Prosegue il reportage di Loretta Napoleoni per mostrare ai lettori de l'AntiDiplomatico il ventre degli Stati Uniti prima delle elezioni presidenziali di novembre. Chi si fosse perso gli altri li trova tutti in calce a questo da Williams (Arizona).
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di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico - Williams (Arizona)
25 ottobre 2024
José viene da Sinaloa, roccaforte del cartello messicano a poca distanza dal confine americano. Pulisce le stanze in un motel di Williams, cittadina ad un’ora di distanza dal Grand Canyon, in Arizona. Prima di arrivare ad un passo da una delle sette meraviglie del mondo ha lavorato a Phoenix e a Tucson. Paga regolarmente le tasse, il social security, ma non avrà mai una pensione. Come la maggior parte degli emigrati non naturalizzati, José ha un codice fiscale datogli dall’IRS, l’ufficio delle tasse federali americano, ma non ha la green card.
Con documenti falsi acquistati in Arizona ha preso la patente, ha trovato lavoro ed una volta ottenuto il codice fiscale ha potuto richiedere un permesso di residenza. Il permesso di residenza, che deve essere continuamente rinnovato, non gli dà pero’ diritto alla green card.
“Sono americano” mi dice, “sono nato in Messico, siamo tutti americani ma qui, per loro, io non lo sarò mai.” José non ha un passaporto, non puo’ tornare a casa per visitare i suoi genitori, se esce dagli Stati Uniti non puo’ rientrare.
Come milioni di migranti intrappolati nel limbo giuridico statunitense, Marisella ha pagato per 26 anni il social security ed oggi a 69 anni non percepisce una pensione. Il motivo: non ne ha diritto dal momento che non è né cittadina americana né e’ in possesso della carta verde.
“Lo stato si tiene centinaia di miliardi di dollari che noi paghiamo al social security,” dice José. Impossibile quantificare la cifra esatta perche’ non tutti coloro che pagano il social security sono registrati, non esiste un censimento a riguardo, il governo federale è ben felice di intascare tutti questi soldi e di usarli a suo piacimento, magari per finanziare la pensione della social security degli americani.
Le statistiche piu’ attendibili sono quelle del Pew Research Centre Centre: nel 2022 gli immigrati illegali erano quasi 12 milioni, un aumento notevole dal 2021 quando scesero a 10,5 milioni, ed una buona fetta migra in direzione opposta alle migrazioni interne, i.e. negli stati del nord est (lo stato del New York, il New Jersey e l’Illinois) e in California, ma anche in Texas e Florida. Nel 1990 i migranti non autorizzati erano 3,5 milioni, il picco venne raggiunto nel 2007 con 12,2 milioni. Nel 2008 e’ iniziata una flessione che e’ durata fino al 2019 quando si scese a 10,2 milioni. Questi dati corrispondono a quelli dell’occupazione degli immigrati illegali che pagano le tasse, nel 1990 erano 3,7 milioni, nel 2007 8,3 milioni, nel 2019 7,4 milioni per poi risalire a 8,3 milioni nel 2022.
Gente come Jose’ e Marisela sono fortunati perche’ hanno un lavoro stabile, possono stabilirsi da qualche parte e mandare un po’ di soldi a casa. Questo tipo di migranti sono dovunque, a nord est, in California, una buona parte dei business di Las Vegas, ad esempio, si reggono grazie a loro. Negli stati del sud oggetto delle migrazioni interne, e.g. Arizona, Nevada, Nuovo Messico, costoro trovano un’occupazione nella fiorente economia dei pensionati o nel turismo. “Facciamo i lavori che gli americani non vogliono fare,” spiega José. Naturalmente nessuno di loro vota, non ne hanno diritto, ma rappresentano grosse fette della popolazione locale.
Williams dove vive José è una cittadina pro-Trump paradossalmente popolata da migranti non votanti.
La commessa di un negozio dove si vendono souvenir elettorali pro-Trump mi spiega che quando è arrivata a luglio, una delle due vetrine era gia’ piena di questi prodotti, quando ha suggerito di fare l’altra vetrina a favore della Harris le è stato chiesto se voleva che qualcuno le sparasse.
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