Fuga dalla mobilitazione forzata: il dramma (censurato) degli ucraini che non vogliono combattere

26 Luglio 2024 15:00 Clara Statello


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Chi si ricorda delle grandi campagne di solidarietà per accogliere in Europa gli ucraini che fuggivano dalla guerra? Ancora oggi, decine di migliaia di uomini in età di leva rifiutano di combattere e scappano all'estero. Uno dei tanti mantra della stampa italiana e degli ultras dell'Ucraina, è che gli ucraini vogliono combattere finché non verrà ripreso l'ultimo centimetro di territorio. Non è proprio così.

Il bacino di volontari si è esaurito più o meno dopo la sanguinosa battaglia di Bachmut. Gli uomini non si arruolavano più. Piuttosto fuggivano. Secondo i dati Eurostat del novembre 2023, sono 650mila gli uomini in età di leva nei Paesi europei. A fine marzo, erano ricercati 70 mila renitenti soltanto nelle regioni di Ivano-Frankivsk e Poltava. Insomma gli ucraini non vogliono più combattere, non vogliono morire per Kiev, per l'UE e per la NATO.

Un sondaggio pubblicato sui media ucraini ad inizio aprile, mostrava che la maggioranza degli uomini dai 29 ai 59 anni (63%) non vuole arruolarsi. Solo il 20% è disposto ad entrare nell'esercito, come volontario o per contratto, oppure ad essere mobilitato. Il 24% degli intervistati dichiara che non combatterebbe per nessun motivo. Il mandato di comparizione può essere un fattore motivante solo per il 7%. Gli altri scappano all'estero, se hanno le possibilità economiche. Oppure si nascondono.

Fuga dall'Ucraina

Con l'approvazione della legge marziale nel marzo 2022, l'Ucraina ha chiuso i confini alla popolazione maschile di età compresa tra i 18 e i 59 anni. Un report della BBC del 17 novembre 2023 riportava che circa 20mila ucraini erano riusciti a scappare dalla mobilitazione, mentre più di 21.100 erano stati arrestati nel tentativo di farlo. Molti superavano il confine a piedi, rimediando un lasciapassare, altri decidevano di affrontare le acque del Tibisco o del Dnestr.

Lo stesso giorno, il servizio statale di frontiera pubblicava sulle proprie pagine le foto di due uomini, arrestati mentre tentavano di attraversare a nuoto il Tibisco. Li mostrava come trofei, con braccioli a forma di fenicottero rosa e salvagente fiorato, per umiliarli. Cercavano di raggiungere la Romania.

Da allora ho deciso di seguire uno per uno questi casi sul mio canale Telegram, utilizzando la chiave "Fuga dall'Ucraina". I video, pubblicati dalla stessa guardia di frontiera o da giornalisti ucraini, mostrano fughe rocambolesche: a bordo di camion o furgoni, con i fuggitivi nascosti in vani segreti, tra sigarette di contrabbando o approfittando del trasporto di cereali. Altri si avventurano a piedi per le montagne, sfidando l'oscurità e il gelo. I più temerari attraversano i fiumi in barca, gommone o anche a nuoto, muniti di muta o pinne o persino salvagente.

I tentativi spesso finiscono male. A volte renitenti vengono arrestati e spediti subito al fronte. A volte non sopravvivono. Questo è l'aspetto più drammatico. Almeno 44 persone sono morte assiderate sui Carpazi o annegate nel Tibisco. Dal 2022 oltre 33 ucraini sono annegati, mentre tentavano di raggiungere la riva della Romania. Circa la metà delle morti (almeno 17) è avvenuta nel 2024.

La guardia di frontiera tenta di dissuadere gli aspiranti fuggitivi, pubblicando le immagini dei corpi rinvenuti tra le acque. Inoltre ha lanciato il videogame "Tibisco" contro gli attraversamenti illegali. L'omino che raffigura il renitente dovrà nuotare in fretta, prima che le vorticose acque del fiume lo risucchino. Non si capisce se il tentativo è più maldestro o più cinico.

Chi scappa dalla guerra

L'entità del fenomeno è tale da trovar spazio nella stampa statunitense. A metà luglio il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo dal titolo: "Ukrainian Men Desperate to Escape War Are Drowning as They Flee".

Viene riportata la storia di un uomo annegato nel Tibisco. Non era un filo-russo, un oppositore di Zelensky, un pacifista o un ucraino in cerca di migliorare la sua vita all'estero. Era un soldato volontario. Ivan Pidmalivskiy aveva lasciato in Slovacchia la moglie e due figli, per arruolarsi nell'esercito ucraino. Era stato due anni al fronte e non voleva più tornarci. Così, approfitta del congedo per darsi alla fuga. In parole povere: un disertore.

La stampa ucraina conferma storie analoghe. Ukrainskaya Pravda riferisce di una recente sparatoria a 15 chilometri dal confine con la Moldavia, fra un'auto della guardia di frontiera e una su cui viaggiavano 4 disertori che tentavano di scappare dall'Ucraina. Uno dei fuggiaschi è morto.

Strana riporta casi più fortunati di diserzione. Un altro volontario racconta la sua fuga in Moldavia, durante un congedo per malattia. Grazie a dei conoscenti era riuscito a corrompere una guardia di frontiera per 2.500 dollari. Spiega che per questi soldi gli agenti non concedono una "finestra verde" attraverso il confine, ma si “girano dall'altra parte”. Così il militare, di cui non viene riportato il nome, è scappato via dall'Ucraina. Correndo. "Ho corso con tutte le mie forze", spiega. Giunto dall'altro lato è stato prelevato da persone che lo attendevano. Adesso è in Germania, non tornerà mai più in Ucraina.

La diserzione non riguarda solo i soldati semplici, ma anche gli ufficiali, come Evgeny. Mobilitato nel 2023, era stanco della morte. Viveva giorno per giorno con la paura di diventare un "200" (nome con cui si indicano i caduti) o di subire mutilazioni. È scappato attraverso le foreste. "Non ho detto a nessuno in Romania che ero un militare”, ha dichiarato.

La fuga di massa

Secondo il WSJ, a giugno 2024 il numero dei fuggitivi è più che raddoppiato rispetto al report della BBC dell'autunno scorso. Almeno 44.000 ucraini hanno lasciato illegalmente il Paese, in base ai dati forniti dalle autorità di frontiera in Moldavia (29,728), Romania (13.861) e Slovacchia (1642). Secondo quanto riferito nei giorni scorsi, Chisinau potrebbe rimpatriare gli ucraini arrivati illegalmente, d' accordo con Kiev.

"Si tratta di un netto capovolgimento rispetto ai primi giorni esaltanti della guerra, quando così tanti uomini si offrirono volontari per combattere", si legge nella pubblicazione.

Con l'entrata in vigore il 18 maggio della nuova legge sulla mobilitazione, che amplia la platea dei mobilitabili e rende più difficile l'elusione della leva, la fuga è di massa. Sempre più uomini, in gruppi sempre maggiori, vengono arrestati mentre tentano di attraversare il confine. In almeno un'occasione è stato fermato un padre che scappava dalla guerra assieme al figlio minorenne. Il gruppo più numeroso era composto da 41 persone.

L'inasprimento del reclutamento ha causato episodi violenti, riportati dal giornalista ucraino Vitaly Glagola. Ha documentato l'assalto di due ucraini alle guardie di frontiera in Transcarpazia. Non si sono fermati all'alt, hanno rubato loro le pistole e oltrepassato il confine. Giunti in Romania sono stati identificati e arrestati. Inoltre ha riportato altri due tentativi di assalti di massa al confine, uno dei quali condotto con un veicolo militare che trasportava 32 renitenti. Ha sfondato il confine, ma in Ungheria i fuggitivi sono stati arrestati.

La mobilitazione forzata

Gli ucraini fuggono dalla guerra solo se sono abbastanza ricchi per poterselo permettere. Acquistare da un commissario militare corrotto un foglio bianco (documento di inidoneità) nelle grandi città può costare fino a 20.000 dollari. Il biglietto per il trasporto clandestino dall'altro lato del confine può variare da 5.000 a 10.000 dollari. Corrompere le guardie di frontiera costa sui 3.000 dollari. La maggior parte degli ucraini non può permettersi queste somme. Le persone meno abbienti devono registrarsi all'ufficio militare oppure vivono nascondendosi dai reclutatori.

I brutali video della mobilitazione forzata sono sempre più frequenti dal febbraio 2023. I dipendenti del centro di reclutamento (TCC) vanno quotidianamente a "caccia di carne" da mandare al fronte per le strade delle grandi città e dei villaggi ucraini.

I giovani ucraini sono letteralmente sequestrati per strada, trascinati in furgoncini del TCC. I coscritti spariscono per giorni nel nulla. Le famiglie ricevono loro notizie quando sono già in partenza per il fronte. Sono stati riferiti casi di morti sospette, suicidi, maltrattamenti e tortura nei centri di reclutamento.




Natalia Antoniuk è una donna di Khmelnytskyi. Quando l'1 aprile suo figlio Andryi è morto a 35 anni in un TCC, in seguito a maltrattamenti da lei denunciati su Facebook, la sua foto del profilo era una Madonna vestita con i colori della bandiera ucraina.

"I danni cerebrali si sono rivelati incompatibili con la vita", ha scritto. "Lasciamo che i carnefici si ricordino di questa foto".

Nei giorni scorsi una donna ucraina ha documentato su Facebook le torture subite dal marito nel TCC di Rivne. Entrambi facevano volontariato portando gli aiuti al fronte. Sono stati fermati mentre tornavano da uno di questi viaggi. La stampa ha confermato l'episodio, anche se i militari negano i maltrattamenti denunciati.

Ho meticolosamente riportato sul mio canale i brutali video dei sequestri degli ucraini ad opera dei commissari militari, utilizzando la chiave "mobilitazione forzata in Ucraina". E' una galleria dell'orrore, in cui è in scena la barbarie.

Sono frequenti i filmati di giovani malmenati per strada dai reclutatori, strappati alle loro compagne. A volte il dissidio si trasforma in rissa e il malcapitato viene difeso dai passanti, soprattutto da donne. In un video si vedono militari che utilizzano la forza bruta contro donne anziane, anche se in sedia a rotelle. Non si tratta di un episodio isolato.

Ogni luogo è zona di caccia per i commissari militari: dagli autobus pieni di lavoratori al mattino ad Odessa, ai centri commerciali, alle irruzioni nelle discoteche e club e persino nei consigli comunali. A dicembre aveva fatto discutere il filmato di un blitz in una SPA in Transcarpazia, piena di donne, bambini e anziani, cacciati dalle saune e dalle cabine dai dipendenti del TCC, che passavano a setaccio i locali in cerca di "carne" da mandare al fronte.

Il 19 luglio Arcelor-Mittal di Krivoi Rog ha comunicato ritardi e diminuzione della produzione a causa di controlli all'entrata dello stabilimento. Ad Odessa, a giugno è rimasto bloccato in un centro di reclutamento un intero equipaggio di ambulanza, compreso medico e paramedico. Si erano recati sul posto per una chiamata di soccorso, ma i reclutatori non li volevano più laciar andare. Episodi simili sono stati segnalati anche a Kharkov.

Sull'autostrada Ternopil-Lviv a giugno i commissari militari hanno mobilitato l'autista di un autobus. In risposta, i passeggeri hanno bloccato l'autostrada. Di questo passo, sarà sempre più difficile trovare autisti di pullman, ambulanze o tassisti.

L'entrata in vigore della legge sulla mobilitazione ha esasperato la già pesante situazione. L'età di leva è stata portata da 27 a 25 anni e diverse categorie di disabili e malati cronici sono stati ritenuti idonei al servizio. Come reazione ci sono stati episodi di assalti ai TCC, ai militari e roghi ai loro veicoli.

La realtà che emerge è straziante, non può non portare alla mente i periodi bui del Cile di Pinochet, quando i giovani venivano rapiti per le strade di Santiago, sparendo per sempre nei furgoni dei carabineros. Nell'Ucraina di oggi non vengono risucchiati nei centri segreti di tortura, ma dal tritacarne della prima linea, carne da cannone, per frenare la lenta ma inesorabile avanzata russa.

La solidarietà come strumento di propaganda

All'inizio del conflitto tra Ucraina e Russia, in Italia e in Europa andava in scena un grande spettacolo di solidarietà. Ogni Paese era pronto ad accogliere centinaia di migliaia di rifugiati ucraini in fuga dalla "brutale guerra di Putin". Gli aiuti umanitari venivano raccolti in ogni scuola di ordine e grado, a partire dagli asili nido. Al differenza dei migranti africani o asiatici, i profughi ucraini ricevevano agevolazioni di ogni tipo, da facilitazioni sui visti al tg di Rainews e persino i cartoni animati in lingua ucraina. Carovane di volontari partivano da ogni regione dell'Italia per arrivare in Ucraina occidentale e trasportare i civili in Europa.

Adesso che gli ucraini fuggono da Zelensky e non da Putin, l'Europa li ha abbandonati. Anzi, per via della carenza di personale dell'esercito ucraino, alcuni Stati della coalizione pro-Ucraina valutano la possibilità di rimpatriare gli uomini in età di leva. I benefit, a poco a poco, sono terminati. Le organizzazioni umanitarie e della società civile, i partiti che agitano i diritti umani contro Putin o Xi Jinping, rimangono muti davanti alle innumerevoli immagini di giovani pestati e sequestrati dai reclutatori e alle morti sospette nei centri di reclutamento.

Adesso che non è più necessaria la mobilitazione dello spirito degli europei, la fiamma della solidarietà si è spenta.

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