenza di qualunque riscontro o esame autoptico[16], il verdetto sembra già scritto e per sintetizzarlo potremmo ricorrere a un meme molto in voga in questi ultimi anni: “Ha stato Putin”.

Il problema è che affrontare certi argomenti “a caldo”, specie in un clima di tensione crescente nelle relazioni internazionali, è sempre complicato, e per parte nostra non ci sentiamo di giungere a conclusioni affrettate, magari solo perché in linea con un certo approccio. Per questo motivo non insisteremo oltre sulle cause del decesso e/o circa eventuali responsabilità di ordine giuridico, nella convinzione che di tali questioni debbano occuparsi le competenti autorità, mentre a media e politici dovrebbe spettare il compito di sollecitarne l’operato, mai sostituirsi a loro.

Al proposito di compiti di sollecito e attenzione nei riguardi di certi fatti, ci sorprende che professionisti dell’informazione e politici abbiano praticamente ignorato la morte di Gonzalo Lira, giornalista cileno americano morto nel quasi assoluto silenzio nelle carceri ucraine poco più di un mese fa, senza scatenare lo stesso clamore mediatico: certo, non era un oppositore politico di Putin, ma forse non sarebbe il caso di chiedere anche in queste circostanze altrettanta chiarezza, nel caso di specie al governo ucraino?

Su un certo doppiopesismo del giornalismo e della politica torneremo più avanti, ora vorremmo provare a rispondere ad alcune domande che possono essere utili per comprendere la vicenda.

Chi era Aleksej Navalny? Quali erano le sue idee politiche e il suo peso reale in Russia? Per quali ragioni era detenuto? Rappresentava davvero un pericolo politico per la stabilità del regime di Putin? La sua morte – quale che ne sia la causa - favorisce qualcuno, e/o va a discapito di qualcun altro?

Navalny, politicamente parlando, non era precisamente un moderato: lo sottolineava La Stampa di Torino nel 2012, con un pezzo intitolato “Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin”[17], salvo poi convertirsi sulla via di Washington – pardon, di Damasco - quando gli Stati Uniti decisero di puntare su di lui nell’ambito del programma chiamato Greenberg World Fellows Program, iniziativa nata nel 2002, per investire su un numero molto limitato di potenziali “leader globali”[18].

Il che si sposerebbe coi contenuti di un video, ripreso da un documentario ancora disponibile su YouTube[19], risalente a più di dieci anni prima, nel quale si vedeva un collaboratore di Navalny che parlava in un locale moscovita con un diplomatico e presunto membro del MI6 (i servizi segreti esteri britannici), domandandogli un importante sostegno economico per promuovere una rivoluzione colorata in Russia. L’iniziativa, comunque siano andate le cose, non ebbe alcun seguito, ma resta il fatto che Navalny – come riconosce chiunque abbia un minimo di contezza dei fatti – non ha mai avuto un grande seguito politico nella Federazione russa, tanto da poter affermare – senza timore di smentita – che egli fosse molto più conosciuto all’estero, che in patria. E ciò nonostante la distribuzione di un film diretto dallo stesso blogger e attivista, intitolato “Putin's Palace. History of World's Largest Bribe” registrasse all’atto della sua uscita, nel 2021, decine di milioni di visualizzazioni, rivelatosi alla lunga il classico fuoco di paglia[20].

In realtà, nella Federazione russa esistono forze di opposizione legalmente operanti e rappresentate nelle istituzioni – una per tutte, il partito comunista che nelle ultime elezioni parlamentari si aggiudicò un buon 20 per cento dei voti – ma le iniziative di Navalny non hanno mai avuto altrettanto successo.

Dopo che nei primi anni duemila aveva concorso per alcune cariche locali nelle fila del partito liberale e nazionalista Yabloko, il risultato più importante lo conseguì in occasione delle municipali del 2013, quando nella città di Mosca ottenne il 27 per cento, ma per il resto le percentuali raccolte, in occasione di politiche o presidenziali, sono state quasi insignificanti; addirittura, come ricorda The Guardian[21], la partecipazione alle elezioni locali del 2013 fu possibile anche grazie al candidato del partito di Putin (Russia Unita), Sergei Sobyanin, che offrì un sostegno nella fase di raccolta delle firme. Nel 2018 Navalny venne escluso dalla candidatura alle presidenziali per via di alcune condanne per corruzione, denunciate ovviamente come strumentali dai suoi sostenitori.

Con questo non vogliamo disconoscere che l’azione di Navalny possa aver creato dei fastidi al Cremlino, che sarebbero però da imputare più alle attività di informazione e divulgazione, che a quella politica tout court. Forse a non incontrare il consenso dell’elettorato erano anche le sue simpatie per idee di estrema destra, come quelle contrarie all’immigrazione, a tratti perfino xenofobe[22]: piuttosto famoso un suo video dove egli finge di sparare a un immigrato, paragonando i musulmani agli insetti[23]; in materia economica era un fervente sostenitore del neoliberismo più spinto.

La sua attività di blogger era iniziata tra il 2006 e il 2008[24], con frequenti accuse di corruzione e brogli elettorali contro (a suo dire) “il regime di ladri e corrotti" guidato da Putin; nel 2011 darà vita a una fondazione per la lotta ai fenomeni corruttivi. Tra il 2011 e 2012 organizzerà varie manifestazioni per contestare gli esiti delle recenti elezioni, a suo dire truccate, che vedranno la partecipazione, tra gli altri, del politico Boris Nemtsov, assassinato nel 2015 nei pressi del Cremlino, pare da sicari di origine cecena.

Navalnny è stato protagonista, suo malgrado, di diverse vicende giudiziarie.

La prima condanna, però, non giunse dalle autorità russe, ma scattò per effetto della denunzia di una nota azienda di cosmetici francese, la Yves Rocher, della quale Navalny era referente per la Russia. La ditta gli contestava una truffa ai propri danni, accusandolo di averle sottratto una somma stimata in circa 400mila dollari. Il processo sfociò nella condanna alla reclusione a tre anni e mezzo, da scontare ai domiciliari, pena successivamente sospesa e, quindi, decaduta[25]. Navalny si è sempre dichiarato innocente, ma nel 2021 le vecchie imputazioni, assieme ad altre, furono ripescate, a detta dei suoi per ragioni strumentali, parlando di forti pressioni delle autorità di Mosca sulla ditta francese[26].

E non finisce qui.

Una nuova contestazione arrivò dal Comitato Investigativo russo, la principale agenzia investigativa del paese, che lo accusò di aver distratto fondi in teoria destinati alle sue organizzazioni no profit per fini personali: si parlava di circa 356 milioni di rubli, più o meno 3,9 milioni di euro[27].

Le disavventure giudiziarie, però, non impedirono a Navalny di continuare a veicolare denunce contro gli assetti di potere della Russia, diffuse tramite il suo blog e il canale YouTube, con milioni di visualizzazioni e l’organizzazione di diverse proteste di piazza. L’ultimo capitolo risale al 2021, quando Navalny decise di tornare in patria dopo un periodo di cure in Germania, dove si stava riprendendo da un tentativo di avvelenamento, che secondo la versione che va per la maggiore sarebbe stato condotto col Novichok, un gas nervino, per quanto sull’episodio permangono ancora oggi molti aspetti controversi[28]; ricordiamo che già nel 2017 Navalny aveva perso quasi del tutto la vista all’occhio destro a causa di un attentato con la vernice.

Al suo rientro in Russia venne arrestato – circostanza che lo stesso Navalny aveva messo in conto – subendo nuove condanne, la maggior parte per frode e appropriazione indebita, come sempre giudicate strumentali da sostenitori e paesi occidentali. Per effetto delle diverse pronunce a suo carico, l’uomo ha accumulato ben 19 anni di reclusione. Incarcerato, Navalny era stato trasferito nella località siberiana alla fine dell’anno scorso, dopo aver denunciato una serie di angherie che avrebbe subito in carcere.

Se è agevole comprendere come la morte di un personaggio presentato in Occidente come il “principale oppositore di Putin” – cosa peraltro non esatta, alla luce dei dati che abbiamo fornito, di quelli elettorali e dei sondaggi interni sulla notorietà del personaggio[29] – possa ingenerare sospetti e indurre a rapide conclusioni, resta per il momento un’assoluta incertezza sulle circostanze del decesso, che non è escluso potrebbe essere imputabile a fatti naturali (del resto, le morti per “malore improvviso” non sono estranee alle nostre latitudini, specie ultimamente…).

Tra le domande alle quali ci siamo proposti di rispondere, c’era quella se Navalny rappresentasse, o meno, un pericolo per gli assetti di potere in Russia, e in tutta onestà sarebbe difficile sostenere questa tesi. Come dicevamo è un uomo che può aver creato fastidi e grattacapi, specie a causa delle sue denunce, ma da questo arrivare alla conclusione che egli potesse mettere in pericolo la presidenza Putin sarebbe davvero ostico.

Come ricorda Fulvio Scaglione, su Inside Over[30]: “quale interesse avesse Putin, o chi per lui, nell’eliminare (o nello spingere alla morte) un oppositore famosissimo nel mondo ma del tutto annullato in Russia: di fronte a Navalny c’erano molti anni di isolamento in carcere, i suoi collaboratori sono stati tutti arrestati o costretti a rifugiarsi all’estero, le sue fondazioni erano state chiuse.”

E non sembrerebbero esserci particolari problemi neanche sul versante dell’operazione militare speciale, come la chiamano i russi. La guerra in Ucraina sta andando bene per Mosca[31], oramai lo riconoscono perfino ambienti vicini alla NATO[32], e la conquista di Avdiivka, strategica per le sorti del conflitto, segna un nuovo punto a favore dei russi. Allo stesso tempo, Putin sembrava aver acquistato nuovo credito presso l’opinione pubblica occidentale grazie all’intervista realizzata dal giornalista statunitense Tucker Carlson. Restando in tema di guerre e conquiste, ricorderemo che, salvo modificare la propria versione dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, lo stesso Navalny si era detto a suo tempo favorevole all’ingresso della Crimea nella Federazione russa[33] [34].

In sostanza, non è dato comprendere quale vantaggio poteva derivare a Putin dalla morte di un oppositore ridotto all’impotenza, pure ipotizziamo con metodi discutibili, rischiando un danno d’immagine, che in questo momento obiettivamente non aveva senso correre. E se fosse confermata la notizia ripresa da Bild[35], che parlava di una possibile liberazione di Navalny, nell’ambito di uno scambio di detenuti che coinvolgerebbe USA, Russia e Germania, la versione dei fatti sarebbe ancora più discutibile.

A questo punto, a chi gioverebbe la scomparsa di Navalny, sempre insistendo sul fatto che stiamo viaggiando sul terreno delle ipotesi e che un decesso per cause naturali non può affatto essere escluso?

Se ci lanciassimo anche noi in congetture, potremmo arrivare a pensare che sarebbe stato un buon modo per lanciare discredito sulla figura del leader russo, ma tenendo fede all’impegno iniziale ci asterremo dal sostenere questa lettura, se o fin quando non ci fossero elementi concreti a sostegno di una simile ricostruzione. Di sicuro, però, a fronte di un andamento così negativo del conflitto per l’Ucraina (e per l’Occidente suo sostenitore), e attesa la disponibilità al negoziato (ovviamente partendo da una posizione di forza) ribadita dallo stesso Putin nel corso della famosa intervista, forse solo una notizia del genere poteva chiudere la via al negoziato. Ma anche questa, giova precisarlo, è niente di più che un’opinione.

Riguardo i timori collegati all’appuntamento elettorale di marzo, con le presidenziali russe, sarebbe molto più interessante[36] acclarare invece le motivazioni dell’esclusione di un altro candidato, il cui nome è Boris Nadezhdin, apertamente contrario alla guerra in corso, e tenuto fuori ufficialmente per presunte irregolarità nella raccolta delle firme.

Tirando le fila del discorso, una persona è morta, e ferma restando l’umana pietà, non sarebbe certo con strumentalizzazioni o congetture che si potrebbe rendere onore alla sua memoria, così come non è certo occultando una serie di ombre sulla sua figura che si farebbe un buon servizio alla Storia.

Lo stesso dicasi per una serie di evidenti esempi di doppiopesismo, come il caso di Gonzalo Lira che abbiamo già ricordato, o il celare il reale andamento del conflitto in Ucraina o il bando di diverse forze di opposizione in quel paese (ne parlammo in un’altra occasione[37]), o, ancora, limitandoci vedere un certo assetto di potere, sicuramente discutibile[38], come l’unico imputato della Storia, alla luce di quanto sta accadendo in Medio Oriente.

Tutti fatti dei quali, sarà un caso, si parla poco negli ultimi tempi. Per non parlare delle quasi trentamila[39] vittime civili a Gaza, altri fatti “casualmente” spariti dalla narrazione corrente[40].

In chiusura, vorremmo ricordare che proprio in Occidente, e/o nei baluardi della democrazia in giro per il mondo, vengono uccisi o perseguitati blogger o giornalisti colpevoli solo di fare il loro mestiere e/o di denunciare le mancanze del potere costituito. Julian Assange[41] e i circa cento giornalisti assassinati a Gaza[42] non possono essere solo un “danno collaterale”, e meritano lo stesso rispetto e la stessa dignità a suo tempo riservata alla giornalista Anna Stepanovna Politkovskaja[43].

Una domanda finale la vorremmo riservare a chi, per mestiere o per missione, fa informazione.

Vi siete mai chiesti seriamente se non sia proprio per via di questi approcci che molta gente oramai dichiara apertamente di non credere più a nulla? Ci torna alla mente quanto accadde a giugno 2023, quando anche se solo per poche ore, si presentò come la “marcia per la giustizia” l’iniziativa controversa dell’allora leader della Wagner, Evgenij Prigozhin, salvo poi fare un rapido dietrofront quando la vicenda imboccò ben altra strada.

Alla luce di questi precedenti sarebbe buona norma, in assenza di certezze, evitare di spacciare come assodati fatti che non lo sono affatto, salvo avvalorare il sospetto (ovviamente da dimostrare) che una serie di personaggi non credano più di tanto alle garanzie che invocano per gli altri. E dagli altri.

FONTI

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[3] www.lindipendente.online/2024/02/19/russia-piu-di-400-arresti-agli-eventi-in-memoria-di-navalny/

[4] video.repubblica.it/mondo/la-moglie-di-navalny-putin-responsabile-di-cio-che-ha-fatto-alla-russia-e-a-mio-marito/463053/464015

[5] www.rainews.it/video/2024/02/mikhail-khodorkovsy-putin-e-senza-dubbio-responsabile-della-morte-di-navalny-1326ab0b-0258-4073-85dd-526cae4e7023.html

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[7] agenpress.it/2024/02/16/alexey-navalny-presidente-lettonia-e-stato-brutalmente-assassinato-dal-cremlino-e-la-vera-natura-del-regime/

[8] twitter.com/putino/status/1758470593328849064

[9] euractiv.it/section/mondo/news/caso-navalny-la-francia-rinvia-i-colloqui-strategici-con-la-russia/

[10] www.repubblica.it/politica/2024/02/17/news/meloni_destra_putin_dopo_morte_navalny-422152938/

[11] www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/02/17/morte-navalny-regno-unito-convoca-diplomatici-russi_632f3c0a-ff2c-4e5a-b06c-cfe4e1f145e1.html

[12] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/16/biden-putin-e-responsabile-della-morte-di-navalny_ab7ab4b6-4c56-460c-9aa0-e0e34df262cd.html

[13] www.voanews.com/a/china-describes-navalny-death-as-russia-s-internal-affair-/7492260.html

[14] it.euronews.com/2024/02/17/le-reazioni-internazionali-alla-morte-di-alexei-navalny-mattarella-piu-ingiusta-conclusion

[15] images.app.goo.gl/stiUzQKmYa21r44y8

[16] www.corriere.it/esteri/24_febbraio_17/corpo-navalny-mistero-dee8df38-cd9e-11ee-bd79-dd1f681f7e7c.shtml

[17] www.lastampa.it/esteri/2012/01/02/news/il-blogger-xenofobo-br-che-unisce-la-piazza-contro-lo-zar-putin-1.36504028/#google_vignette

[18] www.lindipendente.online/2024/02/19/alexei-navalny-la-vera-storia-di-un-dissidente-creato-dagli-usa/

[19] www.youtube.com/watch?v=lkUFVrSA1gw

[20] www.lantidiplomatico.it/dettnews-navalny_e_gonzalo_lira_morti_di_serie_a_e_di_serie_b/45289_53079/

[21]

[22] www.rllaw.co.uk/islamophobia-at-amnesty/

[23] Possibile vederne uno stralcio su questo documentario: www.youtube.com/watch?v=lkUFVrSA1gw.

[24] www.theguardian.com/world/2013/sep/08/russia-opposition-mayoral-candidates-vladimir-putin uronews.com/2024/02/16/russia-chi-era-alexey-navalny-loppositore-del-cremlino-morto-in-carcere

[25] it.rbth.com/politica/2014/12/30/caso_yves_rocher_navalny_condannato_a_tre_anni_e_mezzo_34035

[26] www.repubblica.it/esteri/2021/02/03/news/yves_rocher_navalnyj-285820269/

[27] www.affarinternazionali.it/il-leader-dellopposizione-russa-alexei-navalny-muore-in-carcere/ ww.lafionda.org/2021/04/27/sapete-perche-navalny-e-in-carcere/

[28] www.piccolenote.it/mondo/lavvelenata-di-navalny-la-bottiglia-fumante

[29] www.rsi.ch/info/mondo/Navalny-un-esito-scontato-che-cambier%C3%A0-poco-o-nulla--2072078.html

[30] it.insideover.com/politica/muore-navalny-lultimo-dei-dissidenti.html#google_vignette

[31] www.analisidifesa.it/2024/02/i-russi-conquistano-avdiivka-e-sfondano-il-fronte-ucraino-a-rabotino/

[32] pagineesteri.it/2023/11/30/primo-piano/ucraina-controffensiva-fallita-nato-piano-b/

[33] www.lantidiplomatico.it/dettnews-navalny_e_gonzalo_lira_morti_di_serie_a_e_di_serie_b/45289_53079/

[34] www.sicurezzainternazionale.com/europa/navalny-e-la-fiaccolata-del-campidoglio-di-calenda/

[35] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/18/novaya-gazeta-lividi-su-navalny-forse-per-convulsioni-e-massaggio-cardiaco_f6187f57-c6cf-409f-b4a3-05560eccff50.html

[36] nadezhdin2024.ru/

[37] www.youtube.com/watch?v=YTjjK9oilSM

[38] www.youtube.com/watch?v=n0jQ6Qmb8g8

[39] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/02/12/gaza-i-morti-palestinesi-salgono-a-28.430_72bfac3b-f5cd-42e2-96a0-8d71c173b332.html

[40] www.sicurezzainternazionale.com/europa/navalny-e-la-fiaccolata-del-campidoglio-di-calenda/

[41] www.youtube.com/watch?v=Pqcxv6E70YE&t=50s

[42] it.euronews.com/video/2024/02/15/giornalisti-uccisi-nel-mondo-nel-2023-su-99-almeno-tre-quarti-morti-a-gaza

[43] it.wikipedia.org/wiki/Anna_Stepanovna_Politkovskaja

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