LAS VEGAS: L’anima fratturata dell’America




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NUOVA TAPPA: LAS VEGAS



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di Loretta Napoleoni - Las Vegas

30 ottobre 2024



Lasciata alle spalle la grande prateria si arriva negli stati del sud ovest: Nuovo Messico, Nevada, Arizona e qui ci si imbatte ancora una volta nelle contraddizioni di una nazione polarizzata e profondamente divisa. Incredibilmente, in questo triangolo semi-desertico anche il paesaggio è in sintonia con l’anima fratturata dell’America.





Las Vegas, la Disneyland del gioco d’azzardo, è una metropoli scintillante che sorge al centro del deserto, poche centinaia di chilometri dalla Monument Valley dove il tempo si e’ fermato alla preistoria, e dalla riserva indiana dei Navajo, dove il futuro non esiste piu’ dalla metà del XIX secolo.





Ci si arriva da una delle arterie stradali e percorrendole si passa senza accorgersi dalla terra bruciata di inizio autunno alle vetrine delle griffe, la transizione da una fetta del paese che elettoralmente non esiste ad una città che rappresenta un faro metropolitano elettorale e’ repentina e corre lungo una profonda frattura esistenziale.




Trump è in città quando arrivo ed il MAGA e’ presente dovunque, un’onda rossa chiassosissima, volgare e spocchiosa tanto che si ha l’impressione che Las Vegas sia una città rossa. Su un tabellone luminoso che raffigura Trump e la Harris di profilo, due gladiatori che si fronteggiano, scorrono le scommesse sulle elezioni in tempo reale, naturalmente Trump è il favorito. Ma poi ci si accorge che la percentuale di vittoria e sconfitta non cambia mai. Sarà una pubblicità? ci si domanda.

Il tabellone è di Kalshi, il primo mercato di previsione non accademico ad essere ufficialmente legalizzato negli Stati Uniti - la società ha vinto una battaglia in tribunale contro i regolatori che hanno cercato di impedirgli di consentire le scommesse sulle elezioni. Il volume totale di scommesse di Kalshi al momento è più di 50 milioni di dollari ed indica che Trump ha una probabilità di vittoria del 61 percento rispetto alla Harris. Ma sarà vero? Ci si domanda di nuovo. Il mercato delle scommesse elettorali è inflazionato dai miliardari schierati con entrambi i candidati che a colpi di milioni di dollari cercano di cambiare le percentuali di vittoria del mercato delle scommesse

Super moderna e futuristica Las Vegas non ha alcun fascino, tutto appare finto e kitsch; eppure, presi singolarmente diversi dei suoi spettacolari edifici, e.g. la sfera o la piramide, sono opere di grande architettura. Come in tutta l’America manca l’armonia e le diseguaglianze sono monumentali, cosi’ spaventosamente schiaccianti che si ha l’impressione che vittime e carnefice convivano.



Naturalmente il Nevada e’ uno swing state, lo e’ diventato alla fine degli anni Ottanta, fino ad allora e’ stato uno stato repubblicano. Ma come il Colorado, il Nuovo Messico e l’Arizona la popolazione del Silver State è cresciuta improvvisamente a causa delle migrazioni interne. Dal 1980 si è più che triplicata facendo registrare una crescita del 35 per cento tra il 2000 e il 2010. E cosi’ le migrazioni interne hanno trasformato il Nevada in uno swing state.

Anche Las Vegas è una città in bilico tra il rosso ed il blue, polarizzata. Si regge su un’industria ad alta intensità di manodopera, la forza lavoro è censita a 1,2 milioni di lavoratori, ma la cifra vera e’ molto piu’ alta, e la disoccupazione è pressoché zero. Un esercito di valletti, croupier, camerieri, chef, prostitute ed artisti intrattiene quotidianamente decine di milioni di turisti. In questa città c’e’ lavoro per tutti. La forza dei sindacati è immensa ed il sindacato piu’ grande The Culinary Union si è detto a favore della Harris. Ma questo non significa che tutti i membri voteranno per lei. Trump potrebbe con i suoi slogan sul futuro del paese conquistarne una parte.

Il problema di chi lavora a Las Vegas non è l’immigrazione clandestina, tanto cara alla doppietta Trump-Vance, al contrario gli immigranti non autorizzati sono i benvenuti perche’ fanno i lavori che gli altri non vogliono fare. Il vero problema di chi vive e lavora a Las Vegas e’ l’inflazione. E Trump sul piano dell’economia appare più credibile della Harris.



Secondo l’ultimo sondaggio del Financial Times insieme con University of Michigan Ross School of Business il 44 per cento della popolazione crede che Trump sia piu’ adatto della Harris a gestire l’economia mentre il 43 per cento tifa per Kamala Harris. Un margine molto basso ma in una città come questa, la capitale dell’azzardo e del divertimento, dove si vuole dare al visitatore l’impressione che tutto gli sia concesso, forse il messaggio economico di Trump intriso del sogno americano ha piu’ risonanza di quello socio-economico della Harris.

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