Venezuela, alcune domande scabrose. Intervista a Gianni Minà



Intervista a Gianni Minà


- Il Venezuela si trova nuovamente sotto attacco. A Washington hanno costruito il grottesco golpe con lo sconosciuto Guaidò che si è auto-nominato presidente ad interim. Riuscirà Maduro a resistere a questo nuovo attacco golpista ordito da chi non riesce a giungere al potere per via democratica?

La domanda che lei mi pone è la prova dell’incongruenza della politica degli Stati Uniti praticamente da sempre, perché non saprei definire in altro modo le numerose guerre dichiarate da Washington, nell’ultimo mezzo secolo, in nome della democrazia e della libertà. Se ci mettiamo poi, per esempio, conflitti come quello del Vietnam e ultimamente quelli in Medio Oriente, viene da domandarsi perché tutto questo si ripeta visto che alla fine gli yankee si devono quasi sempre ritirare e rinunciare alle loro mire iniziali. Per questo penso che la situazione sia drammatica e non ci prometta putroppo una soluzione a breve e questo perché nessuno vuol dispiacere al paese della libertà, quello di Trump ovviamente.


- Spirano venti di guerra, corriamo il rischio che Caracas diventi una nuova Damasco?

Credo proprio di sì, anche se tutto con l’auto-nomina del candidato “americano” è diventato ridicolo specialmente se a una tale “trovata” nessuno, neanche la comunità europea, ha avuto il coraggio di essere dissenziente e chiara. Così è palese l’incapacità di esporsi del mondo attuale pronto solo a far coro e a soddisfare le decisioni prese a Washington e messe in atto da governi inbelli.


- Gli Stati Uniti hanno annunciato, per bocca di Bolton, nuove sanzioni contro la compagnia petrolifera statale PDVSA. Inoltre sono stati congelati ben 7 miliardi di dollari della società di Caracas. Il vero obiettivo è quello di impadronirsi del petrolio venezuelano?

Credo che questo obiettivo sia palese e tristemente ti accorgi che la causa di questo pericolo è, come tante altre volte, l’interesse delle “sette sorelle” del petrolio e l’esigenza di accaparrarsi la PDVSA, la compagnia del petrolio di Stato venezuelano, la quinta fornitrice del petriolio Usa. Si può condannare alla fame un paese strategico che fa comodo all’economia di un altro paese? Pare di sì, in barba a tutte le dichiarazioni di moralità e di etica della politica.


- In Venezuela è in corso un golpe. Papa Francesco ha scelto in maniera coraggiosa di rilanciare il dialogo e la ricerca della pace. Farebbe bene il governo italiano a unirsi al Papa su questa posizione, rigettando l’ambiguità di Francia, Spagna e Germania?

Farebbe bene, ma purtroppo attualmente l’Italia continua a non avere una autonomia politica eppure il Papa ha dato il buon esempio proponendo una leale trattativa di pace fra le parti, non le assurde minacce di Trump o di Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che non hanno mai risolto una diatriba come questa.


-L’informazione sul Venezuela è spesso inquinata da fake news propalate senza soluzione di continuità dal circuito informativo mainstream. Perché tanto accanimento contro il Venezuela? La Rivoluzione Bolivariana rappresenta un esempio da cui potrebbero trarre ispirazione i popoli europei schiacciati sotto il tallone di ferro del neoliberismo?

Le rispondo con una punta di malinconia per la fine che ha fatto il nostro mestiere. Non ho letto o ascoltato infatti articoli seri, ma soltanto l’esaltazinoe della giustezza della politica nordamericana o la propaganda ritmata per cui (ormai da sei anni) dalla morte di Chavez, esiste un piano di mortificazione dei diritti dei venezuelani.
Gli errori del governo di Maduro hanno fatto il resto, ma è vile assistere a un assedio del Paese che dura da tempo, si esprime con atti golpisti ogni due, tre mesi, sparisce dall’informazione per un paio di volte al mese, dopo di che aspetta i dollari che devono arrivare dagli Stati Uniti per continuare una strategia infame e finisce, da giugno, per ignorare che le elezioni le ha vinte il governo chavista. Piaccia o non piaccia agli organizzatori di questi golpe.



Fabrizio Verde

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