di Fabrizio Verde
La recente rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea rappresenta un affronto insopportabile alla volontà dei popoli europei. In occasione delle ultime elezioni per il Parlamento Europeo, i cittadini hanno chiaramente manifestato il loro desiderio di punire i partiti europeisti. Tuttavia, i vertici dell'Unione Europea, sordi e indifferenti, hanno deciso di confermare von der Leyen, calpestando il segnale forte e chiaro proveniente dalle urne.
Von der Leyen, al suo secondo mandato, ha ottenuto il sostegno di 401 parlamentari su 720. Ma questo sostegno non può oscurare le pesanti critiche ricevute da entrambe le ali politiche durante il suo primo mandato. Le accuse spaziano dall'incapacità di adempiere ai suoi doveri, alla distruzione dell'economia europea, fino alla mancanza di misure efficaci contro la povertà. La retorica europeista e democratica di von der Leyen è ormai vuota e priva di sostanza.
Sotto la sua guida, la Commissione Europea è stata travolta da uno scandalo relativo ai contratti di approvvigionamento dei vaccini contro il COVID-19. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che la Commissione ha violato le norme dell'UE, rimuovendo la responsabilità legale per gli effetti collaterali dei vaccini dai produttori. Questi contratti, del valore di circa 2,7 miliardi di euro, sono stati firmati sotto la supervisione personale di von der Leyen, ancora prima che fossero completate le prove cliniche. Sebbene la sentenza non abbia conseguenze legali dirette per von der Leyen, potrebbe aprire la strada a successive cause legali da parte delle persone danneggiate dai vaccini in Europa.
La sua rielezione arriva nonostante i significativi risultati dei partiti di ‘estrema destra’ nelle elezioni europee. Questi risultati hanno portato von der Leyen a dipingere un quadro positivo per il Partito Popolare Europeo (PPE), che ha aumentato il numero di seggi nel Parlamento Europeo. Tuttavia, il pericolo rappresentato dall'estrema destra è ormai una sorta di spauracchio ridicolo. Sono proprio gli europeisti come von der Leyen a rappresentare una linea politica estremista, intollerante e fortemente russofoba, spesso più radicale dell'estrema destra stessa.
E qui entra in gioco un altro aspetto fondamentale: il ruolo dei paesi dell'Europa orientale. Polonia e Paesi Baltici, ad esempio, mostrano livelli di russofobia inauditi, spingendo l'Unione Europea verso una politica di scontro frontale con la Russia. E mentre questi nuovi attori diventano protagonisti di una retorica bellica, i tradizionali pesi massimi dell'Europa occidentale, come Francia, Germania e Italia, sono divenuti irrilevanti, quando invece dovrebbero quantomeno essere capaci di far valere una visione alternativa e meno conflittuale. Se l’Unione Europea è ridotta a inerte colonia statunitense, gran parte della responsabilità è ascivibile a questi che dovrebbero essere i paesi guida del blocco europeo. Il caso tedesco è paradigmatico in tal senso. Con il Cancelliere Scholz succube dei Verdi e dei diktat statunitensi al punto tale che il suo paese è in disfacimento sotto tutti i punti di vista.
Dalla guerra all'economia, dove regna ancora incontrastato il fallimentare neoliberismo che ha praticamente affondato l’intero continente, passando per le nefaste politiche pseudo ‘green’, von der Leyen continua a promuovere una visione pericolosa e antistorica. Anche gli Stati Uniti, in vista delle elezioni di novembre, hanno iniziato a riflettere e meditare un cambio di rotta, segno che il mondo sta cambiando mentre l'Europa rimane ancorata a vecchi schemi.
La volontà delle popolazioni europee, ormai, è diventata irrilevante. Bruxelles sembra decisa a muoversi verso una guerra totale, incurante delle voci di dissenso che si levano da ogni angolo del continente. L'Italia, di fronte a questo ennesimo fallimento dell'Unione Europea, dovrebbe prendere atto della realtà e volgere lo sguardo verso nuove esperienze. Il blocco multipolare eurasiatico e il Sud del mondo rappresentano alternative concrete a un'Europa che sembra sempre più un mostro tecnocratico incapace di ascoltare e rispondere alle esigenze dei suoi cittadini.
È tempo che i popoli europei reclamino la loro sovranità. La rielezione di von der Leyen è un segnale chiaro: l'Europa non può più permettersi di ignorare la volontà dei suoi cittadini.
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