La NATO ha iniziato a sfidare apertamente la deterrenza nucleare russa?

28 Maggio 2024 17:00 Clara Statello

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico



"Il possibile ingresso di truppe occidentali in Ucraina è un'escalation e un altro passo verso il conflitto in Europa e il conflitto globale", ha avvertito oggi Putin. La questione non sembra più essere “se” ma “quando” ci sarà lo scontro diretto con la Russia e se avverrà con armi convenzionali o dovremo affrontare l’incubo di una guerra atomica.

Secondo alcuni analisti, potremmo già essere alla prima fase un attacco nucleare.

Il servizio di frontiera dell’FSB, l’intelligence russa, martedì mattina ha dichiarato a Ria Novosti che la NATO si sta addestrando vicino ai confini della Federazione Russa, per colpire il territorio russo con armi nucleari.

“Vicino al confine russo, le attività di ricognizione della NATO stanno aumentando, cresce l'intensità dell'addestramento operativo al combattimento delle truppe dell'alleanza, durante il quale vengono elaborati scenari per condurre operazioni di combattimento contro la Federazione Russa, compreso il lancio di attacchi nucleari sul nostro territorio fuori", ha affermato il capo del servizio di frontiera del Servizio di sicurezza federale russo (FSB), Vladimir Kulishov.

Queste dichiarazioni risultano ancora più inquietanti alla luce del contesto in cui vengono rilasciate. Nei giorni scorsi diverse fonti russe hanno riportato la notizia, rilanciata poi da risorse occidentali, di almeno due attacchi contro stazioni radar a lungo raggio della famiglia Voronezh, incluse nel sistema di pre-allarme per attacchi missilistici (MAWS). Si tratta di sistemi di early warning in grado di rilevare missili nucleari balistici in arrivo, pertanto appartengono alla componente di sicurezza nucleare della Federazione Russa.

La dottrina nucleare russa prevede l’utilizzo di armi atomiche, come risposta ad un attacco contro una componente di deterrenza strategica. Gli attacchi sono avvenuti mentre la Russia testava assieme alla Bielorussia, la prontezza della sue armi nucleari non strategiche. Pertanto, c’è da pensare che chi li ha condotti (o commissionati) stia dicendo a Mosca di essere pronto ad una guerra atomica. O che forse questa sta per iniziare.

L’attacco ad Armavir

Il 25 maggio, l’ex capo di Roscosmos, già ministro della Difesa, Dmitry Rogozin ha accusato l’Ucraina di voler scatenare la terza guerra mondiale con l’attacco a due torri del sistema radar Voronez DM ad Armavir, nel territorio di Krasnodar, suggerendo il coinvolgimento degli Stati Uniti.

Secondo fonti russe riprese dal portale The War Zone, l’attacco sarebbe avvenuto il 23 maggio. Nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali da parte di Mosca, Kiev e della NATO, l’attacco è confermato dalle immagini satellitari, perfettamente in linea con quelle “da terra” diffuse sui social e dalle agenzie locali.

“Ci sono anche prove evidenti di colpi multipli sugli edifici radar. Vale la pena notare che i sistemi radar sono generalmente sistemi molto sensibili e fragili, e anche un danno relativamente limitato può provocare una mission kill, rendendoli inutilizzabili per un lungo periodo di tempo”.

Il danneggiamento della stazione di Armavir acceca la capacità di Mosca di individuare le minacce ostili. Viene così a mancare la sorveglianza strategica su un ventaglio di territorio a Sud Ovest che include la Crimea e il Mar Nero, cosa che potrebbe suggerire l’intenzione di colpire con gli ATACMS il ponte di Kerch per distruggerlo, più volte ribadita dal governo di Kiev.

Gli analisti di The War Zone hanno però dei dubbi su questa possibilità. Il Voronezh DM appartiene ad una famiglia di radar ad altissima frequenza (UHF) over-the-horizon (OTH), che quindi potrebbe “non vedere bene così obliquamente” se gli obiettivi si trovano al di sotto dell’orizzonte. Sono progettati principalmente per rilevare il lancio di missili balistici da molto più lontano.

Ciò suggerisce il coinvolgimento di attori terzi, che potrebbero attaccare al di fuori dell’Ucraina, potenzialmente anche con l’atomica. Il gigante è cieco da un lato e pertanto vulnerabile. L’analista militare Stefano Orsi in più occasioni ha affermato che questa potrebbe essere la prima fase di un attacco nucleare. Pertanto chi lo ha compiuto (non si ha la certezza che provenga da Kiev) potrebbe averlo fatto su commissione o per dare un segnale ad una potenza nucleare.

"Le condizioni che specificano la possibilità dell'uso di armi nucleari da parte della Federazione Russa" includono qualsiasi "attacco da parte di [un] avversario contro siti governativi o militari critici della Federazione Russa, la cui interruzione minerebbe le azioni di risposta delle forze nucleari", si legge nei Principi basici della politica statale della Federazione Russa sulla deterrenza nucleare emanati dal Cremlino nel 2020.

L’attacco a Orenburg

Il 26 maggio un altro anello del sistema di preallarme rapido è stato attaccato droni, la stazione radar "Voronezh-M" di Orsk, costruita nel 2017 nella regione di Orenburg, ad almeno 1.500km dal confine con l’Ucraina. Per colpirla, gli UAV avrebbero sorvolato o violato lo spazio aereo di parte del Kazakistan settentrionale.

Sebbene un drone si sia schiantato vicino al villaggio di Gorkovskoye nel distretto di Novoorsky, Radio Svoboda ipotizza un incendio sul territorio della stazione, per la presenza di macchie scure, rilevate dal satellite, che prima non c’erano.

Un terzo attacco con UAV NATO?

Infine il canale Telegram Military Informant ha pubblicato le immagini di un drone britannico-portoghese Tekever AR3 abbattuto vicino Armavir. Ciò suggerisce un nuovo attacco per disattivare il Voronezh-DM sferrato con mezzi di Paesi NATO.

Il partito globale della guerra scalda i motori

Avanziamo su un piano inclinato che si fa sempre più ripido. La Francia risponde alle esercitazioni russe, testando un missile nucleare (senza testata) per dimostrare la propria deterrenza. Durante questa dimostrazione muscolare, un attore sconosciuto colpisce i sistemi di preallerta strategica russa. Non si tratta di una semplice sfida alla sua deterrenza: chi ha lanciato o ordinato questi attacchi sta dicendo a Mosca che non teme una guerra nucleare. I sospetti non possono non ricadere su Kiev o su qualche capo militare, che magari intenda trascinare la NATO in guerra.

Riecheggiano le parole del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorsky, lo stesso che dedicò un tweet di ringraziamenti agli Stati Uniti pochi minuti dopo le esplosioni dei Nordstream: "Gli americani hanno detto ai russi che se fate esplodere una bomba nucleare, anche se non uccidesse nessuno, colpiremo tutte le vostre posizioni in Ucraina con armi convenzionali, vi distruggeremo tutti".

Gli Stati Uniti non hanno mai fatto una dichiarazione del genere, è benzina sul fuoco.

L’altra ipotesi è che un partner occidentale dell’Ucraina potrebbe aver commissionato questi attacchi, per poter colpire in profondità il territorio russo. In questi giorni si prenderà la decisione, infatti, se togliere o meno all’Ucraina, il limite all’utilizzo.

Dall’altro lato gli attacchi alla deterrenza russa rinvigoriscono il partito della guerra, favorevole all’utilizzo delle tattiche per porre fine alla guerra in Ucraina. La situazione è resa più incandescente dal fatto che accecare un sistema di preallarme vuol dire indebolire le capacità di valutazione di un attacco. Pertanto le difese russe potrebbero rispondere per errore con una rappresaglia nucleare ad un attacco convenzionale.

A chi conviene?

L’analista militare Francesco Dall’Aglio commenta:

“Dobbiamo chiederci: a chi interessa davvero accecare le capacità di early warning russo sul Mar Nero, all’Ucraina o alla NATO? A chi interessa davvero privare la Russia delle sua capacità antiaeree nella regione, all’Ucraina o alla NATO? Chi è che voleva infliggere una "sconfitta strategica” alla Russia e chi ha detto più volte, e molto esplicitamente, che mandare armi è un buon investimento perché riduce le capacità militari della Russia, l’Ucraina o la NATO? La risposta a questa domanda avrà conseguenze di una certa importanza per ciò che ci aspetta”.

Da un lato l’opzione del conflitto diretto tra NATO e Russia appare sempre più vicina (anche se inizialmente potrebbero prendere parte solo alcuni dei Paesi membri). La Francia potrebbe inviare addestratori in Ucraina, mentre alcuni Paesi chiedono di chiudere i cieli dell’Ucraina, cioè inviare armi non solo al confine ucraino, ma vicino al fronte. Qualcosa di simile ad una no fly zone. Il capo della NATO ha dato il via libera all’utilizzo delle armi occidentali contro il territorio russo. E ciò potrebbe essere il motivo definitivo dell’attacco alla deterrenza nucleare russa, per colpire Mosca in profondità.

La gravità della situazione si misura con le parole del premier ungherese Orban:

“L’Europa è così coinvolta nella guerra che non ha nemmeno una stima dell’entità dei costi e dei mezzi necessari per raggiungere l’obiettivo militare che si è prefissata. Non ho mai visto niente di più irresponsabile in vita mia".

Ritiene che la NATO voglia buttarsi a capofitto nel conflitto. Il punto di non ritorno sarebbe già stato superato.

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