di Jafar Salimov
L’ex senatore Vito Petrocelli è stato uno degli osservatori europei alle elezioni presidenziali russe. In questa intervista esprime ciò che ha visto con i suoi occhi: come si è svolto effettivamente il processo elettorale.
D: Vito, perché hai deciso di dedicare tempo ed energie al monitoraggio delle elezioni russe?
R: Ho preso questa decisione perché volevo vedere di persona lo svolgimento del processo elettorale, soprattutto del voto elettronico, che in Italia non esiste. Volevo formulare la mia opinione sulla base dei fatti e non su quello che scrive la stampa.
Ora trovo divertente vedere come le persone che non sanno nulla delle elezioni russe le stiano valutando. In Russia esiste una espressione ironica che indica la cieca adesione al mainstream. Si tratta di un modo di dire caratteristico del coro di critici che, per volere delle autorità, rimproverano i libri e i loro autori: "Non l'ho letto, ma lo condanno".
Questo è esattamente ciò che fanno alcuni dei nostri giornalisti: senza informazioni sufficienti per una valutazione razionale, si affrettano a condannare perché è di moda e corrisponde alle aspettative dei politici di altissimo livello.
D: Le elezioni sono procedure formali, il cui significato originario è scritto nelle Costituzioni di molti Paesi: il popolo è la fonte del potere statale. Le elezioni servono a per questo scopo ed esclusivamente per questo scopo, affinché il popolo possa realizzare la propria volontà. In che misura le procedure elettorali russe corrispondono a questo obiettivo più alto?
R: La Costituzione della Repubblica Italiana dice che “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione “.
Quindi in una democrazia parlamentare i politici dovrebbero dipendere dal popolo. Abbiamo però un altro soggetto che funziona da intermediario e rompe questa dipendenza diretta: i partiti.
Nella UE abbiamo ulteriori elementi che rompono la dipendenza diretta: le politiche comuni, soprattutto la politica economica. A causa delle politiche comuni UE i partiti, e quindi i politici, non mantengono le promesse fatte ai loro elettori. In alcuni casi i politici operano contro l’interesse nazionale per questo motivo.
In Russia, che ha compiuto una brusca svolta verso la propria sovranità, liberandosi dei dettami delle strutture di potere sovranazionali, il circuito è chiuso: gli elettori scelgono i legislatori, i legislatori scrivono le leggi per il Paese e per gli stessi elettori. Nasce l’interdipendenza: le persone dipendono dalle autorità, ma le autorità dipendono dalle persone.
Il presidente in Russia non è onnipotente, come pensano alcuni europei; i suoi poteri sono chiaramente definiti dalla legge. E la stessa interdipendenza si osserva nelle elezioni presidenziali.
Le procedure elettorali che ho osservato sono pienamente coerenti con questo stato di cose.
D: Con quale precisione vengono rispettate le procedure elettorali in Russia?
R: Questo è l’argomento più delicato. Io penso che le elezioni siano governate da 3 soggetti: il popolo, i funzionari (le regole) e i politici (i programmi elettorali).
Il ruolo e l’importanza di questi soggetti non è fisso, ma cambia da Paese a Paese e cambia anche da elezione a elezione. Per esempio nelle ultime elezioni politiche in Italia le regole elettorali sono state meno importanti dei programmi, mentre per le prossime elezioni europee le regole saranno importantissime, perché la presentazione delle liste dei candidati dovrà essere accompagnata da un numero molto alto di firme di elettori, e i piccoli partiti che non saranno in grado di ottenere questo numero di firme saranno esclusi.
Ma se parliamo esclusivamente di seguire procedure formali, in Russia cercano di essere il più precisi possibile. Forse l'eccessiva pedanteria è dovuta alla grande attenzione dell'opposizione, della società civile e della comunità internazionale: se ogni errore diventa motivo di critica, allora è meglio seguire la procedura prevista dalla legge con la tenacia di un burocrate.
D: Qual è il ruolo degli osservatori elettorali?
R: Non c'è bisogno di sopravvalutarli. Il ruolo degli osservatori è manipolabile, come tutto il resto. Quello che è importante è che sia garantita la loro presenza, a livello nazionale e internazionale. La loro presenza è uno stimolo in più per i cittadini, che hanno ormai tutti gli strumenti per essere i migliori osservatori del processo elettorale.
D: Perché la Russia, attorno alla quale è stata eretta una nuova “cortina di ferro”, ha permesso a migliaia di osservatori stranieri di seguire le sue elezioni?
R: La Russia non ha nulla da nascondere. Sono convinto che il processo elettorale in Russia sia molto articolato e complesso, come in tutti i Paesi avanzati. La Russia, quindi, non ha alcun problema a mostrare eventuali errori e difetti, che possono essere trovati in ogni Paese.
D: Attivisti e giornalisti di sinistra accusano la Russia del fatto che tra gli osservatori non ci siano solo socialisti e progressisti, ma anche rappresentanti di movimenti di estrema destra. La Russia aveva bisogno di osservare una sorta di “purezza politica” oppure invitare tutti, senza restrizioni, era la decisione giusta?
R: Penso che per la Russia sia sempre meglio invitare tutti, escludendo neofascisti e neonazisti in questo particolare momento, visto che li sta combattendo in Ucraina. Secondo me è molto importante per le autorità russe non avere questo doppio standard: combattere neofascismo/neonazismo in Ucraina e avere buoni rapporti con movimenti politici neofascisti/neonazisti nel campo occidentale.
D: Ora i principali politici del mondo seguono all’unanimità le “regole della buona educazione” e, superandosi a vicenda, hanno fretta di dichiarare illegittime le elezioni in Russia. Qual è il tuo bilancio delle elezioni?
R: Ho potuto vedere che le elezioni si sono svolte in maniera ordinata e corretta. Esistono qui come in ogni Paese meccanismi di “pressione” e di “inquinamento” del voto. Questi meccanismi dipendono però dai rapporti sociali e non dal sistema elettorale. Ci sono sempre stati e sempre ci saranno voti “in vendita”. Ma nessun sistema elettorale al mondo potrà bloccare i voti espressi “per rispetto del capo”, “secondo la volontà della famiglia”, “per le indicazioni dell’azienda”.
D: Come possono i comuni cittadini russi comunicare all’Europa e agli europei che vogliono effettivamente ciò per cui votano? Come si può superare il blocco dell'informazione? Da dove cominciare affinché la diplomazia popolare della comprensione reciproca sconfigga la diplomazia delle “élite” aggressive?
R: Io penso che non ci sia una risposta unica, certa e adeguata a questa domanda. Le strategie di lotta allo strapotere delle élite sono e devono essere differenti. L’analisi della realtà è la guida per l’azione politica efficace.
Per esempio, negli anni scorsi in Italia, è stata l’analisi della realtà corrotta del sistema politico e economico che ha portato alla nascita del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Il M5S, con tutti i suoi difetti, è stata l’unica forza politica veramente “popolare”, capace di raggiungere consensi altissimi anche se aveva contro tutto il blocco dell’informazione. Purtroppo ha perso questa capacità in pochi anni e oggi milioni di persone hanno deciso di astenersi e non sono andate a votare alle ultime elezioni.
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