di Vito Petrocelli*
Gennaio 2019: il 51,3% del gas consumato in UE arriva dalla Russia e il 48,7% da tutti gli altri Paesi fornitori.
A fine 2022 la quota di gas di provenienza russa scende al 12,9% e l’UE continua la ricerca di nuovi fornitori pagando prezzi più elevati e sostenendo nuove ingenti spese.
Questo perché il gas siberiano è sempre stato più economico, oltre che di “migliore qualità”, ma anche perché la diversificazione dei fornitori è un processo lungo e costoso, in quanto necessita di ingenti investimenti in nuove infrastrutture (gasdotti, navi gasiere, terminali GNL).
Mediamente il gas viene utilizzato in UE per oltre il 30% nella produzione di energia elettrica e calore, il 24% dalle famiglie, il 22,6% dall’industria, il 10,6% dal settore dei servizi e poco più dell'11% è destinato ad altri usi.
Nell’ultimo anno il gas russo (gasdotti e GNL) ha rappresentato quindi meno di un quarto delle importazioni di gas nell’UE, un altro quarto è giunto dalla Norvegia (24,93%) e l’11,6 % dall'Algeria. Le importazioni di GNL, Russia esclusa, (principalmente da USA, Qatar e Nigeria) sono state pari al 25,7%.
In più, tra gennaio e novembre 2022 sono stati importati dagli Stati Uniti quasi 50 miliardi di metri cubi di GNL, più del doppio rispetto a tutto il 2021 (oltre 22 miliardi di metri cubi).
Scaroni, dal 2005 al 2014 amministratore delegato di ENI, dice in una intervista di oggi che “Sul gas comprato a Mosca avevo il via libera di Nato e governo”. Oggi l’autolesionista Giorgia ha ancora il via libera degli Usa e della Nato, per impoverire il Paese e trascinarlo in guerra.
Poveri noi.
*Presidente Istituto Italia-Brics. Già presidente della Commissione Affari esteri del Senato
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