Venezuela e la 'democrazia' prima di Chavez: un illuminante rapporto

di Geraldina Colotti* - Il Manifesto

Il 24 marzo, giorno dedicato dalle Nazioni unite al «diritto alla verità» in ricordo dell’omicidio del vescovo salvadoregno Oscar Romero, a Caracas, la Procuratrice generale Luisa Ortega Diaz ha presentato il Rapporto conclusivo della Commissione per la giustizia e la verità (Cjv). Con lei, padre Numa Molina, uno dei principali esponenti della Commissione, e diversi ex prigionieri politici durante la IV Repubblica. Tra questi, la psicologa Monica Venegas, che ha risposto alle domande del manifesto.

Come si è svolto il vostro lavoro?

Il rapporto è il risultato di 4 anni di indagini della Cjv, nota anche come Ley contra el Olvido, la Legge contro l’Oblìo, diventata esecutiva nel 2013. Rende conto dei crimini commessi durante 40 anni, dal 1958 a 1998, dai governi di Acción Democratica (di centrosinistra) e Copei (centrodestra) che governarono in quel periodo. Con la declassificazione degli archivi militari e della polizia abbiamo verificato l’esistenza di 1071 vittime:1425 omicidi, 459 sparizioni forzate e 8.187 detenzioni arbitrarie. In gran parte si tratta di studenti e operai non qualificati tra i 24 e i 29 anni di età.

E chi perpetrò gli omicidi?

Abbiamo appurato che la maggior parte delle vittime è stata uccisa nelle caserme militari, una delle quali veniva chiamata Teatros de Operaciones. Un vero e proprio campo di concentramento in cui si assassinò e si fece scomparire la maggioranza dei prigionieri politici. La quasi totalità dei componenti la Cjv vennero perseguiti all’epoca per la loro opposizione ai governi di turno.

Come siete arrivati alla legge, non avete incontrato ostacoli?

Abbiamo ottenuto la legge grazie alla mobilitazione dei famigliari dei detenuti e degli scomparsi, è stata approvata dal Parlamento che ha saldato così un debito che aveva con lo Stato e con la repressione compiuta dal 1958 a1998.


Oggi, però, la destra accusa il governo Maduro di violare i diritti umani dei politici in carcere, e anche il Segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, è della stessa opinione.

Non c’è alcun paragone possibile tra la sistematica violazione dei diritti umani attuata durante il periodo della IV Repubblica e la situazione attuale di persone che sono in carcere per il loro ruolo in atti di violenza che violano i principi sanciti nella Costituzione. L’ingerenza e l’abuso di funzioni di Luis Almagro in quanto Segretario generale dell’Osa sono inaccettabili, giacché violano tutte le norme di questa organizzazione. E’ completamente allineato all’opposizione venezuelana, agisce come suo rappresentante in una maniera sfacciata. Non crediamo che i paesi membri dell’Osa possano tollerare un affronto simile.

*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autrice

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