La violenza della polizia canadese verso i Nativi: nove morti nell’ultimo mese

06 Ottobre 2024 09:34 Raffaella Milandri

Avevo già deciso di parlare del Canada e delle terribili morti di Saskatoon, una serie di casi messi sotto silenzio, quando il 26 settembre mi è balzato all’occhio un titolo del Global News: “Da agosto 9 indigeni sono morti sotto la custodia della polizia”. Approfondiamo. Sul Canada pendono già accuse gravi, come abbiamo visto nei miei articoli “Cosa c’è dietro le scuse di Papa Francesco ai Nativi”, sulle scuole residenziali indiane in Canada, e “Esperimenti medici segreti sui Nativi in Canada: una causa per dimostrare che succede ancora oggi”, che potete trovare insieme agli altri al link della mia rubrica “Nativi".

Il caso di Jon Wells — ucciso il 17 settembre 2024

L’ultimo caso, raccontato anche dalla CBC, è stato quello di Jon Wells a Calgary, Alberta. Jon Wells, 42 anni, membro della Blood Tribe e noto campione indigeno di rodeo, è morto il 17 settembre 2024 in seguito a un “incontro” con gli agenti di polizia a Calgary. La polizia ha dichiarato di essere stata chiamata all'hotel poco prima dell'una di notte dopo che era stato segnalato “un uomo che provocava disordini e si rifiutava di andarsene”. L'uomo era disarmato e, come ha riportato la polizia, si comportava “in modo confuso”. Quando un agente gli ha puntato la sua pistola stordente l'uomo ha alzato le mani e ha detto: “Non voglio morire”. Dopo che un agente ha tentato di afferrare l'uomo, ne è scaturito un alterco fisico, l'uomo è stato colpito con il taser e con un pugno in testa, e gli sono state applicate manette e cinghie alle gambe. All'arrivo di altri agenti, l'uomo era steso a terra, sanguinava dalla bocca e aveva vomitato. All'uomo è stata applicata una maschera anti-sputo e gli è stato somministrato un sedativo. Circa tre minuti dopo, qualcuno si è accorto che non rispondeva e poco dopo è stato dichiarato morto.

Il 27 settembre, il capo della Blood Tribe, Roy Fox, ha dichiarato che il consiglio della tribù presenterà un reclamo contro gli agenti e chiederà un esame approfondito da parte dell'ASIRT (Alberta Serious Incident Response Team). In una dichiarazione, Fox ha anche detto che la morte di Wells ricorda le vicende che la Prima Nazione ha vissuto negli anni '80, quando ci fu un'inchiesta pubblica “Policing in relation to the Blood Tribe”. “Dobbiamo cercare giustizia per il signor Wells e ad assicurare che tali tragedie non continuino”, ha affermato Fox. Il capo dell'Assemblea delle Prime Nazioni (Assembly of First Nations), Cindy Woodhouse, ha dichiarato che la morte di Wells è solo l'ultima di una serie di morti di indigeni in Canada in seguito a “scontri con la polizia”, tra cui otto oltre a Wells solo nell'ultimo mese. “Ci sono state troppe morti”, ha detto. “È straziante e ti lascia quasi senza parole”. E restiamo senza parole anche noi.

Ha affermato Michael Redhead Champagne, un attivista per i diritti delle First Nations: “Chi chiamiamo noi Nativi quando abbiamo bisogno di aiuto? Perché di certo non possiamo chiamare la polizia o la RCMP (Royal Canadian Mounted Police)”.

Morti in cifre negli anni precedenti

Nonostante rappresenti solo il 5% della popolazione canadese, il 30% dei detenuti del Paese è indigeno. Nelle province di Manitoba, Saskatchewan e Alberta — regioni in cui la popolazione indigena è più numerosa — questo numero sale al 54%. Secondo un'analisi di CTV News del 2017, un indigeno in Canada ha più di 10 volte la probabilità di essere colpito e ucciso da un agente di polizia rispetto a un bianco. Tra il 2017 e il 2020, 25 indigeni sono stati uccisi dalla RCMP, il servizio di polizia federale e nazionale del Canada.

Chantel Moore, 26 anni — uccisa il 4 giugno 2020

Nelle prime ore del mattino del 4 giugno 2020, la polizia della città di Edmundston, nel New Brunswick, avrebbe risposto a una chiamata del fidanzato di Chantel Moore che, preoccupato, chiedeva un controllo di sicurezza. Il suo fidanzato, che viveva a più di 1.000 km di distanza a Toronto, avrebbe creduto che Chantel fosse stata molestata. La 26enne del British Columbia, membro della First Nation Tla-o-qui-aht, si era recentemente trasferita nel New Brunswick per stare più vicina alla figlia di sei anni, che viveva con la madre di Chantel. Pochi minuti dopo, Chantel — che la sua famiglia ha descritto come “una brava mamma”, una persona che “faceva amicizia ovunque andasse” e “amava far ridere la gente” — era morta.

Secondo la polizia, Chantel era uscita dal suo appartamento su un balcone con un coltello e aveva minacciato l'agente, che poi le aveva sparato. Dopo che il corpo di Chantel è stato riportato in British Columbia, la nonna materna, Grace Frank, e sua madre, Martha Martin, sono andate a vederlo. “Il suo volto era livido, l'occhio destro era infossato. Aveva sette ferite da arma da fuoco sul corpo e la gamba sinistra non era attaccata sotto la rotula”, ha ricordato Grace in lacrime, aggiungendo che la polizia non aveva fornito alcuna spiegazione per le condizioni del corpo. La famiglia voleva evitare che la figlia di Chantel, Gracie - che prende il nome dalla bisnonna - venisse a sapere come è morta la madre, ma la bambina di sei anni ha visto per caso un servizio in TV. La bisnonna dice che la cosa l'ha lasciata sconvolta e ha detto: “Non voglio che mi sparino così, non voglio morire così””. Alla domanda sulle condizioni del corpo di Chantel, Mychèle Poitras, direttrice delle comunicazioni della città di Edmundston, ha risposto: “Non si possono fare commenti”.

La First Nation Tla-o-qui-aht ha chiesto che l'agente fosse accusato di omicidio e che le telecamere siano obbligatorie per tutti gli agenti di polizia che lavorano a contatto con il pubblico. Ha inoltre richiesto un'inchiesta nazionale completa sulle cause della brutalità della polizia nei confronti degli indigeni.

I casi di Saskatoon: i tour alla luce delle stelle, Starlight tours. Neil Stonechild, 17 anni - ucciso nel novembre 1990

In Saskatchewan un fenomeno mortale noto come “starlight tours” minaccia gli indigeni da decenni. Nessuno sa con certezza dove o quando sia nato il termine, ma i residenti indigeni sanno esattamente cosa significhi: la polizia preleva gli indigeni — che spesso si dice siano presi in stato di ebbrezza — e li abbandona di notte ai margini della città di Saskatoon, dove le temperature scendono regolarmente fino a -28°C durante l'inverno. Nel novembre 1990, un ragazzo Saulteaux First Nations di 17 anni fu trovato morto congelato in un campo alla periferia di Saskatoon. Neil Stonechild era a faccia in giù nella neve, indossava una sola scarpa e aveva segni di tagli sul viso e sulle braccia. Fu trovato da operai edili il 29 novembre, cinque giorni dopo essere stato visto per l'ultima volta. L'autopsia indicò che era morto per ipotermia. Ma la sua famiglia, sconvolta, sospettò che si trattasse di un crimine. L'indagine della polizia sulla sua morte fu chiusa dopo soli tre giorni.

L'ex sergente della polizia di Saskatoon Keith Jarvis, che condusse l'indagine, spiegò nel suo rapporto: “Si ritiene che, a meno che non si ottenga una prova concreta del contrario, il defunto sia morto per congelamento”. Al momento del decesso, Neil viveva tra una casa famiglia — un alloggio che ospita più bambini e giovani in affidamento — nella zona ovest di Saskatoon e la casa della madre. Secondo il fratello maggiore, Dean Lindgren, Neil era un “bravo ragazzo” che si dilettava in “piccoli crimini” ma non era coinvolto in crimini violenti o bande.

La notte in cui Neil è morto indossava la giacca da liceale del fratello. Era, ricorda Dean, uno dei suoi beni più preziosi.

I due fratelli avevano un forte legame, anche se si conoscevano solo da due anni e mezzo quando Neil morì. Dean era, infatti, stato sottratto alla sua famiglia nell'ambito dello “scoop degli anni '60”, una pratica messa in atto dai governi provinciali e federali canadesi tra gli anni '60 e '80 in cui i bambini indigeni venivano sottratti alle loro famiglie e adottati da famiglie bianche in Canada e negli Stati Uniti. Dopo aver terminato le scuole superiori, Dean aveva viaggiato dalla sua casa adottiva in Minnesota negli Stati Uniti per trovare la sua famiglia biologica a Saskatoon. Aveva legato immediatamente con il fratello e, la settimana prima della sua morte, i due fratelli avevano programmato di recarsi nella provincia dell'Ontario per ritirare un'auto che Dean aveva comprato e tornare insieme a Saskatoon. Ma alla fine Dean era andato da solo.

Tornando a Saskatoon, Dean aveva avuto un incidente e distrutto la sua auto nuova. Preso in prestito il telefono di uno sconosciuto, aveva chiamato casa e sua cugina Andrea gli aveva detto: “Dean, tuo fratello è stato ucciso”. Dean ricorda di aver saputo che Neil era con il suo amico sedicenne Jason Roy la notte in cui era scomparso. Ma per 10 anni Jason non parlò mai di quanto accaduto quella notte. In seguito, spiegò di essere stato traumatizzato e di aver avuto paura di potenziali ripercussioni se avesse parlato.

Il 19 gennaio 2000, Lloyd Dustyhorn, un uomo delle First Nations di 53 anni, fu trovato morto congelato a Saskatoon. Il giorno prima era stato preso in custodia dalla polizia per ubriachezza in pubblico. Nel maggio 2001, a seguito di un'inchiesta, una giuria decise che la sua morte era stata causata dall'ipotermia. Più tardi, nello stesso mese, Darryl Night, un uomo Cree di Saskatoon, raccontò alla polizia che due agenti lo avevano abbandonato al gelo a diversi chilometri da Saskatoon. Darryl aveva avuto una discussione da ubriaco con lo zio e ha raccontato che gli agenti lo prelevarono fuori dall'appartamento dello zio prima dell'alba del 28 gennaio. Indossava solo una maglietta e scarpe da corsa quando lo lasciarono in una remota area rurale fuori città. Riuscì a camminare per diversi chilometri fino a una centrale elettrica, dove un guardiano gli permise di chiamare un taxi.

Il giorno dopo, il corpo a torso nudo di Rodney Naistus, un indigeno di 25 anni, fu trovato vicino al luogo in cui Darryl aveva detto che gli agenti di polizia lo avevano lasciato. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio 2000, il corpo di un altro indigeno, Lawrence Kim Wegner, 30 anni, che era stato visto per l'ultima volta tre giorni prima, fu trovato con indosso solo una maglietta, calzini e jeans. Secondo le indagini della polizia e le inchieste pubbliche, entrambi gli uomini sembravano essere morti congelati, forse dopo poche ore dal rilascio dalla custodia della polizia. Questi casi spinsero la Provincia di Saskatchewan a tenere un'inchiesta sui presunti “tour alla luce delle stelle” e a riesaminare anche la morte di Neil, nel 1990. Jason Roy stavolta testimoniò all'inchiesta, raccontando dell'ultima volta che aveva visto il suo amico vivo, in quella fredda notte di novembre. Lui e Neil stavano camminando nella zona ovest della città dopo aver bevuto in una casa della zona. I due si erano separati, e la volta successiva che Jason vide Neil era sul sedile posteriore di una volante della polizia, con il volto insanguinato, che gridava aiuto e diceva a Jason: “Mi uccideranno”.

L'inchiesta stabilì che Neil era sotto la custodia di due agenti di polizia e che le ferite e i segni sul suo corpo “erano stati probabilmente causati dalle manette”. Gli agenti negarono di essere stati in contatto con Neil la notte in cui morì, ma le prove contraddissero le loro affermazioni e i due furono licenziati dal servizio nel novembre 2004. Nonostante ciò, nessun agente di polizia di Saskatoon è stato processato per la morte di Neil o di altri indigeni morti per congelamento

Inizialmente gli investigatori dell’SPS (Saskatoon Police Service) hanno insistito nel dire che si trattava di incidenti isolati. Tuttavia, nel 2003, il capo della polizia Russell Sabo ammise che c'era la “possibilità” che la forza di polizia avesse scaricato indigeni delle First Nations fuori dalla città per anni, rivelando che un agente dell'SPS era stato punito nel 1976 per aver portato una donna indigena alla periferia della città e averla abbandonata lì. Gli “starlight tours” sarebbero andati avanti per decine di anni. Una vera e propria serie di terribili delitti seriali.

Il 21 aprile 2018, Ken Thomas ha affermato di essere stato prelevato da due agenti dell'SPS e abbandonato fuori città di notte al freddo. Questa accusa è stata indagata dalla Public Complaints Commission, che ha dichiarato che era infondata. In un comunicato stampa, il capo della polizia Troy Cooper ha dichiarato che è improbabile che ci sia stato un contatto tra l'SPS e Thomas la notte dell'incidente, sulla base delle registrazioni video e audio effettuate dalle auto della polizia (link: https://saskatoon.ctvnews.ca/starlight-tour-allegation-unfounded-investigation-finds-1.4222925 ).

Tentativi di censura, film e musica

Tra il 2012 e il 2016, la sezione “Starlight Tours” dell'articolo di Wikipedia in inglese sulle morti per congelamento di Saskatoon è stata cancellata più volte. Un'indagine ha rivelato che due delle modifiche provenivano da un computer dell'SPS (https://www.cbc.ca/news/canada/saskatoon/saskatoon-police-starlight-tours-wikipedia-delete-1.3512586). Alyson Edwards, portavoce del corpo di polizia, ha negato che la rimozione dei contenuti sia stata approvata ufficialmente dal corpo di polizia. Il 31 marzo 2016 il Saskatoon StarPhoenix ha riferito che “la polizia di Saskatoon ha confermato che qualcuno all'interno del dipartimento di polizia ha cancellato i riferimenti a ‘Starlight tours’ dalla pagina web di Wikipedia sul corpo di polizia”. Secondo il rapporto, una ‘portavoce della polizia ha riconosciuto che la sezione sui Starlight Tour è stata cancellata utilizzando un computer all'interno del dipartimento, ma ha detto che gli investigatori non sono stati in grado di individuare chi l'ha fatto. La portavoce ha dichiarato che l'SPS sta lavorando per ‘andare avanti con tutto il lavoro positivo che è stato fatto, e continua a essere fatto, che è venuto fuori dall'inchiesta Stonechild’.

Gli incidenti degli “Starlight Tours” sono stati trattati in due film. Le esperienze di Darrell Night sono state documentate nel documentario Two Worlds Colliding ( 2004) di Tasha Hubbard, National Film Board of Canada, vincitore del Canada Award. Un incidente è stato anche ritratto nel film drammatico di mezz'ora Out in the Cold (Fuori dal freddo), diretto da Colleen Murphy e interpretato da Gordon Tootoosis, Matthew Strongeagle ed Erroll Kinistino.

Nel 2005, il gruppo punk rock canadese Propagandhi ha pubblicato l'album Potemkin City Limits, che include la canzone “The Bringer of Greater Things”, “dedicata a Rodney Naistus, Neil Stonechild e Lawrence Wegner, assassinati dai membri del Dipartimento di Polizia di Saskatoon” (note di copertina dell'album).

La canzone “One Shoe” del musicista canadese Kris Demeanor è stata scritta in riferimento alle morti per congelamento di Saskatoon, in particolare quella di Stonechild. Anche la canzone “Starlight” delle Wailin' Jennys è stata ispirata dalle morti per congelamento. Nel 2017, l'artista Mi'kmaq Cathy Elliott ha completato un workshop di cinque settimane con gli studenti dello Sheridan College per il suo musical Starlight Tour.

Conclusioni

La realtà è che ben poco si è fatto per andare a fondo a queste terribili vicende: sia quelle attualmente in corso, di agosto e settembre 2024, sia quelle dello “sport” della polizia di Saskatoon che, in sostanza, pare sia quello di acchiappare nativi in giro di sera per la cittadina per abbandonarli in maglietta a congelare. I Nativi canadesi, formati dalle comunità delle First Nations, Inuit e Métis parlano di genocidio. E noi? Riflettiamo sul fatto che nascere nativi in Canada sia una vera lotta per la sopravvivenza, come se non bastassero i secoli di ingiustizie già passati. Parlare di questi fatti, condividerli e divulgarli è un nostro diritto e un nostro dovere.

Mi permetto, come lettura consigliata per saperne di più, il mio libro “Le scuole residenziali indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco”, Mauna Kea Edizioni, 2023.

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