L'imperialismo americano secondo Trump

di Giuseppe Giannini

Il vecchio-nuovo Presidente degli USA si è insediato. Ha giurato in quella Capitol Hill presa d'assalto dai rivoltosi suoi sostenitori. Trump da poco condannato per aver pagato il silenzio della pornostar Stormy Daniels. Un pregiudicato alla Casa Bianca.

Imprenditore abile negli affari, che nel corso del tempo ha accumulato tanta di quella ricchezza da diventare uno degli uomini più influenti. Prodezze ed oscurità (condanne per corruzione, i rapporti con la mafia italo-americana) ricordano da vicino le vicende di Berlusconi. Anche in questo caso - corruzioni, legami con personaggi mafiosi, Ruby, le olgettine - un uomo molto potente ha rischiato di diventare Capo dello Stato.

E' la brama di potere dei corruttori morali. Quelli che tengono bloccati i rispettivi Paesi in quanto impelagati nelle loro torbide faccende personali. Alimentatori del disordine, fomentatori di odio, hanno contribuito ad incattivire le popolazioni, dividendole su una astratta concezione della giusto, ancorata al soggetto stesso coinvolto. Con tutta una schiera di cortigiani e fanatici.

Il declino della vita democratica passa anche attraverso le faccende di tali personaggi.

La distanza dei cittadini nel riconoscersi nelle istituzioni attaccate, disprezzate, infangate, è figlia di questi comportamenti.

E' solo un aspetto della deriva democratica risalente alla "fine della Storia", intesa come passaggio epocale verso l'uniformismo neoliberista.

Con essa sono saltate tutta una serie di regole. Assistiamo a concentrazioni spropositate delle ricchezze, posizioni monopolistiche, acquisizioni di ruoli dominanti.

Le capacità di incidere, manipolare, decidere le politiche nazionali ed internazionali.

Nei Paesi civili, democratici, chiunque fosse sospettato di illegalità, sarebbe lontano dal ricoprire qualsiasi ruolo pubblico. Nelle economie antecedenti questo Millennio la libera concorrenza era basata sulla onesta competizione. Deregolamentare gli scambi, permettere le speculazioni, sono state le vie privilegiate mediante le quali singoli imprenditori e grossi apparati (le multinazionali, le lobby) hanno preso un potere tale da determinare le scelte dei governi.

Un mondo senza regole compete al ribasso sulla qualità della vita, la stabilità lavorativa, la salute, l'ambiente.

Adesso paghiamo gli eccessi della globalizzazione economica giunta al collasso. Concezione neoliberista dell'esistente della quale in tanti hanno giovato, compreso Trump. Oggi, ritornato a rappresentare il potere americano, ripropone l'idea di supremazia tipica dell'imperialismo a stelle e strisce. Convivono nel pensiero conservatore diversi paradossi. Le deformazioni di chi mettendo al centro l' "American first" vorrebbe far conciliare il capitalismo nazionale americano con la continuità del colonialismo economico, politico, e militare.

Il protezionismo economico erige i muri verso i prodotti esteri; quello politico nei confronti dei migranti. Entrambi cozzano con la necessità delle imprese americane di rifornrsi di materie e materiali, e capitale umano, da sfruttare per tenere in vita le attività.

Mentre il mondo, sempre più interconnesso, dimostra che nessuno è autosufficiente. Tutti i Paesi necessitano di importare ed esportare. La politica dei dazi, se nel breve periodo avvantaggerà gli USA, nel lungo farà venire a galla le contraddizioni insite nel capitalismo, che abbisogna di nuovi sbocchi per le merci, e nuovi mercati.

Insomma, gli americani avranno l'esigenza di vendere il loro gas, e le loro armi. E non importa se ciò vorrà dire produrre nuove guerre. O se l'Europa, già a corto di credibilità per colpa delle forze liberali che la governano con la complicità di certa sedicente sinistra, imploderà. Trent'anni di austerità e quasi un secolo di sudditanza verso l'egomonia americana hanno resuscitato i nazionalismi.

Certo le grosse corporation avrebbero preferito un leader più accondiscendente. Meno impulsivo e presentabile, in modo da poter imporre facilmente i Trattati commerciali ed innondare il mercato di cibo spazzatura, ma la sostanza non cambia. La versione educata dell'imperialismo ha contraddistinto le politiche dei democratici, da Clinton a Biden.

Ci sarà mai qualcuno in grado, una volta per tutte, di mettere fine al vassallaggio che impedisce scelte autonome (sovrane?) dagli americani?

Il vero competitor (nemico) è la Cina. La vittima sacrificabile l'Europa.

Pian piano emergeranno le mira predatorie su continenti e territori. Il ricatto dell'aumento delle spese militari, un trend in ascesa sin dal primo mandato di Trump, malgrado i governi liberal, e la pandemia. I tanti illusi che vedevano in lui il pacificatore non ne hanno fatto bene i conti con il passato. Ricordiamo gli attriti con la Corea del Nord nel 2018. Ora è la volta di Panama e della Groenlandia. In caso di invasione la comunità internazionale e la NATO opteranno per la tutela della sovranità? Si comporteranno come fatto con la Russia?

La questione ucraina sarà delegata all'Europa. Come se non bastassero gli aumenti dei costi energetici e dei beni di prima necessità. I sudditi degli USA non fanno obiezioni.

L'uscita dall'OMS poi è tutt'altro che una novità. L'istituzione è già stata delegittimata da tempo a causa del sottofinanziamento e dell'ingresso dei privati. L'intenzione mai celata di Trump è quella di creare una istituzione alternativa all'OMS. E nel caso di nuove pandemie? Dopo aver strizzato l'occhio ai complottisti, da negazionista climatico e sanitario, utilizzerà l'emergenza con fini ancora più autoritari.

Infine l'appoggio di Musk. Temibile come Zuckerberg, Bezos, Gates. Manovratori delle menti. Devastatori della vita reale. Rapaci.

Quando a governare sono i Trump, i Milei, diventa difficile ritrovare il senso della sobrietà.

Finti trasgressivi con le loro sparate superano il politically correct del pensiero unico elitista, anche se ne sono parte integrante. Cercano di presentare la loro proposta come diversa ed antisistema, ma hanno solo l'urgenza di individuare il nemico ( i migranti, la giustizia, il cosmopolitismo) per giustificare la presa del potere e il restringimento delle libertà.

Plutocrazia e cleptocrazia definiscono i tempi a venire.

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