Da Washington hanno ripreso a minacciare il Venezuela con sanzioni e ultimatum perentori nel tentativo di annullare la decisione della giustizia di Caracas sull’inabilitazione politica a María Corina Machado. E quando gli Stati Uniti mandano diktat, i maggiordomi più fedeli rispondono per primi. In audizione davanti alla Commissione Esteri del Senato italiano martedì, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, Maria Corina Machado ha dichiarato: “Per raggiungere l'obiettivo di libertà e democrazia in Venezuela ho bisogno di un grande appoggio alla mia candidatura, e in particolare dall'Italia".
Dopo aver sfoggiato tutto il repertorio di bufale contro la Repubblica bolivariana ha proseguito che "il regime fa di tutto per impedire che possa sfidare Maduro nelle presidenziali e ha utilizzato la Corte suprema che ha confermato la mia interdizione dai pubblici uffici". Secondo l'esponente dell'estrema destra venezuelana sarebbe una "violazione de gli Accordi delle Barbados in cui il regime Maduro si è impegnato per un meccanismo veloce per l'abilitazione dei candidati".
Quando si tratta di attaccare la sovranità e indipendenza dei paesi che hanno scelto una via libera dall'imperialismo di Washington, solo Fratelli d'Italia, si sa, è in grado di sfidare il PD per servilismo. Il vicepresidente della Commissione Roberto Menia (FdI) chiosa lo scempio di Palazzo Madama con un: “Dobbiamo fare una battaglia di libertà contro il totalitarismo che opprime".
Proviamo a fare un po' di chiarezza sul perché l'esponente dell'estrema destra venezuelana sia oggi inabilitatata politicamente nella Repubblica bolivariana del Venezuela. Una sentenza della Corte Suprema di Giustizia del paese ha deciso che la richiesta di María Corina Machado non soddisfa i requisiti stabiliti e richiesti dall'Accordo delle Barbados. La Camera politico-amministrativa della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) del Venezuela ha comunicato lo scorso venerdì, 26 di gennaio: "La cittadina María Corina Machado Parisca è interdetta dall'esercizio di funzioni pubbliche per un periodo di quindici (15) anni, secondo la Risoluzione numero 01-00-000285, datata 16 settembre 2021, emessa dalla Contraloría General de la República, un'indagine iniziata nel maggio 2014 e in cui sono state adottate misure cautelari. Fatte salve le azioni penali e pecuniarie a cui le loro azioni possono dar luogo".
Secondo la sentenza, alla base della decisione vi sarebbe la partecipazione allo schema di corruzione orchestrato dalla barzelletta della storia, Juan Guaidó, già autoproclamato presidente, che ha portato al saccheggio, tra gli altri, della società Citgo "con un valore approssimativo di trentaquattro miliardi di dollari USA e della società canadese Crystallex per un miliardo e mezzo di dollari USA". Azione che ha causato un danno al patrimonio del Venezuela di circa 32,5 miliardi di dollari. Anche per il caso della società Monómeros, che è stata portata alla bancarotta, nonché per il sequestro e il furto di 31 tonnellate di oro venezuelano, che si trovano presso la Banca d'Inghilterra.
La sentenza afferma inoltre che Machado, insieme a Guaidó e altri, ha richiesto l'applicazione di sanzioni e del blocco economico contro il Paese, generando il sequestro di 4 miliardi di dollari da parte del sistema bancario internazionale. Queste misure hanno reso impossibile l'acquisto di alcuni farmaci per la popolazione, causando danni alla salute. Un blocco rimasto in vigore anche in tempi critici come gli anni segnati dall’emergere del Covid-19.
Allo stesso modo, la decisione della Camera politico-amministrativa afferma che un'altra ragione dell’inabilitazione è che Machado non ha rispettato le disposizioni dell'articolo 191 della Costituzione venezuelana, che stabilisce che "i deputati dell'Assemblea Nazionale non possono accettare o ricoprire cariche pubbliche senza perdere l'investitura, tranne che in attività didattiche, accademiche, accidentali o assistenziali, purché non comportino una dedizione esclusiva".
A questo proposito, ha specificato che Machado "ha accettato l'accreditamento come rappresentante supplente della delegazione della Repubblica di Panama presso l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) a partire dal 20 marzo 2014, perdendo così la sua posizione di membro dell'Assemblea Nazionale".
Inoltre, nel 2023, una Commissione Speciale dell'Assemblea Nazionale (AN) ha indagato sulla portata e sulle responsabilità delle confessioni dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro il Venezuela, presentando un rapporto in cui si dimostrava la partecipazione di alcuni leader dell'opposizione ai piani di destabilizzazione e al furto delle risorse del Paese sudamericano. Secondo il presidente di tale commissione, il deputato Pedro Infante, i documenti presentati dimostrano il reato di tradimento; una delle persone coinvolte è l’esponente dell'opposizione Machado, perché nel comunicato di un'organizzazione, da lei firmato, si richiedeva l'invasione di forze straniere contro il Venezuela. In quell'occasione, Infante ha letto un elenco di alcuni dei responsabili di azioni contro la nazione boivariana che include Juan Guaidó, David Smolansky, María Corina Machado, Leopoldo López, Henrique Capriles, Henry Ramos Allup, Tomás Guanipa e Juan Pablo Guanipa, Antonio Ledezma, Alberto Federico Ravell, William Dávila, tra gli altri.
Guaidó è l’ex deputato golpista dell'opposizione che, nel gennaio 2019, si è autoproclamato "presidente ad interim" del Paese, una figura che non esiste nella Costituzione venezuelana, con l'appoggio del governo degli Stati Uniti (USA) e dei suoi alleati.
L'ex deputato è stato denunciato dalle autorità governative venezuelane per atti di corruzione per essersi appropriato indebitamente di risorse statali. Nel 2021, ad esempio, ha firmato un contratto con la banca statunitense JP Morgan Chase "per effettuare una valutazione degli asset di Citgo ed eventuali trattative con i creditori delle azioni della società venezuelana", secondo quanto riportato all'epoca da VTV. Nel 2023, la Procura ha aperto più di 20 procedimenti contro Guaidó e i suoi complici per vari reati, tra cui la gestione premeditata e negligente di beni appartenenti alla compagnia petrolifera statale PDVSA.
Un'altra figura dell'opposizione legata a Machado è il latitante Leopoldo López, più volte denunciato per la sua partecipazione a vari eventi e piani di destabilizzazione violenta del Venezuela, come le cosiddette "guarimbas" e "La Salida". Le autorità governative hanno rivelato la responsabilità di López in diverse situazioni che hanno minacciato la pace del Paese, come la cosiddetta "Operazione Gideon" in cui mercenari intendevano invadere il Paese attraverso le sue coste nel 2020. Il governo venezuelano ha rivelato che López era il collegamento tra l'ex militare e narcoterrorista Cliver Alcalá e il mercenario Jordan Goudreau, per preparare l'incursione armata, come ricorda teleSUR. Allo stesso modo, nel 2021, il presidente venezuelano ha denunciato che López era dietro a un attentato volto a distruggere le macchine per il voto presso le strutture del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) nello Stato di Miranda. L'attacco fu neutralizzato. López si trova adesso in Spagna, "in fuga da una sentenza definitiva, da un processo per il quale lui stesso si è costituito", ha ricordato a tal proposito il presidente Maduro.
Nel rilanciare menzogne di bassa lega, il Senato italiano è stato quindi tra i primi a prestare il fianco al nuovo attacco preparato dagli Usa contro la sovranità del Venezuela in vista delle prossime elezioni presidenziali nel paese. Da Draghi a Meloni nulla di nuovo insomma.
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