Brasile al buio. Il problema delle politiche energetiche per Rousseff

di Ludovica Morselli

Il 4 Febbraio scorso, 13 stati e tre regioni del Brasile per un totale di 6 milioni di persone si sono trovati al buio. Un enorme blackout che ha fatto il giro dei quotidiani di tutto il mondo considerato soprattutto che fra pochi mesi il Brasile ospiterà il grande evento dei mondiali di calcio.
Cos’è successo dunque? Il problema sta nel fatto che l’80% dell’energia elettrica brasiliana si basa sull’idroelettrico. Solitamente, nei tre mesi più piovosi dell’anno, da Dicembre a Marzo, si raccoglie abbastanza acqua per sopravvivere all’estate, peccato che negli ultimi 80 anni non si è mai visto un Gennaio così secco (a Rio de Janeiro per esempio non piove da un mese). Di conseguenza si è registrata una diminuzione del 37% delle riserve, cosa che non succedeva dal 2001. Si aggiunge il problema di un ‘estate caldissima, dunque di una maggiore richiesta di energia per alimentare l’aria condizionata, inoltre, nel 2012 la presidentessa Dilma Rousseff ha tagliato le bollette dell’energia elettrica di 1/5. Un mix di fattori davvero esplosivo rendendo la situazione veramente grave tanto che non vengono esclusi nuovi blackout e la ANEEL, l’ente nazionale per l’energia elettrica, ha dichiarato che probabilmente alcune regioni dovranno tagliare il consumo energetico del 5%.
La presidentessa inoltre, l’anno scorso ha concluso un accordo con i maggiori produttori per rinnovare i contratti in scadenza garantendo le stesse condizioni vantaggiose ma a condizione che venissero garantiti prezzi stracciati soprattutto per le famiglie e le piccole imprese. La maggior parte dei distributori ha accettato ma altri no. Infatti, è veramente difficile mantenere queste condizioni con prezzi così bassi a fronte di una domanda crescente e sarebbe dunque necessario aumentare i prezzi per far contrarre la domanda e far rientrare la crisi. Proprio la combinazione di una diminuzione delle riserve elettriche con un aumento della domanda, hanno costretto molti distributori in difficoltà a comprare energia da impianti a gas e a petrolio ovviamente a prezzi molto più elevati.
Le imminenti elezioni politiche, nell’autunno 2014, non fanno che esasperare la situazione. Difficilmente la Rousseff accetterà di aumentare il costo dell’energia elettrica, un provvedimento impopolare certo di fronte a un’inflazione dilagante, ma che salverebbe la situazione, soprattutto memore degli avvenimenti del 2002: proprio lei e il suo Partito dei Lavoratori cacciarono il governo in carica spinti dai continui problemi energetici. Di certo lei non vuole fare la stessa fine.

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