di Michele Blanco*
Quest’anno è il 60esimo della pubblicazione de “L’uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse. Oggi sarebbe opportuno che lo si leggesse perché in tutti questi anni abbiamo potuto constatare la conferma di gran parte delle tesi illuminanti dell’autore.
Marcuse, in modo oggettivamente profetico, affermava che la “società industriale avanzata” ha creato, e continua a farlo costantemente, falsi bisogni, che hanno integrato gli individui nel sistema esistente di produzione e consumo attraverso i mass media, la pubblicità, la gestione industriale e le modalità di pensiero contemporanee.
Ciò si traduce in un universo “unidimensionale” di pensiero e comportamento, in cui l’attitudine e l’abilità per il pensiero critico e il comportamento di opposizione si allontanano constantemente (oggi tutto ciò lo chiamiamo mainstream). Contro questo clima prevalente, oggi assolutamente prevalente e totalizzante, Marcuse promuove il “grande rifiuto” (descritto a lungo nel libro) come l’unica opposizione adeguata ai metodi onnicomprensivi e totalizzanti di controllo.
Gran parte del libro è una difesa del “pensiero negativo”, inteso come possibilità di dissenso e difesa delle forme di vita alternative, come forza dirompente contro il falso positivismo prevalente. Marcuse critica fortemente la maggiore caratteristica della società contemporanea: il consumismo e la moderna “società industriale”, allora lo era oggi un po meno diremmo del terziario, che sostiene sia, indiscutibilmente, una forma subdola di controllo sociale.
Marcuse sostiene che mentre il sistema in cui viviamo insiste a definirsi e pretende di essere democratico, in realtà è totalitario. Una onnipresente, nascosta alla vista della stragrande maggioranza delle persone, forma di razionalità tecnologica si è imposta e manipola ogni aspetto della cultura e della vita pubblica e privata; essa è diventata totalmente egemonica.
La nostra identificazione con questa ideologia egemonica della moderna società industriale, o post industriale, questa ideologia non rappresenta una forma di “falsa coscienza”, ma piuttosto è riuscita a imporsi fino a diventare la realtà, almeno come tale viene percepita da quasi tutti.
Sono su un argomento Marcuse non ha completamente fotografato le previsioni, il fatto è che lui riteneva e pensava al realizzarsi di una dittatura dolce del pensiero, dittatura ideologica, ossia che il consenso al pensiero dominante, maistream, non sarebbe stato ottenuto con la violenza e la forza; invece la attualissima moderna contemporanea società post industriale occidentale non tollera assolutamente la critica e il dissenso, democratico, e lo sopprime, o lo rende ininfluente, in tutti i modi. Basti pensare alla stampa e alle televisioni a tutti i mass media favorevoli alle guerre e al riarmo. In particolare, e in modo assoluto, nega la possibilità di dissenso a chi è contrario alle guerre, a tutte le guerre, e nega la possibilità di spiegare l’opposizione, le motivazioni e i motivi per essere contrari al riarmo assurdo e ingiustificato.
*Articolo già pubblicato su "l'eguaglianza.it",
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