di Giulia Bertotto
Paolo Ercolani insegna filosofia all’Università di Urbino. Fra i suoi ultimi saggi “The West Removed. Economics, Democracy, Freedom: A Counter-History of Our Civilization” (2016), “Contro le donne. Storia e critica del più antico pregiudizio” (2016), “Figli di un io minore. Dalla società aperta alla società ottusa” (2019), “Nietzsche l'iperborea. Il profeta della morte dell'uomo nell'epoca dell'intelligenza artificiale” (2022). Le sue riflessioni non restano “imbalsamate” nel mondo accademico, ma si calano nell'attualità per cercare di interpretare i cambiamenti della nostra società.
Professore, parliamo di uno dei temi più complessi e destabilizzanti del nostro presente: L'intelligenza artificiale. Di recente lei ha scritto che questo potentissimo -e in fin dei conti sconosciuto mezzo- deve servire l’uomo, non distruggerlo: “La specie più evoluta comparsa su questo pianeta – rischia di estinguersi a causa di (...) un’intelligenza in grado di soppiantare quella umana”. Secondo il suo ultimo saggio “Nietzsche l'iperboreo” il filosofo che demolisce idoli con il martello è ancora tra noi e c'è il suo zampino se siamo passati dall'aspirazione alla vita eterna all'affidarla ad un dispositivo artificiale.
L'intelligenza artificiale, con la sua capacità di creare immagini fittizie e notizie totalmente false sembra realizzare quel concetto nietzschiano per cui “non esistono verità ma solo interpretazioni”. Nietzsche è una figura paradossale, il culmine di questi paradossi è il fatto che proprio colui che ha decretato la morte di Dio ha aperto all'epoca in cui l'uomo pretende di farsi Dio. In altre parole Nietzsche affermando che Dio è morto ha posto le condizioni filosofiche per cui l'uomo potesse sostituirsi a Dio stesso. Il Dio che si è fatto uomo è finito ed è cominciato l'uomo che si fa Dio.
Con lo stesso martello con cui ha distrutto la morale e la fede che secondo lui erano inganni, si è costruito come figura-ponte tra prima e dopo questa rottura.
Oggi la tecnologia offre -o condanna- l'uomo a (credere di) divinizzarsi per mezzo di essa, perché l'uomo con l'Intelligenza Artificiale può ricreare se stesso (pensiamo agli avatar), può potenziare e migliorare le proprie prestazioni con i microtransistor e i dispositivi per comandare le sofisticatissime macchine con il pensiero. Prima comandavamo le macchine con le mani, poi con la voce (pensiamo ai comandi vocali) e oggi siamo all'alba di una connessione diretta tra il pensiero umano e quello tecnologico per mezzo di chip. Questo progetto non ha nulla di un “complotto”, Zuckerberg stesso lo ha dichiarato. Ma, come scrisse Dostoevskij “Se Dio è morto tutto è possibile”: ora, non mi interessa salvare una qualche fede ma spiegare come sul piano etico essa sia uno degli ideali regolativi che fanno da bussola e senza i quali la barbarie non trova freno.
Il filosofo Eugenio Mazzarella nel suo saggio “Contro Metaverso- Salvare la presenza” (Mimesis, 2023) ci avverte su quelli che secondo lui sono dei tremendi pericoli legati allo sviluppo scellerato della digitalizzazione ma afferma anche che “l'Intelligenza Artificiale è una truffa”, e che dobbiamo ricordarci che nessuna macchina è davvero intelligente perché non possiede il versante emotivo di desiderare ciò che dice, di sentire ciò che afferma. In un certo senso quindi l'AI non esiste.
Io non sottovaluterei la possibilità per i computer di sviluppare una qualche forma di ragione emotiva. Riprendiamo due date cruciali, una è il 1997 e una è il 2016. Nel '97 un computer sconfisse un campione del mondo di scacchi. Malgrado questo evento avesse fatto scalpore era spiegabile: il gioco degli scacchi è tutto sommato matematico, quindi il computer, con la sua memoria sterminata rispetto a quella umana, poteva calcolare la strategia vincente elaborandola più veloce di Gerry Kasparov. Ma la seconda data è quella che dà i brividi: nel 2016 l'AI sconfigge un campione cinese di Go: in questo caso il gioco richiede caratteristiche che noi crediamo esclusivamente umane come la creatività, l'immaginazione, l'improvvisazione insomma non la mera logica computazionale. Fu uno spartiacque. Non possiamo quindi escludere che raggiunta la soglia che i transumanisti chiamano “Singolarità” la macchina non possa sviluppare una qualche competenza anche emotiva.
In quell'occasione, inoltre, il presidente cinese Xi Jinping emanò un decreto in cui affermava che l'impegno politico doveva muovere per sviluppare queste tecnologie raffinatissime dalle quali dipendevano le sorti della politica internazionale. Questo -e vale per tutti i governi di tutti i paesi- ci dimostra anche che la tecnologia ad oggi è anche un mezzo di sopraffazione. Io non sopravvaluterei così tanto l'intelligenza umana: Nietzsche spiega che quando l'essere umano si trova nella condizione di poter dominare ed esprimere a pieno tutta la sua volontà di potenza, ossia quella forza portata a schiacciare l'altro, ebbene lo fa. Non possiamo garantire che l'intelligenza emotiva ci salvi da un eventuale uso sconsiderato di quella artificiale solo in quanto emotiva, perché l'emozione è qualcosa di instabile, oscillante, contraddittorio anche, e soggetto alle condizioni e agli accidenti come diciamo in filosofia. L'emozione potrebbe suggerirci di usare l'AI proprio per schiacciare l'altro...e questo a mio avviso sta già succedendo.
Per questo necessitiamo di una qualche forma di codice morale.
La volontà di potenza, secondo Nietzsche, corrisponde anche all'unica legge dell'universo, la sola a cui si debba obbedire.
I traduttori di Nietzsche, Colli e Montinari, hanno coniato la parola trasvalutazione dei valori ma la traduzione reale dell'operazione compiuta da Nietzsche è rovesciamento dei valori. Nietzsche demolisce i valori della fede e della morale non per lasciare il deserto, ma per dire che i valori che finora avevano guidato l'umanità erano da capovolgere: non la pietà ma la sopraffazione, non la compassione ma l'affermazione della forza. Nietzsche non ha mai detto che bene e male non esistono ma che ciò che abbiamo chiamato bene per millenni è in realtà il male e lo stesso vale al contrario: il male è la pietà e il bene è il pieno esercizio della volontà di potenza, che implica l'uso della violenza.
Rispondo ancora con Nietzsche: qualsiasi cosa è animata da volontà di potenza e noi non possiamo escludere che lo sia anche questa futura forma di coscienza artificiale.
Chissà se il tedesco avrebbe difeso questa volontà di potenza anche se si fosse trovato nella situazione di dover subire il dominio delle macchine... La digitalizzazione è una delle tappe del progetto transumano. Il primo ci annuncia che l'uomo va superato, il secondo ci indica come. Ci spiega qual è la differenza tra postumanesimo e transumanesimo?
Il filosofo che ha ispirato il postumanesimo è proprio Nietzsche, cioè colui che affermava senza tentennamenti che “l'umanità così com'è, è qualcosa che deve essere superato”, muoveva una critica impietosa alla nostra specie, secondo lui costituita da una massa di malriusciti e una élite di superuomini che devono, per legge cosmica di potenza, trionfare su questa massa. L'idea che l'umanità vada migliorata nella sua essenza è stata ripresa dai postumanisti e poi dai transumanisti. Nietzsche stesso affermò che quella che secondo lui era la sua missione sarebbe stata compresa solo a distanza di un secolo e mezzo dalla sua vita. Noi siamo al punto di poterla realizzare.
Il postumanesimo e poi il transumanesimo hanno ereditato l'idea di creare superuomini, nella fattispecie cyborg. L'AI non è arrivata da un'altra realtà, è frutto della nostra storia e tuttavia anche la sua demonizzazione è fuorviante. Il dramma sta nel fatto che appartiene a sacche di potere privato il quale controlla i governi o che rende inerme, complice o incapace la politica. Qui stanno oggi i rapporti di forza e qui si gioca la lotta di classe del nostro tempo. La tecnologia deve contribuire a migliorare la vita comune e non il profitto di pochi.
I teorici del transumanesimo sono spesso anche grandi imprenditori del digitale.
Il principale ideologo del transumanesimo ha lavorato per anni per Google e non è un caso. Non si sono mai visti prima filosofi così operativi e zelanti nello svolgimento degli affari del mondo. Per la prima volta nella storia una filosofia viene così direttamente applicata; i filosofi del transumanesimo sono anche coloro che hanno a disposizione le più massicce risorse economiche per realizzare i loro progetti, i quali ad oggi sono il profitto e il potere. Le presunte buone intenzioni sono mistificazioni, perché non ci sono oggi le condizioni affinché la tecnologia venga usata in vista di un bene collettivo. Non siamo di fronte ad una grande opera di sostegno all'uomo ma siamo davanti al secondo grande tentativo nella storia di costruire una super umanità; il primo è stato l'atroce piano nazista. Hitler stesso scrisse che il nazismo era una religione e non solo un'idea politica e quindi non si sarebbe esaurita in un momento storico preciso. Ammesso e non concesso che i mezzi del transumanesimo non siano violenti come quelli usati dal nazismo, i fini del transumanesimo e del nazismo sono gli stessi. Nietzsche oltre a ispirare i principi nazisti sarebbe ancora vivo nel transumanesimo, il quale a sua volta ha ereditato dal nazismo i suoi compiti.
Stiamo parlando delle grandi ideologie del Novecento e tutte avrebbero a che fare con Nietzsche. Lei spiega che Nietzsche si è espresso aspramente contro il capitalismo ma anche contro la dottrina comunista. La prima è colpevole di illudere che non esista la volontà di potenza e la seconda di contravvenire alla volontà di potenza.
Il nostro quanto meno controverso filosofo criticava il capitalismo non certo in ottica marxiana ma perché il capitalismo fa credere alla massa che tutti, se si impegnano indefessamente, possono essere dei vincenti, ottenere successo e ricchezza, cosa assolutamente falsa per Nietzsche: l'umanità è costituita da una moltitudine di abietti e una ristrettissima selezione di vincenti, e non solo le cose stanno così ma questi ultimi devono dominare sulla folla di indegni. Così Nietzsche finiva con l'essere un liberista, direi il padre di Friedrich von Hayek: quando Nietzsche parla dell'innocenza del divenire e della vita umana come di un mercato nel quale nulla deve intervenire a protezione dei più deboli, non si può non pensare all’”ordine spontaneo” di Hayek, e poi all'anarco-capitalismo che oggi padroneggia duramente.
Anche la maternità surrogata rientra nel progetto transumanista. Su Il Fatto Quotidiano (20 marzo 2023) ha scritto che “La sinistra si fa paladina di un capriccio da benestanti” mentre “a destra regna insensibilità per i desideri di genitorialità”. In ogni caso “la natura ha previsto il concepimento e la cura dei piccoli umani da affidarsi alla collaborazione fra un individuo maschile e uno femminile, con tutte le nobili e opportune differenze che li caratterizzano”.
E' surreale, neonati ordinati da un menù eugenetico, con un prezzo stabilito in base alle fattezze fisiche e al quoziente intellettivo, bambini venduti come prodotti di donne indigenti, bombardate di ormoni e costrette dal sistema capitalistico a gravidanze forzate. La maternità surrogata è un orrore. I teorici del gender partono dal presupposto che non è così netta e neppur così significativa la distinzione biologica tra maschio e femmina. Il pensiero dominante della fluidità transumanista ci dice che non esistono distinzioni nette tra maschile e femminile, uomini e animali, esseri umani e macchine. Il cosiddetto mainstream pretende un'attenzione quasi maniacale per la natura e per ogni forma di vita ma se quella forma di vita è un neonato che necessita del contatto con la madre biologica, allora si viene tacciati di voler discriminare le coppie omosessuali o coloro che non possono avere figli. E' una trappola colpevolizzante, ma la verità qui è da rovesciare...stavolta, che ci piaccia o meno, come ha fatto Nietzsche.
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